Buon Natale a tutti, tra tradizione, contaminazione e curiosità... © n.c.
Chi aveva interpretato funestamente la “profezia” Maya aveva torto. Se Dio vuole, il mondo non è finito ed anche per quest’anno potremo festeggiare il Natale! I bambini, più sensibili di noi a questa ricorrenza, da giorni riempiono il loro tempo: in classe con lavoretti natalizi, in casa con discorsi di festa tra palline colorate, addobbi e calendarietti dell’avvento, per finire la notte con sogni pieni di futuri giocattoli. Le famose “letterine” dei più piccoli, dati i tempi, preoccupano i genitori … Per esempio, ieri a casa di amici, facendo la canonica domanda di circostanza ad una sveglia quattrenne, su cosa avesse desiderato ricevere sotto “l’albero”, candidamente e senza dubbi mi ha risposto : " Tutto". Ho visto suo babbo impallidire nel cercare improbabili scuse su uno sciopero delle renne o su anomalie improvvise alla slitta di Babbo Natale... Il Natale - tutti sappiamo cosa si ricorda in questo giorno ed il suo valore religioso – é una ricorrenza che ci scandisce la vita, facendoci sentire più uniti e più rispettosi del prossimo. Ogni cultura ha il suo modo di festeggiare questo periodo e tutte le varie simbologie che ormai facciamo nostre, hanno radici diverse, oltre che lontane. Parliamo per esempio di quel famoso e simpatico ometto, di età avanzata sebbene indefinita, rubicondo nell’aspetto e sempre vestito di rosso…. Babbo Natale in Italia, Father Christmas in Gran Bretagna, Sinter Klaas in Olanda, Bonhomme Noël in Francia, Samiclhaus in Svizzera, Santa Klaus in Germania. Comunque lo si chiami, la sua figura ha radici in Olanda, dove il sei dicembre si celebra San Nicola, barbuto vescovo gentile e generoso, protettore dei bambini. Quest’ultimo, secondo tradizione, in quel giorno gira su di un tranquillo cavallo bianco per le strade, informandosi sulla bontà o meno dei bimbi che incontra nel tragitto; ciò per premiare i più virtuosi con doni. Questa pratica, con gli anni passò anche nella da poco scoperta America dove, con il tempo, il nome da San Nicola divenne Santa Nicolaus (diminutivo di Nicola) ed al trasporto del vegliardo, al posto di un cavallo bianco, vennero reclutate varie renne ed una slitta. E per quanto riguarda l’immancabile Albero di Natale? Già nell’antichità paganeggiante si festeggiava il periodo del solstizio d’inverno con riti aventi come elemento caratterizzante piante sempreverdi. Poi, con i secoli e soprattutto nel Nord Europa, in questo periodo dell’anno si incominciò ad addobbare tali alberi con frutta o dolcetti vari; fu però nel 1836, nel castello di Windsor, che il marito della regina Vittoria - il principe Alberto, di origini tedesche - fece portare in un salotto della reggia un abete, facendolo addobbare con ninnolini colorati e creando un precedente. Fu per imitazione di questa graziosa usanza “ regale”, che questa pratica venne acquisita lentamente anche in altre realtà. Il Presepio? Di questa tradizione la paternità è tutta nostra! La leggenda vuole che fosse proprio San Francesco d’Assisi, nel 1223, a realizzare presso l’abitato di Greccio una rappresentazione vivente della natività di Gesù. Ed i bigliettini di Auguri Natalizi? Questa moda nacque nella prima metà dell’800, nell’Europa centro-settentrionale, dove numerosi corrieri venivano appositamente assunti per imbucare tutte queste “gentili” dimostrazioni di affetto e amicizia scritte su cartoncini finemente decorati da immagini di pace e festa. Le canzoni della notte di Natale? Via, vi ricordate quando da piccoli, assieme all’immancabile poesia imparata a memoria a scuola - da recitare davanti a nonnette esigenti e parenti vari, dopo il pranzo del 25 dicembre - c’era l’imbarazzante rito della canzone davanti all’albero o al presepio? Tu scendi dalle stelle è l’evoluzione di una poesia natalizia scritta a Nola verso metà ‘700 dal napoletano Sant’Alfonzo de Liguori, che si ispirò per il testo, tra le varie, anche ad un’opera precedente del fiorentino Giuseppe Patrignani . Per Stille Nacht, la storia è più casuale: questa canzoncina venne composta nel 1818 in un paesino austriaco, Obendorf, non molto lontano dalla musicale e natalizia Salisburgo. Nel paese in questione, un parroco suo malgrado si accorse che il mantice dell’organo della sua chiesa era tutto rovinato, in seguito dell’opera di furbi topolini, che dato il rigore metereologico si erano rintanati nello strumento. Il prete, disperato, chiese all’amico musicista Franz Gruber di scrivere una canzone che potesse essere accompagnata solo da un mandolino, onde non rendere la Notte di Natale silenziosa e malinconica per i più piccoli. L’esito fu più che soddisfacente, essendo di li a poco tradotta in più di 50 lingue! Adeste Fideles? Tutti almeno una volta nella vita la si è cantata pur non capendo una riga di latino … ebbene, questa canzone è di origine - chi l’avrebbe detto - inglese, attribuita a J. F. Wade che la mise nero su bianco a metà settecento. Non basterebbe un libro per descrivere tutte le tradizioni legate al Natale, considerando i diversi modi di vivere la Natività di Nostro Signore nel Nord, Est, Ovest, Sud o dove nel mondo in questa stagione è caldo come per esempio in Australia … ma ci vorrebbe troppo, e sarete stanchi! Poi tanto il 24 dicembre a mezzanotte sarà il suono delle campane - con tutto il loro significato - a dare il via alla festa ed a ricordarci cosa accadde in una grotta duemiladodici anni fa, e ognuno lo vivrà come crede. Permettetemi comunque di fare a tutti, senza distinzioni di sorta, tantissimi Auguri di Buon Natale e Buon Anno Nuovo!!!!!!


