"La pace a ogni livello della nostra società, parte dall’apertura verso il prossimo, dalla condivisione, dallo scambio di opinioni e di valori, dal confronto e non dall’imposizione di uno sugli altri. E’ questo il primo passo che chiunque può sostenere quotidianamente per sostenere la disastrata realtà che viviamo. Perché è solo sconfiggendo la malattia dell’ ‘Io’ che purtroppo la nostra società vive possiamo tornare a immaginare e costruire un futuro per tutte e tutti".
Sono le parole di Francesco Tagliaferri, Sindaco di Vicchio, durante l' "Incontro nazionale delle Costruttrici e dei Costruttori di Pace", svoltosi lo scorso Sabato, 21 settembre, presso la Domus Pacis in Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, nell'ambito della Giornata Internazionale della Pace. Accanto a lui, nel panel "Apriamo in ogni città un Cantiere di Pace", hanno preso la parola la Sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi, la Sindaca di Assisi e Presidente della Provincia di Perugia Stefania Proietti, il Consigliere Roma Capitale Ferdinando Bonessio, l'Assessora al Comune di Padova Francesca Benciolini e il Presidente del Consiglio comunale di Ancona Simone Pizzi (questo l'articolo).Nel suo intervento hanno avuto un ruolo fondamentale la figura di Don Lorenzo Milani e l'esperienza della Scuola di Barbiana che è nata proprio nel Comune di Vicchio.
"Vicchio è il paese in cui sono nato e cresciuto e che dallo scorso giugno ho l’onore di rappresentare come Primo cittadino. Vicchio è un comune toscano di circa 8000 abitanti a 30 km da Firenze, dove c’è una piccola località: Barbiana. Dove negli anni ’50 arrivò Don Lorenzo Milani, lì il priore dette vita alla straordinaria esperienza della scuola di Barbiana. Arrivare fin lassù ancora oggi non è affatto facile, io ve lo posso assicurare ma in sala possono confermare diverse persone. Bisogna salire, inerpicarsi, lo facciamo ogni anno quando organizziamo la marcia a Barbiana. ‘Finché c’è fatica c’è speranza’ diceva Don Lorenzo, lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica Mattarella, proprio a Barbiana un anno fa, aggiungendo che la società senza la fatica dell’impegno non migliora. Impegno accompagnato dalla fiducia che illumina il cammino di chi vuole davvero costruire, fatica e impegno, quella stessa fatica e quello stesso impegno che mettono tutte e tutti coloro che partecipano alla marcia."
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Non solo i concetti di fatica e impegno ma anche quelli di 'inquietudine e conflitto interiore', apparentemente in contraddizione con il concetto di Pace, hanno avuto nel discorso di Tagliaferri un ruolo di straordinaria importanza: "La pace a ogni suo livello e in ogni sua forma può arrivare solo dopo un unico e necessario conflitto. Quello interiore, contro ogni forma di ingiustizia, di delega, di pigrizia, di rassegnazione, di indifferenza. Contro le condizioni che creano marginalità e povertà. Citando don Luigi Ciotti: ‘la pace viene dall’inquietudine dei cuori e delle coscienze’, quell’inquietudine che don Lorenzo avvertiva perché la Costituzione fosse applicata. L'inquietudine perché si formassero cittadini consapevoli e sovrani".
Ha poi continuato: "Don Milani come del resto la Costituzione, mettono al centro il cittadino e la persona come parte di una società che garantisca uguaglianza e solidarietà. Ecco quel conflitto interiore, quell’inquietudine, ci ricordano che abbiamo diritti da esercitare e doveri da rispettare. Ci muovono alla responsabilità attiva e ad assumere responsabilità. Ci permettono di affrontare le avversità e a cogliere le diversità. Ci esortano a fare ognuno la propria parte, a essere costruttivi e dialettici, a prenderci cura, a non rassegnarci, a non tacere e non restare indifferenti e inerti."
Un discorso appassionato, in cui non sono mancati riferimenti all'attuale contesto politico, nazionale e internazionale: "Rivolgo un pensiero al genocidio che è in atto sul popolo palestinese, a tutto il sangue innocente versato, a tutte le guerre nel mondo meno conosciute o taciute. Ci guidano a costruire ponti e non muri. Ad aprire porti e a non lasciare morire le persone in mare. Io non vedo confini da difendere o invasioni signor Ministro Salvini!".
L'intervento si è concluso con un pensiero dedicato all'albero di kaki che si trova nell'Istituto comprensivo di Vicchio. Albero figlio di una pianta sopravvissuta alla bomba atomica sulla città di Nagasaki, nel 1945: "Quell' albero è piantato nel giardino, vicino a bambine e bambini che stanno lì tutti i giorni, che cresceranno e diventeranno i cittadini del futuro. Quell’albero rappresenta per la nostra comunità un modo per sperare di trovare un mondo migliore e di pace. Quell’albero è quell’inquietudine e quel conflitto interiore che ci fa essere costruttori e costruttrici di Pace.”.