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Freddo e neve record in Usa? Colpa del riscaldamento globale o di Donald Trump

La schizofrenia climatologica dell'ultimo secolo.

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Quando si parlava di era glaciale Quando si parlava di era glaciale © n.c.
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"Un’insolita e rara tempesta di freddo artico ha travolto il Sud degli Usa nelle scorse ore." narrano le cronache.
Una tempesta che ha costretto a rivedere a Washington anche il protocollo del giuramento del 47mo presidente degli Stati Uniti. e che ha colpito in particolare il Texas e la costa settentrionale del Golfo del Messico, portando neve e ghiaccio in città davvero insolite, come New Orleans e Houston, solitamente abituate agli uragani più che a panorami imbiancati.
Un'ondata di maltempo che ha causato la chiusura di scuole e autostrade e la cancellazione di quasi tutti i voli.

La tempesta ha segnato un primato storico con un’allerta meteo per bufera di neve per alcune contee costiere al confine tra Texas e Louisiana.
Persino la zona del Panhandle in Florida si è preparata con spazzaneve. Lungo la costa del Golfo, spiagge solitamente baciate dal sole, come Gulf Shores in Alabama e Pensacola Beach in Florida, sono state coperte da un manto bianco.

Le immagini provenienti dal sud degli Stati Uniti d'America hanno sorpreso il mondo.  Virali le battaglie di palle di neve sulle spiagge,le discese in kayak sui pendii innevati del fiume Mississippi e persino in sci lungo Bourbon Street a New Orleans.
La città ha registrato il massimo accumulo di neve della sua storia recente, con oltre 23 cm, superando il precedente record di 6,8 cm del 1963.
Houston devastata dall’uragano Beryl a luglio ha vissuto una nuova emergenza climatica con oltre 10 cm di neve e la paralisi del traffico aereo.
I Governatori di diversi Stati del Sud, tra cui Georgia, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida, hanno dichiarato lo stato di emergenza.

Del resto siamo a gennaio, nel pieno dell'inverno e ricordiamo che, erano proprio questi giorni quando anche a Miami cadde la neve. Era il 19 gennaio 1977 quando nevicò nella celebre città della Florida, evento mai verificatosi prima a memoria di giornalista (e mai più ripetutosi).
Una città Miami caratterizzata da un clima semitropicale con mesi invernali in cui le temperature medie massime si aggirano intorno ai 25 °C e le minime di 15 °C. ma ciononostante in quel gennaio del 1977 il termometro arrivò a -1° e cadde la neve trovando, ovviamente, gli abitanti del capoluogo della Contea di Miami-Dade del tutto impreparati. 

L'anno prima la neve cadde anche a San Francisco in California ovvero in una città posta in una baia che gode di microclimi particolari dove gli inverni sono miti ed umidi e le estati asciutte e dove le nevicate sono rare, Infatti negli ultimi 150 anni le gli eventi di neve documentati sono una decina da metà dell'ottocento in poi. 
L'ultima nevicata della storia risale al 5 febbraio del 1976 quando caddero quasi quattro cm di neve e la temperatura minima  è scesa sotto i tre gradi centigradi.

Rimanendo a gennaio come non ricordare il freddissimo gennaio del 1985 in Italia?
Fu ricordato come l'anno del grande freddo e delle nevicate storiche, eccezionali, con accumuli record anche in città dove solitamente la neve non si vede mai, come Roma. Gelate eccezionali crearono pesanti danni all'agricoltura.
A Roma vi fu la grande nevicata della Befana, ricordata dai romani per l’eccezionalità dato che ci fu un accumulo di circa 15 centimetri di neve che  portarono alla chiusura degli aeroporti ed il blocco quasi totale delle ferrovie e delle strade cittadine.
Anche in Campania e sulle aree collinari di Napoli vi furono nevicate eccezionali, come non si verificavano dal 1956.
Alla metà di gennaio si verificò “la nevicata del secolo"A Milano caddero in tre giorni 90 centimetri di neve che paralizzarono la città al punto che sotto il peso della neve crollò il Palazzetto dello Sport. 
Altre città del Nord vennero sepolte sotto decine di centimetri di manto nevoso: 30 centimetri a Venezia, 80 centimetri a Bologna, 110 cm a Como, oltre 130 cm a Trento. Nevicò anche a Cagliari e gli accumuli furono eccezionali nelle zone interne della Sardegna.
Firenze si misurarono fino a 40 cm di neve con temperature che sfiorarono i -23° mai visti ne prima ne dopo. La colonnina di mercurio si abbassò fino a toccare i -26 °C nell’alto Mugello e -13 °C a Bologna
L’Arno, così come il Po e altri importanti fiumi oltre ai canali di Venezia, si ghiacciarono.
L’Italia penisola si trasformò in un Paese di ghiacci.

Fenomeni estremi di grande freddo che hanno caratterizzato gli anni Settanta e Ottanta del Novecento che facevano ritenere agli scienziati l'arrivo di un'imminente era fredda.
Corsi e ricorsi della storia dell'umanità che è passata dal cosiddetto "Periodo caldo romano"(Optimum climatico romano), che andò dal 250 a.C. al 400 d.C.
Periodo in cui, tanto per fare due esempi Annibale poté coi suoi Unni nel 452 attraversare le Alpi con gli elefanti e i Vichinghi spingersi a colonizzare terre oggi inospitali come la Groenlandia e a raggiungere anche l'America (molti anni prima di Colombo!) quelle terre che adesso si chiamano Alaska.

Ma torniamo ai tempi recenti ovvero a quando a partire dagli anni '50 del Novecento gli scienziati fornivano previsione di imminente piccola era glaciale a causa delle emissioni di C02. Praticamente le stesse emissioni oggi ritenute responsabili del riscaldamento globale.
Una schizofrenia climatologica (e non metereologica, qui il grande errore!) che dovrebbe far riflettere.
Nel 1975 il raffreddamento divenne uno dei più importanti problemi nella classifica “morte e miseria” e l'annuncio di una catastrofe globale imminente era molto simile a quello che ora i media attribuiscono al riscaldamento.
Fece terrore l'articolo del prestigioso Newsweek del 1975 dal titolo "The colling world" che indicava che “il raffreddamento lascia presagire un drastico declino della produzione di cibo” ed inoltre che  "i meteorologi non sono concordi sulle cause e la dimensione del raffreddamento …..ma sono pressoché unanimi nel ritenere che un trend del genere ridurrà la produzione agricola per la parte restante del secolo”.
Un altro articolo del Time intitolato "Another Ice aging?" dell'anno prima dipingeva uno scenario similmente buio: “quando i meteorologi ottengono la media delle temperature del pianeta rilevano che l’atmosfera ha subito un crescente raffreddamento negli ultimi 3 decenni e che tale trend non da segnali di inversione. Le Cassandre meteorologiche stanno diventando sempre più preoccupate perché le  alterazioni che stanno studiando potrebbero tradursi nell’incubo di una nuova era glaciale”
Il mondo accademico s'interrogò e fra l’opinione pubblica prese piede la convinzione che la Terra stesse correndo verso una nuova glaciazione e le nevicate incredibili di San Francisco nel 1976 e quella mai vista di Miani del 1977 non erano che la tragica conferma di questa tendenza.
Cosa dire poi del "grande inverno" del 1985 in Europa?

La cosa più incredibile è che anche la presupposta causa di questa tendenza è, incredibilmente, la stessa che oggi viene accusata dell'inverso, ovvero del riscaldamento globale.
Qualcosa non torna...

Il professor Reid Bryson dell’Università del Wisconsin coniò il termine di “vulcano umano” divenuto assai popolare in quegli anni per descrivere le conseguenze delle attività dell’uomo sul clima ma grande attenzione si dette all'epoca anche alla climatologia che si basa su ere e non alla meteorologia che misura spazi temporali molto ristretti come dicevamo prima.
Ecco che emersero le conseguenze sul clima dovuto dalle tempeste solari, dalle eruzioni dei vulcani (ricordando anche l'eruzione del vulcano Tombora in Indonesia del 1815 che causò un filtro globale dei raggi solari, provocando una sorta di piccola era glaciale che si protrasse negli anni successivi e causò anche la sconfitta di Napoleone a Waterloo (18 giugno 1815), perché l'umidità del terreno, causata dall'offuscamento del sole, stravolse i piani del condottiero. Altri fattori presi in considerazione furono quelli astronomici come le periodiche oscillazioni dell’orbita terrestre che spiegano tra l’altro anche l’insorgere dell'alternarsi di grandi ere glaciali con periodi caldi che hanno caratterizzato la storia e i destini dell'umanità.

L’idea di un Pianeta più freddo negli anni '70 spaventò molto il mondo politico e l’opinione pubblica così come spaventa oggi il riscaldamento globale.
Si temeva in particolare che l’avanzata del gelo potesse portare a un crollo della produzione sovietica di grano, spingendo il mondo sull’orlo di un conflitto nucleare e tra gli scienziati si sparse la convinzione che un Artico meno freddo avrebbe invertito la tendenza e scongiurato la catastrofe, e alcuni studiosi, soprattutto russi, proposero soluzioni quanto meno curiose.
Vogliamo ricordare quella di Mikhail Budyko, un noto climatologo sovietico che propose ad esempio di costringere il ghiaccio artico a sciogliersi sporcandolo con grandi quantità di fuliggine da spargere con degli aerei sulla banchisa: in tal modo il ghiaccio, non più bianco, avrebbe riflesso meno luce e di conseguenza assorbito più calore, sciogliendosi maggiormente.
Un altro scienziato sovietico caldeggiò invece l’utilizzo di ordigni nucleari per scavare canali e modificare il corso di alcuni grandi fiumi, con l’obiettivo di preservare le risorse idriche e “addolcire” il clima.
La più stravagante delle soluzioni però la propose sicuramente Valentin Chernkov, che aveva intenzione di utilizzare dei vettori spaziali per costruire un anello di polvere di potassio tutt’attorno alla Terra: egli difatti sosteneva che ciò avrebbe garantito al nostro Pianeta una perenne estate e quindi un grande progresso agricolo.

Per fortuna nessuna di queste soluzioni proposte divenne mai realtà e sarebbe davvero incredibile capire cosa sarebbe successo con quello scioglimento dei ghiacci dato che ora si pensa esattamente l'opposto.

Ma forse non è che le incredibile nevicate di questi giorni negli Usa non facciano cambiare nuovamente il pensiero agli scienziati che per loro professione il dubbio lo devono mettere a tutto?
Oppure anche le nevicate in luoghi mai visti prima sono una conseguenza del paventato riscaldamento globale o peggio un segno divino dopo l'elezione di Donald Trump a presidente?

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