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8 aprile 1492, muore Lorenzo de’ Medici detto il Magnifico

L'uomo che ha reso celebre Firenze nel mondo.

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Lorenzo il Magnifico Lorenzo il Magnifico © Wikipedia
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Partiamo dalla fine: Lorenzo morì nel 1492, l’anno della scoperta dell’America e dell’apertura del vecchio mondo verso la conoscenza e le prospettive di un mondo nuovo.
Il Magnifico, in un’epoca di grandi occasioni e mutamenti, fu il prototipo di un nuovo ‘Signore’, dal profondo spirito innovatore, capace di portare un nuovo modo di gestire il potere politico e, soprattutto, di proporre un nuovo ideale di principe umanista.
Fu forse l’uomo politico più significativo dell’intero Rinascimento realizzando nei suoi 23 anni di reggenza un periodo di grande stabilità, che si caratterizzò in una stagione di rapporti pacifici tra le varie città italiane, più impegnate nel ‘buon governo’ dei propri territori che in tentativi bellicosi di supremazia e conquista.

Fu a ragione considerato l’ago della bilancia della politica italiana e figura di grande peso anche in quella internazionale, stimato dai sovrani europei come un loro pari. Grande intellettuale e inesauribile mecenate portò Firenze ad essere una sorta di ‘capitale d’Europa’, un punto di riferimento ideale cui tendere per tutte le altre città. Nell’amministrazione cittadina del potere non mancarono però dissapori e frizioni con le altre famiglie fiorentine, basti pensare alla famosa Congiura dei Pazzi sedata poi nel sangue.

Con la morte di Lorenzo finì un’epoca. L’inettitudine del figlio Piero spinse Firenze verso la rovente predicazione di Savonarola e la parentesi della repubblica fiorentina, un breve periodo in cui si mirò, in modo forse troppo furente, alla restaurazione morale dei costumi e del governo. Il vuoto lasciato dal Magnifico si ripercosse anche sull’intera penisola che cominciò a scivolare nel periodo delle cosiddette Guerre d’Italia.

Ci piace ricordarlo circondato da amici e consiglieri come Marsilio Ficino, Agnolo Poliziano, Pico della Mirandola mentre declama i versi della sua Canzone di Bacco: “Quant'è bella giovinezza, Che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia; di doman non v'è certezza…”

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