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L'affresco di Massimo Buccioni a Dicomano

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L'affresco di Massimo Buccioni a Dicomano L'affresco di Massimo Buccioni a Dicomano © n.c.
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La Chiesa di Sant’Antonio, facente parte della Diocesi di Fiesole, seconda per importanza di Dicomano, dopo la sontuosa Pieve romanica di Santa Maria, nella sua semplice sobrietà di struttura sacra secentesca, in questi ultimi tempi è stata impreziosita da uno stupendo affresco che ricopre il catino absidale dietro l’Altare Maggiore.

Un’opera davvero pregevole, autore un promettente artista, proprio di Dicomano, Massimo Buccioni, uno dei più felici interpreti della pittura manierista mugellana, già allievo del maestro Silvestro Pistolesi, quindi continuatore in terza generazione dell’arte così detta “annigoniana”, cioè di quel grande maestro che è stato Pietro Annigoni che ha lasciato nel Mugello (vedi Castagno) sublimi opere d’arte.

 

Questa committenza giuntagli dal parroco don Paolo Berni, impegnato a dare nuova attrattiva, risalto ed accoglienza a questa bella chiesa, dove la storia ci ricorda che anticamente  esisteva uno Spedale di Accoglienza (Sant’Antonio a Onda), per pellegrini in viaggio fra la Toscana e la Romagna, benché ricca di pregevoli opere d’arte e fra questa a sinistra sopra un altare laterale la splendida opera giottesca proveniente dalla Chiesa di Frascole raffigurante “La Madonna in trono col Bambino e due Sante” e a destra nell’altro altare laterale, una terracotta invetriata in stile robbiano, splendida opera di Benedetto Buglioni, proveniente anch’essa dalla dismessa chiesa di Sant’Andrea a Tizzano ed altre ancora.

Il catino absidale, molto ampio, quasi maestoso per una piccola secondaria chiesa di paese, non poteva restare sguarnito, anonimo, nonostante le tre significative vetrage istoriate di scuola “chinina” e così fu deciso di dare la committenza a Massimo Buccioni, affinché realizzasse un opera in affresco che restasse a perenne memoria visiva: “-  E’ stato un lavoro molto difficile, ci dice Buccioni, ma intrapreso con grande trasporto con una immensa gioia interna; certo consapevole di quello che è stato il mio cammino artistico (allievo di Silvestro Pistolesi – ndr), ma deciso di portare a fondo questa prestigiosa committenza che mi ha inorgoglito in tutti i sensi. Sono stati mesi di duro lavoro specialmente nei cartoni preparatori, continua Buccioni,  e successivamente il lavoro vero e proprio nel catino con la tecnica del  “buon fresco” (Michelangelo la definiva la “pittura degli uomini”, così com’era la tecnica di tanti prestigiosi affreschi di Galileo Chini e dei suoi allievi), fino alla sua completa realizzazione".

L’opera si configura in una Maestà di Maria con bambino”, sottostante ad un magnificente “Cristo Risorgente”. In questo bellissimo scenario pittorico dell’affresco si riconoscono, quali testimoni e messaggeri del mistero dell’evento centrale dell’opera, cromaticamente distinti da gradevoli toni d’ocra doro in posizione quasi a forma di coro, che ne canta la letizia del verificarsi, le figure di: San Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Battista, San Bernardo, Sant’Ignazio da Loyola, San Benedetto, San Domenico, San Francesco e Santa Chiara, Santa Caterina da Siena, San Giuseppe, San Giovanni Bosco, Don Luigi Giussani, Chiara Lubich, i SS. Pietro e Paolo, Sant’Antonio Abate, Madre Teresa da Calcutta, Santa Teresa di Lisieux, Santa Gianna Beretta Molla, don Carlo Gnocchi e Papa Giovanni  Paolio II°.

Si tratta quindi, come si legge in una copiosa e significativa nota storica di  Roberto Corsinovi, di un’opera d’arte figurativa dall’intenso significato teologico, dove il contesto delle forme e dei soggetti, si dispone su di un piano superiore rispetto alle stesse immagini concretamente fruibili, e che non si basa sul fattore emotivo, bensì invita l’osservatore ad una interpretazione logica del profondo significato che sottointende; quello del messaggio della Rivelazione, così come questo è pienamente accolto dalla Fede.

Che dire ancora davanti a questa sublime opera? Solamente un particolare ringraziamento a Massimo Buccioni, il quale in una epoca avara, dissacrante, agnostica, irrivente ed in tanti casi offensiva vero i segni cristiani (e di esempi in questi ultimi tempi ce ne sono tanti), lascia una testimonianza cristiana profonda, voluta e terminata con un impegno e un entusiasmo non di poco conto; i giorni sono quelli che sono, ma il tempo, caro Massimo, osservando con particolare attenzione la tua immensa opera, stai certo, sarà galantuomo.

Infine una breve nota storica di questa chiesa. Alla fine dell’800 la nobil famiglia Negrotto Cambiaso di Borgo San Lorenzo, proprietaria dell’antica Chiesa di San Francesco, all’epoca completamente abbandonata, volle fare dono di sei Altari che ingentilivano l’edificio sacro gotico (l’unico nel Mugello), innalzato dopo il passaggio di San Francesco al Borgo; due furono donati all’Oratorio di Sant’Omobono di Borgo San Lorenzo e gli altri quattro alla Chiesa di Sant’Antonio a Dicomano, dove custodiscono mirabili opere d’arte come sopra menzionato. Un connubio fraterno, fra fede, arte e storia, in terra mugellana.
Aldo Giovannini

Foto 1 (in alto): Amici pittori ad una mostra a Dicomano; da sinistra Massimo Buccioni (autore dell’affresco nella Chiesa di Sant’Antonio a Dicomano), il giornalista de La Nazione Francesco Querusti, Paolo Moroni, Isacco Quirici, Fabrizio Scheggi, Rosye Lawrence, Adriano Bolognesi. 

Foto 2 (qui sopra): Anno 2002 . L’interno della Chiesa di Sant’Antonio a Dicomano.

Foto 3 (qui sopra): Anno 2010. L’interno della Chiesa di Sant’Antonio a Dicomano con l’abside affrescato.

Foto 4 (qui sopra): Particolare del catino absidale della Chiesa di Sant’Antonio a Dicomano con l’affresco di Massimo Buccioni.

Foto 5 (qui sopra): Panoramica della Chiesa di Sant’Antonio a Dicomano.
(Foto-cronaca di  Aldo Giovannini)

 

 

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