La partita di domenica 27 ottobre tra Reconquista San Piero a Sieve e Banti Barberino di Mugello, valida per il campionato di seconda categoria, è stata segnata da un grave episodio di violenza (articolo qui) che ha condotto alla sospensione definitiva del match. Poco prima dell'inizio, sugli spalti dello Stadio Alessia Ballini sono stati lanciati fumogeni e petardi tra le tifoserie opposte, culminando con l'esplosione di una bomba carta che ha ferito, fortunatamente in modo non grave, un tifoso. L'arbitro ha inizialmente sospeso l'incontro e, dopo 45 minuti, ha dichiarato conclusa la partita.
La vicenda ha subito suscitato dure reazioni da parte delle autorità locali e degli esponenti politici, che hanno espresso indignazione e condanna unanime per gli atti di violenza. Emanuele Camilletti e Giampaolo Giannelli, del gruppo di centrodestra per Scarperia e San Piero, hanno diffuso un comunicato in cui stigmatizzano l’accaduto, affermando: “Lo sport, specie a livello dilettantistico, dovrebbe promuovere valori positivi. Andare allo stadio deve essere un momento di sano divertimento per persone di tutte le età, non un’occasione per scontri e disordini.”
A dissociarsi con fermezza dall'accaduto sono stati anche i presidenti delle due società sportive. Elia Parrini, presidente del Reconquista San Piero, ha dichiarato alla stampa che, pur essendo state adottate misure di sicurezza per separare le due tifoserie, la situazione è degenerata pochi minuti prima del calcio d’inizio: “Si tratta di responsabilità individuali; le società non hanno alcun ruolo in quanto accaduto.”
Dello stesso parere anche Bruno Nencini, presidente della Spartaco Banti, che ha sottolineato come questi comportamenti non rispecchino lo spirito del loro tifo e ha annunciato che non permetterà più la formazione di gruppi che possano causare incidenti durante le partite.
L’incidente riapre inevitabilmente il dibattito sulla necessità di prevenire episodi di violenza negli stadi, soprattutto nelle competizioni dilettantistiche, dove il calcio dovrebbe rappresentare un'occasione di condivisione e non di scontro.