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Crisi carceraria in Italia: Tra sovraffollamento e diritti umani, un appello al cambiamento.

Il Tribunale di Firenze ha accolto la richiesta dell'avvocato di un detenuto sulla base dell'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo

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Carceri Carceri © Matthew Ansley
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Un detenuto sudamericano di 58 anni, in carcere da quasi venti per aver ucciso un uomo, ha fatto ricorso al Tribunale di Sorveglianza di Firenze per chiedere, tramite il suo avvocato, uno sconto di pena. Il motivo è da imputare alle condizioni igienico-sanitarie della struttura, con celle dalla metratura inferiore ai limiti consensiti per legge e invase da insetti, sporcizia e umidità. Il Tribunale di Sorveglianza ha accettato il ricorso, e l'uomo - che è stato recluso a Sollicciano dal 2014 al 2022 e che ora è in prova ai servizi sociali - finirà di scontare la pena 312 giorni prima del 19 marzo 2027, ovvero la data fissata dalla sentenza. La decisione è stata presa tenendo conto dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in cui viene "proibita la tortura e il trattamento o pena disumano e degradante".

E' una questione da sempre dibattuta, e non soltanto nel nostro paese, quella riguardante la condizione dei detenuti nelle carceri. La prima figura che viene in mente guardando all'Italia è l'ex deputato e europarlamentare Marco Pannella, tra i fondatori del Partito Radicale dei Democratici e dei Liberali, di cui è stato presidente per molti anni. Pannella, estimatore del Mahatma Gandhi e di Martin Luther King - fece propri i loro metodi di lotta non violenta, come lo sciopero della fame e la disobbedienza civile - si è battuto per i diritti dei carcerati denunciando la crisi delle carceri italiane e avanzando proposte per il miglioramento delle loro condizioni detentive. E' grazie all'impegno civile di Pannella che sono stati puntati i riflettori su un tema considerato marginale. 

I detenuti non sono cittadini di serie b, ma, al pari di tutti gli altri, hanno diritto a vivere dignitosamente. Purtroppo a volte non è così. Sono molti i fatti di cronaca con al centro le carceri italiane. Il sovraffollamento è uno dei problemi più urgenti da affrontare, come riportato dall'Associazione Antigone in un articolo pubblicato venerdì 11 agosto 2023. Vivere in una piccola cella con più persone del dovuto porta a stati depressivi e ansiogeni, e nei casi più gravi perfino al suicidio. 

Per alcuni porre l'attenzione sui disagi provati dai detenuti, con l'enorme quantità di problemi che l'Italia deve affrontare, può sembrare un'offesa nei confronti dei cittadini onesti, ma non bisogna mai dimenticare che la finalità della detenzione è la rieducazione di cittadini che un giorno torneranno a far parte della società, e non sono ammissibili condizioni di sofferenza legate all'ambiente carcerario. 

A marzo 2020, in piena pandemia, l'attuale ministro dei trasporti Matteo Salvini criticò aspramente il decreto "Cura Italia", che prevedeva i domiciliari per chi dovesse scontare una pena in carcere tra i 7 e i 18 mesi. Il decreto - rivolto soltanto ad alcune categorie - era stato pensato per tutelare la salute dei detenuti; in ambienti così affollati le probabilità di contagio aumentano, e in quel periodo non era ancora iniziata la campagna vaccinale. Salvini intese il decreto come un indulto, non prendendo in considerazione la situazione di emergenza in cui venne emanato e marginalizzando il grave problema del sovraffollamento, con ben diecimila detenuti in più rispetto alla soglia consentita per legge. 

Deve essere garantito a tutti il diritto di vivere dignitosamente, che si tratti di criminali, malati, anziani, disabili o tossicodipendenti. Nessuno deve essere lasciato indietro. E' bene ricordare che in nessun paese europeo vige la pena di morte, come avviene tutt'oggi in alcuni territori degli Stati Uniti. Non dimentichiamoci che l'Umanesimo, come il Rinascimento, è sorto in Europa, in Italia per la precisione. I due movimenti culturali posero l'uomo al centro dell'universo, e non più dio, e credevano nella buona fede dell'anima umana. Lo stesso fece, e pensò, tre secoli dopo l'Illuminismo.

Ebbene, chiunque deve essere tutelato; ce lo impone l'etica su cui si fondano le società europee, che mirano al benessere di tutti gli uomini, e non soltanto di alcuni. Etica che deriva anche, e soprattutto, dai movimenti sopracitati. E' ingiusto lasciare che le strutture carcerarie versino negli stati pietosi di oggi, con i detenuti che provano sofferenze indicibili. Una tale ingiustizia potrebbe essere un presagio della fine della civiltà in cui viviamo che con fatica, tramite la forza della ragione, abbiamo costruito. Perciò i nostri governanti, a partire dai sindaci, devono vigilare affinché le carceri siano a norma di legge. Ne va del nostro futuro. 

Paolo Maurizio Insolia

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