24 APR 2025
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L’economia come un grande casinò. Perché Donald Trump porterà gli Stati Uniti alla rovina e il Partito Repubblicano subirà sconfitte epocali

Tale resoconto storico su una delle tante attività di Trump - il gioco d'azzardo - un tempo redditizia e in seguito fallita, potrebbe essere...

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Donald Trump Donald Trump © Ok!News24
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C'era un tempo non molto lontano in cui ad Atlantic City, nel New Jersey, campeggiava un'imponente struttura bianca: si trattava del Trump Plaza Hotel and Casino, che, come si può intuire dal nome, era un hotel e casinò di proprietà della Trump Entertainment Resort, Inc., compagnia del gioco d'azzardo e del settore alberghiero fondata nel 1995 dall'attuale presidente degli Stati Uniti d'America, il celeberrimo Donald Trump, e fallita nel 2017. Il Trump Plaza Hotel and Casino è stato operativo dal 1984 al 2014, anno della sua chiusura, ed è stato demolito nel 2021, in piena pandemia e con il democratico Joe Biden alla guida del paese. Nel corso della sua attività, la Trump Entertainment ha più volte dichiarato bancarotta. Il Trump Taj Mahal, simbolo dell'opulenza della società, chiuse i battenti nel 2016, per poi essere acquistato nel 2017 dalla Hard Rock International.

Tale resoconto storico su una delle tante attività di Trump - il gioco d'azzardo - un tempo redditizia e in seguito fallita, potrebbe essere rivelatore di ciò che accadrà in futuro alla sua presidenza, l'attività in cui oggi è maggiormente impegnato. Ma andiamo per gradi. Il filo che unisce il Trump imprenditore del gioco d'azzardo al Trump presidente è la sua personalità egocentrica, eccessiva, diretta e, spesso, irriflessiva. I maestosi edifici fatti costruire dalla sua società allo scopo di attirare giocatori speranzosi di vincere, e gonfiare così il portafogli, rispecchiano il loro fondatore. Innanzitutto la grandezza: ciò che costruisce Trump dev'essere vistoso e riconoscibile - un esempio emblematico, oltre alle suddette infrastrutture, è il muro di confine con il Messico, da lui promesso a più riprese e continuato per altre 452 miglia nella sua precedente presidenza, anche se, a onor di cronaca, ognuno dei suoi predecessori ha costruito più barriere di lui -. Ma è ciò che i suoi edifici offrivano ai clienti a rivelare il carattere del tycoon dalla rossa capigliatura.

Il gioco d'azzardo è, appunto, un gioco, anche se spesso a causa sua si finisce sul lastrico. Il motivo, come tutti sanno, è che crea dipendenza. I giocatori patologici hanno in comune il fatto di essere impulsivi, e sottovalutano le perdite. La loro sfera emotiva si riduce nell'ottenere il piacere immediato della vincita, pur consapevoli che non sarà sufficiente, infatti continueranno a giocare, sperando di ottenere un'altra, immediata gratificazione. Essendo nervosi, tendono a arrabbiarsi facilmente, specie con il prossimo. I casinò, con le loro luci calde e abbaglianti, i tappeti puliti e gli abiti eleganti dei croupier, sono ricettacoli di sofferenze indicibili.

Per quel che ne sappiamo, Trump non è un giocatore patologico, ma conosce bene il gioco, e lo condivide, essendo stato un magnate del settore. Egli possiede alcuni tratti caratteriali dei ludopatici: l'impulsività - ha annunciato, in preda all'euforia, dazi del 20%-25% all'Unione Europea per tutte le merci importate negli USA, salvo poi ritrattare, dopo aver capito che tale decisione avrebbe danneggiato il suo stesso paese -; la tendenza ad essere irascibile - ha umiliato il presidente dell'Ucraina Zelensky nella sua visita alla Casa Bianca lo scorso febbraio, colpevolizzandolo di non voler rispettare un accordo sulle terre rare (che va a vantaggio solo degli USA) e di star giocando con la Terza guerra mondiale (parole sue), dimenticando che chi ha cominciato il conflitto è la Russia di Putin, e non l'Ucraina -.

Trump tratta l'economia come fosse un casinò, dove è lecito sbizzarrirsi, perfino puntando tutto su un colore alla roulette. Il problema è che l'economia non è un casinò, essendo retta da equilibri delicati. E poi puntare ottanta, novanta, centomila dollari su un colore è facile se si è un celebre miliardario come lui; un po' meno se si è una persona comune. Le azioni scellerate vengono pagate dai semplici lavoratori, non certo dai vari Elon Musk sparsi per l'America.

I dazi verso l'Unione Europea del 20/25% - che per adesso, e fino allo scadere dei novanta giorni, sono del 10% - causerebbero una diminuzione del PIL di entrambi i partner commerciali, che diminuirebbe ancora nel caso l'UE emettesse i contro dazi. Non solo l'UE è sotto il tiro di Trump, ma tutti i paesi con il quale commercia. La Cina è l'unico paese a cui il neo-presidente non fa sconti, portando addirittura i dazi al 145%; questo per favorire il decoupling, ovvero il disaccoppiamento tra le due economie, poiché convinto che il libero commercio abbia favorito soltanto Pechino.

Far tremare il mondo a suon di tariffe, per poi ripensarci, è un comportamento in perfetto stile Trump. Le sue opinioni sui leader mondiali cambiano ogni giorno, probabilmente a seconda del suo umore. Ma un'opinione è un'opinione, mentre misure economiche così radicali fanno tremare i mercati. Ciò che balza agli occhi è che non abbia una strategia efficace per - usando il suo motto - rendere l'America di nuovo grande. Possibile che non ci sia un consigliere che gli suggerisca di riflettere prima di parlare? O, come ha detto Romano Prodi in un salotto televisivo qualche giorno fa, i suoi consiglieri sono soltanto devoti, come fosse un dio?

Non sembra che Trump intenda la presidenza come un gioco? - E si ritorna lì, al gioco -. Un gioco dove la Striscia di Gaza viene posta sotto l'amministrazione statunitense e un gruppo di magnati discendenti dello Zio Sam costruiscono resort, grattacieli e casinò. O dove la Groenlandia e il Canada, con un colpo di penna, vengono annessi agli Stati Uniti d'America. O ancora, dove prima dell'annuncio del ritiro dei dazi, il presidente del paese più ricco del mondo annuncia su un social network: Questo è un buon momento per comprare. Ecco, gli esempi della Striscia di Gaza e della Groenlandia e del Canada sono stati ipotizzati davvero da Trump, in uno sconfinamento del gioco nella realtà a dir poco imbarazzante.

Ma è sull'ultimo punto, quello del suo annuncio su X - social network di cui è proprietario l'amico Elon Musk - che ci focalizzeremo. Ebbene, tale annuncio ha fatto sì che diversi parlamentari democratici chiedessero di aprire nei suoi confronti un'inchiesta per insider trading. In parole semplici, l'insider trading è un reato che consiste nel comprare titoli finanziari di una società da parte di soggetti all'interno della stessa che conoscono informazioni riservate utili al guadagno. Quando Trump ha annunciato i dazi, le azioni di molte aziende americane hanno perso valore poiché gli investitori - ipotizzando che le merci, visto l'aumento dei prezzi, sarebbero rimaste invendute - hanno iniziato a venderle al ribasso. Non potevano prevedere che presto Trump avrebbe fatto marcia indietro, e che quindi le azioni avrebbero riacquistato valore. Ma lui sì, ovviamente.

La teoria dei parlamentari democratici - e non solo - è che le sue parole su X potrebbero essere state rivolte a persone a lui vicine, per farle arricchire. Se ciò venisse confermato da chi di dovere, sarebbe di una gravità inaudita. Un video nello Studio Ovale lo ritrae complimentarsi con alcuni suoi amici miliardari per aver guadagnato, grazie alle oscillazioni del mercato provocate dalle sue minacce, centinaia di milioni di dollari, e addirittura miliardi. Come fosse tutto un grande gioco, un monopoly dove chi vince ottiene denaro. Solo che è tutto reale. Che gli americani si sveglieranno dall'illusione di aver portato alla Casa Bianca un presidente capace di far fronte alle tante sfide del mondo moderno? Se continua di questo passo, Donald Trump porterà il Partito Repubblicano al collasso. Chi si fiderà più di un repubblicano se gli Stati Uniti cadranno in recessione, i prezzi delle merci subiranno rincari improvvisi e, per via dei contro dazi degli altri paesi, interi settori saranno costretti a chiudere?

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