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Dopo la festa di "Vetrina Toscana" guardiamo in faccia la realtà dell'enoturismo

Le sfide del futuro già presente fra overtourism, prezzi non equi per i produttori e nuove farine imposte dalla Ue.

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la Toscana bella e buona, ma fragile la Toscana bella e buona, ma fragile © Image by Antonio Benedetti from Pixabay
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Grande festa a Firenze nei giorni scorsi per “Vetrina Toscana” che compie il suo quarto di secolo.
Un festeggiamento fiume di quattro ore in cui si sono sciorinati dati e numeri di un successo.
Difficile descrivere in poche parole cosa sia “Vetrina Toscana” ma cercherò di farlo.
Un progetto nato da una brillante intuizione per promuovere l’allora nascente turismo enogastronomico della Regione Toscana in collaborazione con Unioncamere Toscana e le braccia operative di Toscana Promozione e Fondazione Sistema Toscana (due emanazioni della stessa amministrazione).
Una forza di fuoco così solida e potente nata dalle costole di un’amministrazione pubblica che non poteva che portare, dopo 25 anni, alla realizzazione di numeri imponenti.
Tutti i numeri però che, al di là della loro freddezza e del loro clamore vanno letti con la dovuta attenzione.
900 ristoranti aderenti, 360 eventi annuali, 500 schede sui prodotti tipici, 400 ricette tradizionali, 43mila follower sui social, 1929 uscite sui media nel 2024 sono quasi il minimo sindacale per tale fuoriserie.

Orbene se analizziamo nel dettaglio 900 ristoranti su quasi 30000 attività presenti in regione rappresentano un campione molto ridotto del totale e se è corretto affermare che per lo più si trovano fuori Firenze perché il capoluogo vittima dell’overtourism ha molte rappresentazione fake e che se si "selezionano" prendendo in considerazione l’ampiezza regionale e la parcellizzazione degli aderenti il dato non ci entusiasma.
Quando ai dati social e alla pubblicazione di articoli, redazionali, post, etc.. i dati non sono dissimili da quelli di qualche medio influencer e di qualche giornale on line che funziona che pur non godono di finanziamenti simili per realizzare nuovi e aggiornatissimi siti né hanno tale disponibilità di redattori.

Un passaggio veloce lo facciamo sui numeri presentati utilizzando gli algoritmi basati sull’intelligenza artificiale, dato che il machine learning e l’analisi semantica hanno “scoperto” che i clienti amano parlare e ricercano tipicità, tradizione e prodotti locali e poco significativi anche quelli forniti attraverso la lettura dalle transazioni digitali  che confermano come viviamo in un grande fratello e che in Toscana i turisti tendenzialmente spendono di più che in altre regioni.
Peccato che non sia stato sottolineato che la Toscana anche per la sua qualità è più cara di altre regioni e che il confronto, ad esempio col Lazio che è solo romacentrico, non è considerabile.
E’ stata infine scomodata la professoressa Roberta Garibaldi da Bergamo per farci sapere che la Toscana è la meta preferita dei viaggi a tema cibo, vino, olio e anche la cucina regionale più diffusa nei ristoranti italiani.

Questi numeri importanti avvicinati al 25esimo di “Vetrina Toscana” fanno sottintendere, se poi abbiamo capito male siamo pronti a fare pubblica ammenda, che il successo del brand Toscana sia in parte dovuto a questo progetto.
Numeri grandi che guardando al futuro proiettano la Toscana a una crescita esponenziale (basti tornare a riflettere sulla scarsa copertura dei ristoranti della regione) ma che nell’entusiasmo non analizzano alcuni aspetti fondamentali su cui invece è bene soffermarci a riflettere.

1 - Primo l’overtourism che ormai è una realtà che sta tendendo la sua lunga mano anche oltre Firenze.
2 – Quanto la monetizzazione di questo successo entra nelle tasche di chi questa terra la cura ogni giorno e la rende bellissima ovvero gli agricoltori?
3 -  La realtà poco nota che, mentre noi gongolavamo di questo successo l’Europa autorizzava l’utilizzo della farina di larve intere di Tenebrio molitor (larva gialla della farina) trattata con raggi Uv. Una decisione che premia le multinazionali dei presunti ambientalisti e penalizza tutti i nostri produttori di farine naturali che da tradizione portano avanti da secoli la loro filiera.

Analizziamoli uno ad uno.

L’overtourism
una realtà anche oltre Firenze “con numeri che fanno rizzare i capelli." Ad affermarlo è Donatella Cinelli Colombini e non una a caso. Una donna illuminata che il turismo del vino “fuori porta” lo ha inventato e che lancia il grido d’allarme da anni.
Montalcino e la Val d’Orcia si stanno trasformando in un grande villaggio turistico che attira anche gli investitori arabi e americani e che è invaso ogni giorno da truppe cammellate sotto forma di torpedoni che col tempo rischiano di compromettere il delicato equilibrio naturale e paesaggistico conservato per secoli.
La città del Brunello ha registrato oltre 170mila presenze nel 2023 a fronte di una popolazione residente di soli 5623 abitanti.
Praticamente come se ogni ilcinese ospitasse ogni giorno 30 turisti. Un numero inquietante dato che a Firenze ogni residente ospita ogni giorno “solo” 11 turisti...
Che dire di Monteriggioni che nel suo territorio ha solo 10.000 residenti ma che vede il suo celebre e piccolo castello cantato da Dante “calpestato” ogni anno da 15 milioni di turisti, gli stessi di Firenze (stando ai numeri ufficiali del capoluogo)!

Il successo dell’enogastronomia toscana non premia i produttori
Ebbene, coloro che vengono da tutti elogiati in quanto “custodi” della terra e con essa anche dell’equilibro del suolo e idrogeologico; che ci regalano ogni giorno e in ogni stagione i prodotti straordinari che fanno della Toscana un’eccellenza di tutto questo successo ricevono solo le briciole.
Uno squilibrio nonsense leggendo i dati Ismea che confermano che su 100 euro di prodotto agricolo al produttore vanno solo 6 euro.
E’ quindi doveroso e fondamentale, se si vuole parlare di successo, farlo anche in etica del lavoro e garantire un equilibrio che non sia solo di facciata.

Le follie europee
L’Europa sempre più retrograda, dissociata dai bisogni dei suoi cittadini e asservita ai poteri forti dopo averci sdoganato ormai di tutto in nome di un ecologismo di facciata che strizza invece più di un occhiolino a quelle multinazionali che dietro il green si nascondono dopo aver sdoganato la farina di grilli oggi ci propone, per dare una mazzata definitiva a una delle filiere più tradizionali e storiche anche del nostro paese il via libera alla farina di Tenebrio molitor trattata con i raggi Uv.
Pertanto senza motivazioni sufficienti a garantire che questa polvere di larve se utilizzata in pane, torte e prodotti a base di pasta, prodotti casalinghi e caseari soddisfi le condizioni per l’immissione sul mercato.
Che ne sarà dei nostri produttori di farine naturali? Perché l’Europa non tutela i loro interessi?
A far sentire la sua voce solo il Presidente di Confeuro Andrea Tisio che senza mezzi termini afferma che “questa decisione rappresenta una vera inesattezza e grande illogicità. Il nostro paese come l’intera Ue ha infatti tradizioni culinarie che affondano radici nella storia ed è inaccettabile che decisioni che riguardano la sicurezza alimentare siano prese senza tenere conto dell’inadeguatezza di questi nuovi cibi.”

Leggiamo anche altri numeri e non ci facciamo ammaliare da quelli belli che spesso confondono e soprattutto guardiamo oltre…


 

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