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Coronavirus,da Pontassieve la storia di Paola:"76,i giorni in cui ho capito che la vita è un soffio"

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Ancora stanca e spaesata, si racconta così dalla sua casa a Molino del Piano (Comune di Pontassieve) ad Ok!Valdisieve Paola Mini a pochi giorni dal quel secondo tampone negativo che ha messo una prima pietra sopra ad una esperienza che lei stessa definisce "ai limiti del surreale".

La storia di Paola parte lo scorso 17 marzo quando inizia a rendersi conto dei primi sintomi, il 22 arriva il necessario ricovero in ospedale: "Da lì è partita una esperienza difficile da comprendere se non la vivi, ti ritrovi catapultata su un letto d'ospedale senza nessuno dei tuoi familiari ed amici. Non vedi nessun volto se non quello degli altri pazienti in stanza con te, medici ed infermieri incappucciati. Avevo vertigini, fortissimi mal di testa e sentivo in maniera alterata gusto ed odori tantochè ho perso moltissimo peso ma mi ritengo fortunata perché non ho mai avuto necessità della terapia intensiva. Ho visto però davvero da vicino cosa significa, per la prima volta in vita mia ho veramente avuto paura di morire."

"La paura era negli occhi di chiunque varcasse quei reparti, perfino negli stessi medici e infermieri che si trovavano a combattere contro qualcosa che non conoscevano. Io lo definisco un mostro. Cercavano il tutto e per tutto ma neanche loro conoscevano la mossa giusta, quella certa", continua Paola.

L'esperienza di Paola in ospedale è fortunatamente durata poco, il 28 marzo viene dimessa. "Da lì però inizia l'altro calvario - spiega Paola - ho preteso al mio ritorno che venissero fatti tamponi a tutti i componenti della mia famiglia e con sorpresa abbiamo scoperto che tutti in casa erano positivi. Dal 28 marzo al 25 aprile sono stata in casa chiusa in camera mia ed isolata da tutti poi ho scelto, dato che il doppio tampone negativo non arrivava, non appena possibile una strada alternativa per tutelare la mia famiglia: l'albergo sanitario"

"Ho vissuto i miei 37 giorni di isolamento in una camera del 'Rosary Garden' di Gavinana come un periodo di riflessione della mia vita ed di rinascita, una opportunità che mi è stata concessa per comprendere davvero quali sono i veri valori della vita e come molte cose che riteniamo importanti talvolta non lo siano. In quella camera mi sono avvicinata per la prima volta al mondo della lettura, ho letto tanto ed avuto il sostegno di molti amici che porgevano il telefono e mi ascoltavano.", continua.

11 è il numero di tamponi che sono serviti a Paola per tornare ad essere libera di riappropriarsi della propria normalità, l'undicesimo è arrivato il 1 giugno : "E' stata una emozione bellissima, sembrava non arrivare mai. Sto tuttavia procedendo gradualmente, evito di stare con troppe persone perché dopo essere stata per così tanto tempo sola non è facile ritornare subito alla vita normale", spiega Paola.

"Da questa esperienza - conclude - ho capito che la vita è un soffio e che se lungo la tua vita semini raccogli sempre, ed ho capito che io ho seminato bene e raccolto molto. L'ho capito grazie all'incredibile affetto e solidarietà ricevuti da tutti i miei familari, amici, colleghi di lavoro dell'URS Firenze, dai miei vicini di casa e da tutta Molino del Piano. Grazie, grazie, grazie!"




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