6 APR 2025
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Forteto in Parlamento? Il caso della Commissione bloccata, dal 2015

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Forteto in Parlamento? Il caso della Commissione bloccata, dal 2015 Forteto in Parlamento? Il caso della Commissione bloccata, dal 2015 © n.c.
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La storia del Forteto è arrivata a Roma, in Senato. E lì resta ferma. Il disegno di legge per l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta è stato presentato dalla senatrice Laura Bottici (M5S) il 9 ottobre 2015. Cioè ancor prima ancora che fosse invocato - così come il commissariamento della cooperativa agricola - dalla relazione finale della comm. regionale bis nel giugno 2016. Nonostante ciò, da allora giace nei cassetti di Palazzo Madama. Il 24 novembre 2016 il caso ha ottenuto – con voto unanime – la dichiarazione d’urgenza: che, in sostanza, snellisce l’iter necessario per l’approvazione o meno dell’assemblea, ma dimezza i tempi procedurali concessi. Questioni tecniche, di palazzo. Che tuttavia è necessario seguire. Il testo del disegno di legge è stato «incardinato» nella seconda commissione permanente di giustizia all’inizio di gennaio, e, in virtù della dichiarazione d’urgenza, poteva (e può) essere dibattuto – e votato – in aula entro 30 giorni da quella data. Quindi in tempo per il mese di febbraio. Resta però in esame nella commissione, dove il relatore è la senatrice Rosaria Capacchione (Pd) che ha proposto alcune modifiche dall’originale stesura e ha avviato la relazione interna coi colleghi. E nella seduta del 31 gennaio scorso, il senatore Giuseppe Lumia (Pd), a nome di tutto il suo gruppo parlamentare, ha sottolineato che c’è «la disponibilità ad affrontare una tematica di così estremo interesse nei tempi più rapidi possibili». Il giorno dopo, però, il 1° febbraio, è arrivata la mancata calendarizzazione della discussione in aula, col voto contrario proprio del partito democratico - e con lo scivolone di Grasso che non ha saputo nemmeno pronunciare il nome Forteto. Tradotto: il momento in cui i senatori si esprimeranno sull'opportunità di un'indagine parlamentare non è stato ancora fissato. E se il testo non viene calendarizzato (e potrebbe esserlo anche se in comm. giustizia non è finito il confronto), del Forteto non si parla. Cioè: tempi più lunghi possibili. Se è vero che il Parlamento non ha l’obbligo di formare una commissione bicamerale (o monocamerale) sul Forteto solo perché la commissione regionale l’ha espressamente richiesta, è altrettanto vero che – nei fatti – sul Forteto si sta prendendo tempo. Non solo: è ormai probabile che si aspetterà, comunque, la fine della legislatura. A scadenza naturale o tagliando la testa al toro, con elezioni anticipate. Anche perché i lavori di indagine durerebbero almeno un anno: e di tempo non ce n’è abbastanza. Laura Bottici, però, non arretra. E vorrebbe portare al voto tutti i colleghi prima della fine dell'attuale legislatura, così da creare un precedente. Vale a dire: esprimersi a favore di una commissione anche nel caso questa venga sciolta prima delle prossime elezioni. O che non venga nemmeno istituita. E perché? Semplice. La maggioranza, se si votasse in un prossimo futuro, potrebbe infatti votare contro, o votare a favore. Nel primo caso la questione diventerebbe politica, con un Pd che fa muro. Nel secondo caso, la nuova legislatura – qualunque sia la composizione dell’assemblea – dovrebbe tenerne conto. E non agire di conseguenza - dunque dare poteri a un'ulteriore commissione coi tempi giusti - sarebbe difficile. O quantomeno scomodo. Le vittime, e chiunque abbia «scoperto» il Forteto, premono oggi affinché la politica non si tiri indietro. Tutta l’opposizione, del resto, appoggia l’idea dell’inchiesta parlamentare. Ed è in questo senso che l'associazione Vittime del Forteto ha promosso una petizione (qui per firmare) per chiedere al Presidente Pietro Grasso "di calendarizzare con la massima urgenza il Disegno di legge Atto Senato n. 2093 a firma Laura Bottici e altri, contenente la proposta di Istituzione di una Commissione parlamentare sui fatti accaduti presso la comunità Il Forteto". Secondo il regolamento di palazzo Madama, il calendario è "predisposto dal presidente del Senato, che lo sottopone all'approvazione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari. Se la Conferenza raggiunge l'unanimità, il calendario è definitivo; se invece il calendario è approvato a maggioranza, in aula ciascun Senatore può formulare proposte di modifica, sulle quali decide l'Assemblea a maggioranza". Grasso, in realtà, non decide, ma può o meno influire. Ed è ovvio: una sollecitazione proveniente dai cittadini spingerebbe affinché maggioranza e minoranza mettano le carte in tavola. Il prima possibile.

 

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Commenti 2
  • Lando LNT

    La questione trita e ritrita... la Regione Toscana ha istituito negli anni due commissioni d'inchiesta, la seconda (quella pi tosta) ha presentato qualche mese fa la sua relazione, con conclusioni disarmanti che vedono coinvolte molte cariche istituzionali, molti oscuri intrecci tra politica e personaggi importanti come magistrati, giornalisti e scrittori. Ci sarebbero tutti gli elementi per avviare una commissione parlamentare e subito commissariare l'azienda. Ma niente, non si fa mai niente a Roma, il tutto ruota in un limbo tra procedure rallentate, competenze da verificare, responsabilit da passare e calendarizzazioni che non si fissano se non raggiungono l'unanimit di voti che non arrivano mai ... insomma chi vuol capire capisca perch questi ultimi governi non hanno mai dato una spinta per iniziare a tirare fuori tutta la verit su questo scandalo nazionale.

    rispondi a Lando LNT
    gio 16 febbraio 2017 08:53
  • Luigi

    figuratevi se i sinistroidi fanna andare avanti la commissione d'inchiesta, dove sono sommersi dalla m .....fino agli occhi: negare, negare,negare

    rispondi a Luigi
    gio 16 febbraio 2017 08:34