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L'estate dei delatori da scontrino o del rinascimento della qualità italiana?

E' scontrinomania. Spopola la nuova moda dei delatori dell'agosto italiano. Dove sta la verità? Una riflessione del nostro direttore Nadia Fondelli

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ristorante ristorante © OkNews24
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L'ultimo caso (ma ultimo temiamo solo in ordine di tempo!) lo hanno scatenato alcuni giorni fa due turisti fiorentini che sulla costa sarda, per l'esattezza a San Teodoro, hanno gridato allo scandalo e scomodato addirittura un' associazione di consumatori dopo il loro pranzo in un chiosco sulla spiaggia. reo di aver fatto pagare 12 euro per due panini e 6 euro per due caffè, ma in questo caso anche la mancata consegna dello scontrino...

La prima estate post covid si conferma così come l'estate dello "scontrino pazzo". Ormai è caccia alle streghe e gli scontrini vengono sbattuti sui social decodificati e commentati spesso a vanvera....e spieghiamo poi perché.

Tutto ha avuto inizio (non a caso) i primi giorni di agosto a Gera Lario, piccolo paese di mille anime su un ramo del lago di Como quando due avventori hanno esposto al pubblico lubridio social lo scontrino loro emesso da un bar locale reo di avere inserito nello stesso una dicitura choc che riportava l'addebito di due euro "per taglio a metà del toast".
Forse tutto sarebbe finito in una bolla di sapone e nessuno avrebbe gridato allo scandalo se il titolare del bar avesse messo come dicitura la più corretta informazione "coperto" dato che, a quanto risulta nel caso di specie i due clienti hanno consumato al tavolo dove si sono seduti in due e in due hanno consumato, ognuno col relativo piatto mezzo toast a testa?

Pochi giorni dopo (ormai l'onda era partita!) ecco comparire sempre via social lo scontrino di una pizzeria di Alba rea di aver messo il sovrapprezzo di 1,5 euro a due turisti che hanno chiesto doppio cucchiaio per una crema catalana.
E di lì andare... ormai impazza la delazione via social di ristoratori e affini e l'avventore con complici i siti di "recensioni dei clienti" che andrebbero presi molto con le molle dato che è ormai noto a (quasi) tutti che "i clienti" oggi sono per lo più agenzie promozionali che si fanno pagare e anche bene per "vendere recensioni" ecco che pochi giorni dopo rimpalla la foto di uno scontrino di 845 euro di un chiosco di Maranello per gnocchi e tigelle per 13 persone; poi a finire nel mirino è un bar di Eraclea (Venezia) che addebita 0.20 centesimi per l'acqua potabile.

Ormai è aperta la "disfida dello scontrino" nel primo agosto post covid che per magia con un colpo di spugna cancella le sofferenze che la categoria della ristorazione (forse più di tutte) ha subito negli anni pandemici e tutti giocano a puntare il dito come se la categoria fosse fatta di delinquenti imperituri che si alzano la mattina e tirano su bandone per metterlo in tasca al cliente.

Sotto il Solleone la caccia allo scontrino dilaga e prende le pieghe più disparate: noi ne riportiamo solo alcune per non tediarvi.
A Salina c’è chi denuncia di aver pagato 2 euro per farsi scaldare al microonde il biberon del latte per un neonato; a Napoli chi ha dovuto dare 6 per far sporzionare la torta di compleanno (portata da casa). A Finale Ligure chi accusa di ladrocinio per aver pagato 20 euro un piatto d’acciughe (fresche!), chi nella vippissima Porto Cervo dichiara di aver speso per 2 caffè e 2 bottigliette d'acqua 60 euro omettendo però di dire che lo ha fatto sedendosi al tavolino del bar di un noto albergo nel centro della località... e via andare....

Se ci fermiamo in una delle tante aree di servizio dislocate sulle nostre autostrade può succedere che se sali al ristorante (in proporzione) spendi molto meno che a consumare una flaccida focaccia esposta in vetrina da molte ore. Quindi quello che fa sensazione nel leggere che due turisti romani di ritorno dalle vacanze calabresi dopo aver consumato due focacce prese al banco ed essersi visti arrivare un conto alla cassa di 18,20 euro (8,10 euro a panino + 2 euro per una bottiglia d'acqua) non è la cifra spesa ma la loro presunzione di segnalare il fatto al Garante per la sorveglianza sui prezzi!
Fa sensazione la loro innocente ingenuità di vacanzieri forzati d'agosto che, evidentemente, negli altri undici mesi dell'anno, bontà loro, non frequentano autostrade e stazioni di servizio.
Solo una domanda: non hanno guardato prima di ordinare il prezzo delle singole focacce ben espositi in vetrina?

Cosa dire poi di chi si reca a Porto Cervo in cerca di selfie col vip di turno e che poi, per sentirsi all'altezza dello stesso si ferma al tavolino di un noto hotel e poi si scandalizza per il conto? Perché non ha guardato il listino prezzi (e relativo servizio al tavolo) prima di ordinare? Forse perché distratto a guardarsi in giro per la caccia al vip di turno? 
Forse non hanno neanche compreso quel "non si è trattato di un semplice caffè, ma di un'esperienza" risposto dal gestore che loro hanno banalizzato con "due caffè e due biscotti" senza specificare se hanno ordinato un mono origine, un caffè filtro, o perché no un raro kopi luwak!

La moda dell'agosto italiano pare davvero essere l'accusa di prezzi pazzi.

E' pur vero che qualche incongruenza c'è e il fatto più grave, come alcuni hanno segnalato è non emettere scontrini o non accettare pagamenti in carta che sono obbligatori, ma da qui a condannare un intera categoria che è uscita da tre anni orribili ce ne passa.

Tni Ristoratori Italia non ci sta e ricorda: «Basta mettere in croce e colpire l'intera categoria di ristoratori per due o tre scontrini. Sono casi isolati», puntando il dito contro i rincari generali post Covid.
Ma stupisce che a mettersi dalla parte di certi consumatori che si sentono vessati sia il sindaco di una delle città simbolo del turismo che più soffre di over tourism: Firenze. Dario Nardella dice che «i prezzi sono diventati inaccessibili» con il rischio di perdere proprio i turisti italiani. ma forse anche lui si è fatto trascinare dal vento e  non si accorge che la città da lui amministrata oggi è un simbolo di decadenza da turismo "mordi e fuggi" ed è lordata (letteralmente) da chi crede che Firenze sia stare ore in coda per mangiare una schiacciata dozzinale unta di salse che niente hanno di tipico e tradizionale.

Una riflessione. Come mai questi casi emergono solo in agosto?
Beh direte perché le persone vanno in vacanza in quel periodo. Vero a metà,
Non tutti (per fortuna) e sempre più diversificano.
Forse i forzati dell'agosto sono coloro che durante gli altri undici mesi dell'anno mai bazzicano bar, locali e ristoranti?
Sono coloro che credono che la vacanza nel mare albanese sia il must dell'estate 2023 (lì si che puoi risparmiare!) che vanno al supermercato a fare la spesa con i buoni sconto nella convinzione che il ristoratore ti voglia sempre fregare?

La pandemia, nel bene e nel male non sta a me giudicare ha cambiato tante cose e una di queste è l'approccio qualitativo e non quantitativo a molti aspetti della nostra vita sociale.

Qualcuno per fare un esempio rimpiange gli "apericena" gli "aperibuffet" di vassoioni infiniti di salse e tramezzini spalmati su tavoloni lunghissimi dove ogni avventore andava ad allungare le mani (magari non lavate, senza usare le opportune posate e conversando sopra col vicino) e poi si sopra a piene mani?
Probabilmente sì.

Bene, quel mondo non c'è più (per fortuna e per igiene) e se serve per far capire che l'emergenza (questa vera!) del turismo italiano che soffre per la scarsa forza lavoro decimata da scelte governative di walfare sbagliate è fatto di qualità, esperienze, sapori unici e tradizioni millenarie la pandemia a qualcosa è stata utile!

La speranza è che l'estate 2023 non passi alla storia come quella dei "delatori da scontrini (presunti) pazzi" ma come quella della presa di coscienza che il Belpaese è tale perché è qualità e stile di vita.

 

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