OK!Firenze

La grande vallata di Alfredo Altieri

Un atto di amore  verso la propria terra

  • 1
  • 227
Il frontespizio del libro di Alfredo Altieri  Il frontespizio del libro di Alfredo Altieri  © Aldo Giovannini
Font +:
Stampa Commenta

Siamo negli anni ’50 del secolo scorso. Era da poco finita la tragedia della seconda guerra mondiale, con grandi sconvolgimenti sociali e civili, che caratterizzarono quegli anni, che cambiarono la vita a tanti uomini e donne. Se l’Italia si stava risollevando con sacrifici e tante difficoltà facilmente intuibili, quella che era la civiltà contadina, rurale e agreste, dopo secoli e secoli, si stava piano piano disintegrando, e in pochi anni, fra la seconda metà degli anni ’50 e la seconda metà degli anni ’60 del 900, le campagne del Mugello e ovviamente  in tanti altri territori, le famiglie contadine lasciarono i campi, le loro ataviche case, il lavoro mezzadrile e tutto quello che girava intorno; un abbandono totale, lasciandosi alle spalle una vita umana che veniva intensamente vissuta nell’arco delle stagioni, dei giorni, dei mesi, degli anni.

Il libro del caro amico Alfredo Altieri, che arricchisce  ulteriormente la produzione letteraria dello scrittore mugellano (Altieri è nativo di Ronta di Mugello), ci riporta in quel periodo con racconti, storie, episodi, aneddoti e quant’altro, insomma tutto quello che girava intorno alla giornaliera vita rurale. Ecco i proverbi mugellani inerenti a tutti i mesi dell’anno, gustosi e simpaticissimi,  la religiosità, lo stare insieme, il lavoro nei campi, la mietitura, la vendemmia, i frutti dei campi, dell’orto, il pollaio, la porcilaia, i rapporti con il fattore, il sotto fattore, il guardacaccia, le pressioni padronali, le usanze, i canti, i loro doveri (tanti) e i loro diritti (pochi). Il libro conclude (con un apparato fotografico), questa bella e significativa anamnèsi,  una  parentesi sulle figure e mestieri legati alla campagna, mestieri (bottaio, cestaio, materassaio, mugnaio, carbonaio, carradore, cenciaio, norcino, barullo, etc, etc),  oramai sepolti nel tempo e nello spazio,  ma che avrebbero ancora tanto da insegnare.

In una sintesi finale si legge: “ Un atto di amore  verso la propria terra, un tentativo di far pace proprio con quella terra che il Mugello di quel tempo ha abbandonato  perdendo parte della propria identità, con il ricordo ancora vivo e indelebile l’autore ci dona  un contributo importante alla riaffermazione delle origini e della vocazione di un territorio”. Siamo perfettamente d’accordo.

(Alfredo Altieri, “La grande vallata” – pagg: 209)

 Aldo Giovannini

 

 

  

 

 

 

Lascia un commento
stai rispondendo a

Commenti 1
  • Marco Squarcini

    Se è come dice Aldo - e non c'è motivo di dubitarne - bisogna provvedersi subito di questa meraviglia!!!!!

    rispondi a Marco Squarcini
    mar 18 aprile 2023 12:33