I Magi sono stati e restano misteriosi personaggi perduti della storia e riapparsi nella leggenda. Erano sapienti, negromanti, maghi, profeti o sacerdoti? Già nei primi secoli del Cristianesimo, le figure di questi saggi venuti dal lontano Oriente avendo per guida una stella, avevano acceso la fantasia dei fedeli, vero è che S. Marco, S. Luca e S. Giovanni non ne parlano; solo S. Matteo dedica loro poche righe e scrive che al tempo della nascita di Gesù vennero dall'Oriente alcuni Magi che, avendo visto una stella luminosissima in cielo, avevano interpretato questo, come il segno della nascita del re dei Giudei e volevano adorarlo.
Arrivati a Gerusalemme turbarono il re e tutto il popolo con le loro domande, allora Erode convocò i sacerdoti e gli esperti delle scritture per sapere quale potesse essere il luogo della profezia. Avuta l'indicazione di Bethlem, chiamò di nascosto i Magi, li informò e diede loro l'incarico di rintracciare questo Messia. Essi lo trovarono, lo adorarono e gli offrirono oro, incenso e mirra, poi tornarono da dove erano venuti senza avvertire nessuno. Altro Matteo non dice: né se erano re, quanti fossero, che si chiamavano o da dove venivano.
Un frammento dell'apocrifo “Vangelo degli Ebri”, del I o II secolo li descrive come “uno stuolo di Magi, indovini di colore scuro, con calzoni alle gambe, capitanati da Malco, Gaspare e Fatizarda; tre secoli dopo nell'apocrifo “Vangelo arabo dell'infanzia di Gesù” sono indicati come sacerdoti persiani. (Apocrifi sono testi religiosi che si riferiscono a Gesù, esclusi dalla Bibbia cristiana).
La cosa non stupisce perché le parole Magi e Oriente sembrano indicare i persiani che stavano ad Oriente e il nome Magi, secondo Erodoto, era dato ai sacerdoti della loro religione. Ma la questione non è così semplice, perché nella Bibbia il termine Oriente indica anche il deserto arabo; mentre il termine mago è usato negli Atti degli Apostoli per indicare i sacerdoti ebraici esperti nelle dottrine mistiche.
C'è, poi, un altra considerazione da fare. I Magi di S. Matteo si muovono con troppa dimestichezza e autorità tra le scritture sacre e i sacerdoti di Gerusalemme, per non essere essi stessi ebrei, magari venuti da lontano. Infine la questione dei doni; essi offrono oro, incenso e mirra, che sono le tre merci preziose che venivano trasportate dalla carovane che venivano dal sud: incenso e mirra dallo Yemen e l'oro dall'Etiopia. L'incenso e l'oro sarebbero stati giustificabili anche in mani persiane, ma non la mirra, usata per i riti egizi e mediorientali di inumazione, che non aveva significato per i persiani, che esponevano i loro morti nelle “torri del silenzio”.
I doni e la profonda conoscenza della religione ebraica fanno pensare che i Magi del Vangelo fossero degli ebrei provenienti dalla penisola arabica, appartenenti a quegli insediamenti antichissimi risalenti a Salomone e alla regina di Saba, da cui ebbero origine le potenti tribù ebree di cui parla il Corano.
Potremmo immaginare, allora, che alcuni sapienti, mercanti o sacerdoti ebrei credettero di vedere in cielo il segno che annunciava il desiderato Messia. Erano uomini dai caratteri somatici diversi: mediterranei, ebrei arabi del sud e del nord, neri ebrei etiopi, che qualche secolo dopo creeranno un regno giudaico nel corno d'Africa, ma che avevano in comune la stessa religione e le stesse attese.
Così si recarono a Gerusalemme per cercare notizie creando sconcerto e scompiglio, ma non successe nulla, la Palestina stava vivendo un periodo politico e religioso molto delicato e nessuno volle sbilanciarsi. Ecco perché, secondo S. Matteo, arrivarono da soli a raccogliere il messaggio che era stato annunciato nella volta stellata.
Alfredo Altieri