x
OK!Firenze

Il restauro dell’opera secentesca della Pieve di San Piero a Sieve

  • 1
  • 189
Il restauro dell’opera secentesca della Pieve di San Piero a Sieve Il restauro dell’opera secentesca della Pieve di San Piero a Sieve © n.c.
Font +:
Stampa Commenta

Come è stato pubblicato recentemente (lunedi 22 febbraio 2016), sul Sito Web OK!Mugello, avvicinandosi l’anno 2018, che coinciderà con i Mille anni dalla prima notizia storica dell’esistenza della Pieve romanica di San Pietro a San Piero a Sieve, si stanno allestendo, grazie alla solerzia di un comitato promotore che si è moosso già da tempo, i primi interventi di restauro ed abbellimento degli arredi presenti all’interno del sacro edificio, utilizzando risorse economiche messe a disposizione da membri della comunità e da un’associazione, che da tempo raccoglie risorse con attività varie per sostenere proprio questi restauri, che, sebbene di modesta entità, tendono a rendere l’ambiente più decoroso, ordinato e funzionale per le cerimonie liturgiche. Tempo indietro è già stato restaurato e collocato presso l’Abside il vecchio ambone ligneo ed attualmente sono stati affidati alle cure delle restauratrici, un dipinto settecentesco e la statua del Sacro Cuore di Gesù. Il Comitato 2012 e l’Associazione Mani di Donna, che coordinano questi primi interventi, intendono incentrare l’attenzione sull’importanza del restauro del quadro sopracitato. Giorni indietro invitati gentilmente dalla restauratrice, pittrice e storica dell’arte dott.ssa Elisa Marianini nel suo atelier artistico a La Torre, amanti come siamo di arte antica, ci ha presentato l’opera in fase di restauro. È un’opera - come ci dice Marianini - di autore ignoto, più vecchia, forse della metà del ‘600, dipinta ad olio su tela, che ha subito nel tempo varie ingiurie: perdita di colore in varie posizioni, vistose bruciature della tela e imbrunimento di tutte le tinte cromatiche. Sembra, ma non è accertato, che sia stata commissionata per la Pieve ospitante: rappresenta una sacra conversazione fra Sant’Antonio da Padova, San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura da Bagnoregio, riconoscibile quest’ultimo per avere alla sua sinistra il cappello cardinalizio appeso al ramo del famoso corniolo presente nell’orto del convento del Bosco ai Frati. Una volta tolta una cornice che era stata “imbullettata” ai lati della tela, ci siamo accorti che sul dietro il dipinto si allargava, venendo fuori anche l’interezza di un libro con sopra tre gigli bianchi. Come appare dall’immagine allegata - termina Marianini - il suo stato di conservazione è pessimo, ma si spera che, attraverso il restauro appena cominciato ed approvato dalla Soprintendenza competente, l’opera possa esser consolidata e restituita quanto prima alla sua originale bellezza. Certo che avere davanti l’immagine di com’era e dopo questi primi interventi di restauro, la differenza è davvero enorme. L’unica cosa, parlando sempre con Elisa Marianini, nei libri storici classici in modo particolare sulla Guida del Mugello del prof. Francesco Niccolai, quest’opera non è citata all’interno della Pieve di San Piero a Sieve, nemmeno nella diverse chiese del territorio (vedi San Giusto a Fortuna, Bosco ai Frati, San Jacopo a Coldaia, San Lorenzo a Gabbiano, Santa Maria a Spugnole, Santo Stefano a Cornetole ed altre), quindi sarebbe davvero interessante venire a conoscenza (se qualcuno lo sa, sarebbe cosa bella poterlo pubblicare), la provenienza di questa opera d’arte. L’importante per il momento è il suo completo restauro e recupero. Ecco come si presentava la tela secentesca una volta staccata per il restauro. Il restauro di questa opera d’arte sotto le cure della dott.ssa Elisa Marianini, all’interno del suo Studio-Atelier a La Torre.

 

Lascia un commento
stai rispondendo a

Commenti 1
  • CARLO

    molto significativa la comparazione fra com'era e come sta venendo fuori. Brava la restauratrice Marianini.

    rispondi a CARLO
    sab 19 marzo 2016 09:18