L'appello è uscito a piena pagina sul sito ufficiale della prestigiosa Accademia della Crusca e l’Associazione per la Storia della lingua italiana che prende posizione netta sul tema scuola chiedendo che si torni in aula prima possibile, ma anche che sulla riapertura si facciano investimenti massicci, riconoscendo per prima cosa che quella delle aule-pollaio è stata una scelta sconsiderata.
“Non potevamo stare in silenzio” dice Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca e volto noto televisivo grazie al suo “Pronto soccorso linguistico” della domenica mattina.
“Il corpo docente ha reagito in modo esemplare davanti all’emergenza della pandemia” si premette nell’appello, “ma il percorso educativo non può esaurirsi nella trasmissione di contenuti attraverso il web. Un principio fondamentale tanto per la scuola quanto per l’Università, che non vive con minore disagio l’impossibilità di tenere lezioni ed esami in presenza”.
Tanti i difetti dell’insegnamento a distanza come si evince dal documento firmato oltre che da Sabatini, da Rita Librandi e Claudio Giovanardi. Fra questi l’impossibilità di verificare con immediatezza la risposta e il grado di comprensione degli studenti; la difficoltà di calcolare la lunghezza e la distribuzione delle fasi di insegnamento; la scomparsa del lavoro di squadra e della socializzazione.
“Si riduce la fisicità dell’insegnamento” si legge nel manifesto “L’aula è un luogo meraviglioso, caldo, dove gesti e parole si modulano attraverso la reazione dei presenti. Con le videolezioni ci giochiamo tutto: l’insegnante che gira tra i banchi e magari ti guarda fisso negli occhi, gli aspetti interattivi corporei, la maturazione graduale del pensiero e del linguaggio, quello che abbiamo imparato dalla prossemica”.
Si prosegue che anche se è “meritevole la distribuzione di tablet alle famiglie povere”, non tutti i genitori sono in grado di affiancare i ragazzi, di mettere a disposizione buone connessioni e stanze in cui potersi concentrare.
Giusto dunque integrare l’insegnamento con il web, ma il web nella scuola non può diventare dominante. Il timore è che dopo l’accelerata dovuta alla pandemia non si torni più indietro. “La pressione dei tecno-fanatici è forte” dice Sabatini, “e ancora di più quella di chi pensa a vendere, vendere, vendere tablet e computer”.
La scuola è fatta di emozioni, di banchi, di compagni, di maestri da guardare in volto e d'interrogazioni.