Sabato sera alle 21,15 al Piccolo Teatro di Rufina in piazza Umberto I, Il Gruppo del Teatro di Rufina, con la regia di Massimiliano Vestri, ha messo in scena La Cena dei Cretini, commedia brillante in due atti scritta da Francis Veber nel 1996, trasposta poi al cinema sempre dall’autore nel ‘98, con protagonista Jacques Villeret. Oggetto di diversi remake, l’ultimo statunitense del 2010 di Jay Roach con Steve Carell. In Italia negli ultimi anni è stata portata in scena tra i professionisti da Gaspare e Zuzzurro nel 2013, ma è anche proposta di frequente dalle compagnie amatoriali.
La trama dell'opera si articola con degli appuntamenti settimanali, di mercoledì, dove un gruppo di facoltosi amici alto-borghesi della Parigi contemporanea organizza la “cena dei cretini”. Il menù prevede di divorarsi la dignità di un povero diavolo, presunto cretino, sponsorizzato da qualcuno del gruppo, invitandolo al tavolo della cattiveria, in un turbine di prese in giro, sberleffi e risate. Un gioco esilarante ma che non lascia spazio alla pietà. L’editore Pierre Brochant non vede l’ora di presentare ai compari il contabile e modellinista François Pignon, a suo dire un “campione nel mondo dei cretini”; ma non sa cosa lo aspetta, infatti, in una sola serata, il contabile sarà capace di rovinargli la vita, che credeva perfetta.
I personaggi e interpreti dello spettacolo vedono nel ruolo di Pierre, editore e padrone di casa, Samuele Sideri; in Christine, sua moglie, Vittoria Pacini; in Francois, il cretino, Luca Casati; in Archambaud, il reumatologo, Riccardo Chelli; in Leblanc, amico di Pierre, Niccolò Chelli; in Marlene, amante dell’editore, Elena Marchiani; con la partecipazione di Ezio Sarti in Cheval, l’impiegato delle poste.
La seconda rappresentazione de La Cena dei Cretini, dopo la prima di sabato scorso, è stata un vero successo. Non tanto perché sia molto piacevole, scorrevole e assolutamente divertente, ma perché tutto ha funzionato a meraviglia; pur non essendo perfetto. Quando in una commedia veloce e piena di sketch c’è il calo di ritmo in una scena interlocutoria o un po’ più drammatica e la sala rimane lì, in tensione, e segue curiosa e partecipe, vuol dire che si è arrivati, che si è conquistato il pubblico. Perfetta non sarà stata, e mai lo è, ma chi vuole la perfezione! Io ho preferito di gran lunga le continue improvvisazioni di Luca Casati e Samuele Sideri, i due protagonisti, la cui complicità è la base della riuscita di una piece come questa a due voci principali. Come racconta lo stesso Sideri, intervistato dopo lo spettacolo - alle prove ridevamo in continuazione per le improvvisazioni di Luca, e sul palco il compito principale, dopo ricordarsi le battute, che ci suggeriamo a vicenda anche in scena, è trattenere le risa. I momenti di improvvisazione sono stati diversi, continui ed evidenti; non per questo meno spassosi, anzi sono quel qualcosa in più che dà ancora più gusto, naturalezza e fluidità alle sequenze.
La prova di tutti gli attori è stata eccezionale, anche di quelli con meno spazio, impreziosita da una performance di Ezio Sarti, navigato istrione con quarantennale esperienza di palcoscenico.
Come già detto, tutto funziona, dai costumi eleganti, alla scena semplice ed efficace. Anche le scelte stilistiche sono riuscite, con un italiano con inflessione toscana che non stona con il contesto francofono dell’ambientazione, aiutato anche dal registro assolutamente divertente e strappa-risate di una commedia degli equivoci dai risvolti paradossali. Cosa non così scontata, se si pensa che le inflessioni dialettali a volte risultano dissonanti rispetto alle ambientazioni straniere, provocando un scarto, un effetto di straniamento che mina la credibilità dell’allestimento. In questo caso la calata non fa altro che aumentare l’efficacia dirompente delle scene comiche. Sempre Sideri ci racconta - quando il pubblico esplode nelle risa al momento previsto, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro, è una delle preoccupazioni principali prima di entrare in scena.
Un plauso ancora più grande deve essere fatto, se si pensa che il gruppo è abituato a recitare in vernacolo. Molto carini e di impatto anche gli “effetti speciali”, con le telefonate in vivavoce o le segreterie telefoniche registrate.
Insomma, questa rappresentazione è l’esempio più significativo di come si possa fare cultura, intrattenendo veramente il pubblico, facendolo ridere dall’inizio alla fine, e avvicinando soprattutto i giovani a forme d’espressione personale e artistica sempre più desuete. Il tutto sfruttando il talento, vero, di persone che ci mettono la passione, per una scelta di vita, contribuendo a rendere sempre più “grande” il Piccolo Teatro della Rufina.
E’ per questo che si invita chiunque sia interessato a vedere l’ultima rappresentazione in programma a Rufina per questo fine-settimana.
Hanno collaborato, inoltre: Carolina Parrini, acconciature e trucco; Cinzia Morganti costumi; Luigi Giusti, scene; Alessio Avello, luci e suoni.
Il prossimo appuntamento è per Sabato 5 dicembre alle 21,15 ; l'accesso è previsto su prenotazione per informazioni inviare una email a [email protected] ; web – www.rufinateatro.it