Nella giornata di oggi, Mercoledì 27 novembre 2024, il Comitato Firenze per la Palestina ha reso nota una lettera recentemente inviata alla CGIL, per far riflettere la Segreteria nazionale del sindacato e la sua base circa la necessità di opporsi al massacro ai danni dei civili palestinesi e di chiedere, come il comitato sta facendo già da mesi, azioni concrete di boicottaggio e sanzioni nei confronti di Israele, necessari per ottemperare a quanto disposto dalla Corte Internazionale di Giustizia.
"'In questo momento è necessario più che mai mettere a tacere le armi, proteggere la vita delle persone' si legge in un comunicato
della segreteria nazionale della Fiom-Cgil dell'aprile scorso. Ma perché alla retorica dei comunicati non seguono azioni concrete?
Dall'inizio dell'attacco di Israele nella striscia di Gaza si susseguono appelli per la pace e per l'apertura di vie diplomatiche,
improbabili raccomandazioni ad Israele a "non reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza, o
usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere
le famiglie, i bambini e gli anziani".
Si tratta di un tema che ha già visto una forte mobilitazione da parte degli studenti delle università e dei lavoratori nel settore dei trasporti e della logistica, così come in ogni luogo dove è possibile intervenire per sopprimere ogni collaborazione materiale e intellettuale con Israele "collaborazioni che oltre ad essere umanamente e politicamente inaccettabili sono attualmente ufficialmente illegali. Questi lavoratori corrono il rischio di subire provvedimenti disciplinari, come accaduto recentemente a Montichiari."
La lettera richiama la CGIL al dovere di esercitare un importante ruolo nella difesa della società e della Costituzione, implorandola di opporre il suo diniego a quanto sta avvenendo senza proseguire in una posizione neutrale di generica condanna. "Non si tratta solo di contestare le scelte legate alla manovra di bilancio nella quale vengono impunemente tagliati i fondi allo Stato Sociale per essere destinati al settore bellico. Si tratta di rifiutare con forza nei fatti la normalizzazione dei crimini contro l'umanità che in Italia e in Europa è in atto da mesi, per interessi economici e per connivenze politiche. Si tratta di sostenere e difendere i lavoratori che si stanno muovendo in tal senso anche in risposta all’appello dei sindacati e delle Organizzazioni Professionali Palestinesi".
La lettera arriva a poco più di un anno dall'attentato di Hamas del 7 ottobre 2023 che ha scatenato la reazione del governo israeliano contro la popolazione di Gaza. Firenze per la Palestina chiede ufficialmente alla CGIL di unirsi al coro di quanti chiedono, in questo momento, all'Unione europea di applicare a Israele le sanzioni per i crimini di guerra già decretati dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia.
"Le numerose iniziative locali delle sedi CGIL dimostrano che la base è schierata a fianco della Palestina e della Resistenza. Allora
perché la sede nazionale lascia inascoltate persino le voci dei propri iscritti? I lavoratori e le lavoratrici non hanno mai smesso di
mobilitarsi, insieme alle associazioni e alla società civile per chiedere di fermare la guerra di Israele alla popolazione civile
palestinese. - prosegue - Non è più tollerabile che la CGIL non faccia valere il suo ruolo nella società per chiedere il rispetto del diritto internazionale, imporre sanzioni, fermare l'invio di armi, congelare gli accordi economici di ricerca, che troppo spesso servono per lo sviluppo di tecnologie militari che stanno uccidendo migliaia di bambini."
La lettera richiama l'ATT - Arms Trade Treaty, ratificato dall'Italia con un voto unanime del Parlamento e che richiede agli stati membri delle Nazioni Unite di valutare il rischio derivante da esportazioni di armi convenzionali di minare la pace e la sicurezza o essere usate per commettere o facilitare violazioni del diritto internazionale e umanitario o dei diritti umani. In questo senso chiede alla Confederazione Generale del Lavoro di fare la propria parte come attore sociale nell'essere centrale per applicare la massima pressione sul governo e far valere il diritto internazionale.
"Non è sufficiente una generica solidarietà per fermare il genocidio, è necessario porre fine alla complicità statale, aziendale e
istituzionale con il sistema di oppressione. L'Italia è parte attiva nella guerra di Israele alla popolazione palestinese: siamo il terzo
maggiore fornitore di armi, che dai nostri porti, aeroporti e strade transitano indisturbate. Il sindacato ha l'obbligo morale di
promuovere tutte le forme di lotta che portino all'interruzione del sostegno e della complicità dello stato italiano con il genocidio. È
il momento di agire!"
Nella lettera, Firenze pe la Palestina chiede un embargo totale sulle armi, impone al sindacato di chiedere alle Università e ai centri di ricerca di riesaminare, sospendere e rescindere tutti gli accordi di collaborazione con tutte le realtà israeliane e "complici dei crimini di guerra dei crimini contro l'umanità e del genocidio" nel settore dei trasporti e della logistica appoggiare e organizzare le proteste dei lavoratori che intendono impedire il passaggio e lo scalo delle armi dirette ad Israele e di aderire alle campagne internazionali del movimento BDS.
"Quando i governi e le istituzioni sono dalla parte sbagliata siamo noi cittadini e lavoratori che dobbiamo orientare la
politica dalla parte giusta!"