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Notizie sociali e civili del Mugello nell'800

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Tratte dal diario manoscritto di Pio Chini (n.1839- m.1910).

Quinta  parte: anno 1846. (l’addirizzamento del torrente le Cale)

 

Nell’anno 1846 mi rammento che fu cominciato a disfare il ponte vecchio della Sieve (nota aggiuntiva: era il ponte mediceo a nove archi costruito nel 1624),  e dalle nostre finestre, che noi ragazzi si aveva un gran piacere, si vedeva e si sentiva le mine ei sassi che andavano molto in alto e nel medesimo tempo  si costruiva il cosiddetto “ponterosso”perché le Cale avevano preso il nuovo corso ed io tornando dalla scuola con i miei fratelli (nota aggiuntiva: i fratelli di Pio Chini erano Tito, Leto, Dario, Elio e Lino, che nel tempo dovevano divenire pittori, scenografi, scrittori, ornatori, decoratori e musici), si andava sopra l’armatura del nuovo ponte a fare il chiasso.  Sempre nell’anno 1846 mi ricordo che fu anco cominciato a ripienare e spianare i vuoti dove scorreva l’acqua delle dette Cale (nota aggiuntiva: questo luogo per molti anni veniva denominato “ i Fossi”, attuale piazzale Curtatone e Montanara), ed io andando alla scuola con i miei fratelli  da una scaletta dove era il Tabernacolo di Bodde volevo con gli altri scendere in acqua  e se non mi riprendeva il famoso “confino” vi sarei affogato (nota aggiuntiva: “cionfino” che salvò Pio Chini dall’annegamento era Vincenzo Calzolai), segue al prossimo numero.

 

Nella foto: Parigi. Museo del Louvre; disegno del 1638 di Baccio del Bianco del Ponte Mediceo sulla Sieve a Borgo San Lorenzo, costruito a nove archi nell’anno 1626. Copyright 2004. (Archivio Aldo Giovannini)

 

ANEDDOTI E NOTIZIOLE DI PERSONAGGI MUGELLANI

Carlo di “faccione” e i pidocchi del vagabondo (1882)
Carlo Gigli detto “Carlino di faccione”, noto calzolaio di Borgo San Lorenzo con una piccolissima bottega in cima al Corso angolo con piazza Garibaldi, mentre se ne stava a lavorare con i suoi garzoni, gli si presentò un vagabondo conciato davvero male; sporco, con pochi stracci addosso, le scarpe aperte con i diti dei piedi sudici all’aria, un lezzo da vomitare. Preso da compassione disse al vagabondo che se un paio di scarpe risolate ma ormai giacenti da qualche anno in bottega gli stavano bene sarebbero state sue. Le scarpe calzavano a pennello. Il vagabondo non sapeva come ringraziare il calzolaio, voleva ricambiare questo favore, si offriva in tutti i modi; “Carlino di faccione” un pò seccato, poiché non voleva assolutamente niente, gli disse a voce alta; “- senti, e un voglio nulla, ma se l’anno prossimo quando torni a Borgo avessi l’itterizzia e vuol dire che tu mi dai tre pidocchi! (nota aggiuntiva: anticamente l’itterizzia ovvero la cirrosi epatica si curava facendo ingoiare al malato tre pidocchi in una ostia) –“

 

 

Nella foto (sopra): Una vecchia calzoleria nel centro storico di Borgo San Lorenzo

 

 

 

 

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