Il Forteto, comunità fondata negli anni ’70 da Rodolfo Fiesoli e diventata famosa per i terribili abusi su minori accolti per decisione del tribunale, continua a far parlare di sé, questa volta per presunte irregolarità finanziarie.
Secondo quanto riportato da "La Nazione", emergono nuovi particolari inquietanti dagli atti finora inediti delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza. Questi dettagli gettano luce su operazioni sospette che avrebbero contribuito al dissesto economico della cooperativa, ora conosciuta come Forte Mugello.
Se il presente lascia uno spiraglio di speranza grazie all’interesse manifestato da Granarolo per rilevare l’attività produttiva, il passato continua a pesare, rivelando un quadro di transazioni finanziarie poco chiare. Le indagini, avviate nel 2019 a seguito di una denuncia dell’allora commissario straordinario Jacopo Marzetti, si sono concentrate su operazioni apparentemente finalizzate a sottrarre risorse destinate ai risarcimenti delle vittime dei processi contro la comunità.
Tra i fatti salienti:
- La creazione di una società agricola: Nel 2019, l’associazione Forteto, già in liquidazione, ha trasferito 490mila euro a una fiduciaria per costituire la società agricola “La Farniola” a Dicomano. Questa somma faceva parte di un complesso finanziamento da 664mila euro, che secondo la Guardia di Finanza sarebbe stato utilizzato per "distogliere fondi a danno delle vittime".
- Bonifici sospetti: Dal 2013 al 2015, alcuni dei più stretti collaboratori di Fiesoli hanno ricevuto ingenti somme:
- 47mila euro sono stati bonificati alla moglie di Fiesoli.
- 36mila euro sono stati trasferiti a una imputata nei processi, utilizzati in parte per stipulare una polizza vita.
- 450mila euro sono stati incassati da un’altra imputata come rimborso titoli, parte dei quali poi girati in favore di familiari.
La Guardia di Finanza ha evidenziato come molti di questi trasferimenti risultassero sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati dai beneficiari.
I risarcimenti alle vittime, stanziati anche grazie a 850mila euro di fondi pubblici, si intrecciano con un sistema finanziario che sembra avere favorito, almeno in parte, gli stessi responsabili degli abusi. Alcune operazioni, secondo le indagini, avrebbero contribuito al dissesto della cooperativa, aggravando una situazione già complessa.
Nonostante le ombre che ancora gravano sulla vicenda, il possibile ingresso del gruppo Granarolo rappresenta una speranza concreta per il rilancio delle attività produttive del Forte Mugello. Dopo la chiusura annunciata lo scorso ottobre, che ha lasciato settanta lavoratori in cassa integrazione, l'interessamento di un colosso del settore agroalimentare potrebbe garantire continuità al tessuto economico locale.
Il Forteto resta al centro dell’attenzione non solo per i crimini del passato, ma anche per una gestione finanziaria che solleva più domande che risposte. Come riportato da "La Nazione", la giustizia continua a fare luce su vicende che, per anni, hanno intrecciato abuso di potere e disprezzo delle vittime.
Mentre il futuro potrebbe vedere una rinascita produttiva con Granarolo, il passato rimane un monito: l’importanza della trasparenza e del rispetto delle persone non deve mai essere trascurata.