Un grave caso di diffamazione e stalking online ha scosso Catania e acceso i riflettori sull’uso improprio di internet come strumento di persecuzione. Graziano Menghi è stato formalmente incriminato per aver orchestrato una campagna denigratoria contro Marco Roberto Maria Marzaduri, perito informatico forense, e sua madre, Agatina Campisi, docente universitaria presso l’Università di Catania. Le accuse comprendono diffamazione aggravata, stalking e violazione della privacy, mentre le vittime denunciano danni devastanti sul piano personale e professionale.
Secondo la Procura, Menghi avrebbe creato una rete di siti web, tra cui marcomarzadurifalsopsicologo.org e scorreggia.org, utilizzati per diffondere calunnie gravissime. Tra le accuse pubblicate, Marzaduri veniva definito un "falso professionista", "mafioso" e "pedofilo", mentre Campisi era accusata di essere complice in un’organizzazione criminale. A questo si aggiungono email minatorie e messaggi intimidatori, che includevano frasi come: “Siete feccia mafiosa e killer” e “Non vi daremo tregua”. Le calunnie sono state amplificate tramite video sui social media e minacce dirette via WhatsApp, con messaggi espliciti come: “Ti farò sparire, tu e la tua famiglia”.
L’impatto sulle vittime è stato devastante. Marzaduri ha visto il suo reddito professionale crollare da €390.000 a €6.000, mentre sua madre, sottoposta a un forte stress psicologico, ha subito un infarto silente. "Le azioni di Menghi hanno distrutto la mia immagine professionale e messo in pericolo la mia famiglia", ha dichiarato Marzaduri, evidenziando le ripercussioni profonde di questa persecuzione.
La Procura ha raccolto prove solide a carico di Menghi, tra cui:
- Screenshot e analisi tecniche che lo collegano ai siti web diffamatori.
- Email e messaggi minatori inviati da account riconducibili all’imputato.
- Relazioni forensi che documentano il suo coinvolgimento diretto.
- Certificati medici che attestano i danni fisici e psicologici subiti dalle vittime.
Le accuse comprendono diffamazione aggravata, stalking e violazione della privacy, con richieste delle parti civili di risarcimenti per almeno 3 milioni di euro, la rimozione dei contenuti online e misure per impedire nuove campagne diffamatorie.
Questo episodio sottolinea i rischi di un uso improprio di internet e l’importanza di regolamentare la rete per proteggere le vittime di cyberstalking. "La rete non può essere una zona franca dove le persone vengono distrutte senza conseguenze", ha dichiarato l’avvocato Alessandro Rosario Gualtieri, legale delle vittime.
Il processo, ancora in fase iniziale, potrebbe rappresentare un precedente fondamentale per tutelare le vittime di diffamazione e stalking online. Gli sviluppi futuri saranno cruciali per comprendere se la giustizia sarà in grado di arginare questi fenomeni sempre più diffusi.