Libri in redazione. La scuola di Don Lorenzo Milani di Mario Lancisi
In un video messaggio inviato ad aprile alla fiera nazionale “Tempo di Libri”, papa Francesco ha ricordato la figura di don Milani a cinquant’anni dalla morte, soffermandosi sull’importanza della proposta educativa, sulla predilezione per i poveri e sulla difesa dell’obiezione di coscienza. L’esperienza del priore di Barbiana come sacerdote e insegnante è ricostruita da Mario Lancisi nel volume La scuola di don Lorenzo Milani, edito da Sarnus. Uscito per la prima volta nel 1997 e ormai introvabile, il testo torna oggi in libreria in un’edizione rinnovata e sintetica. “La scuola costa poco, un po’ di gesso, una lavagna, qualche libro regalato, quattro ragazzi più grandi a insegnare, un conferenziere ogni tanto a dire cose nuove gratis”. Le parole di Milani, all’anagrafe Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti (Firenze, 27 maggio 1923 - 26 giugno 1967) ci dicono molto sul suo intento pedagogico portato avanti a partire dagli anni Cinquanta a Barbiana, piccola comunità del Mugello dove il sacerdote era stato inviato “per punizione" dopo alcuni contrasti con la Curia. Lì il parroco crea dal nulla una scuola popolare a tempo pieno, basata sui valori dell’accoglienza e sul superamento delle differenze tra ricchi e poveri: un vero e proprio collettivo dove i ragazzi lavorano tutti insieme e dove chi sa di più è tenuto ad aiutare e sostenere chi è in difficoltà. Da quell’esperienza nasce il famoso testo Lettera a una professoressa, scritto proprio dagli alunni sotto la supervisione del sacerdote. Il libro, pubblicato nel 1967, è una vera e propria denuncia al sistema scolastico del tempo, accusato proprio di avvantaggiare i ragazzi provenienti dalle famiglie più abbienti attuando di fatto una forma di discriminazione socio-culturale. Tra i documenti contenuti nel libro di Lancisi, giornalista e studioso del mondo cattolico con diverse pubblicazioni all’attivo, c’è anche la risposta della famosa professoressa a cui la lettera era rivolta. “Era un prete ribelle e autoritario che aveva bisogno di uscire dalla frustrazione in cui lo metteva quella parrocchia in campagna. Secondo me a quei ragazzi fece più male che bene!”, rivela la docente nell’intervista, unendosi alla schiera dei critici di don Milani. Ma ci sono anche i racconti dei ragazzi di Barbiana, testimoni diretti di quell’esperienza innovativa e destinata a far discutere anche oggi. E naturalmente c’è lui, Lorenzo, che qui parla attraverso le lettere indirizzate agli amici Gian Paolo Meucci e Mario Gozzini.


