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Gianni Morandi: «Mugello? Un posto bellissimo». Con Baglioni a Firenze, video

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Gianni Morandi: «Mugello? Un posto bellissimo». Con Baglioni a Firenze, video Gianni Morandi: «Mugello? Un posto bellissimo». Con Baglioni a Firenze, video © n.c.
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Ma nel Mugello quando vieni? E lui: «Praticamente ci passo tutte le volte che vengo a Firenze, e quindi spesso, vediamo: è un posto bellissimo». Non fa in tempo a rispondere Gianni Morandi che insieme all’amico e compagno d’avventure Claudio Baglioni viene fatto uscire dalla Sala d’Arme. Sì è da poco conclusa la cerimonia ufficiale di consegna delle chiavi della città, e giornalisti e curiosi (entrati in qualche modo, in qualunque modo) li accerchiano. A fare gli onori di casa, ovviamente, il sindaco Dario Nardella, felice di premiare due che «sono e sono stati interpreti fondamentali della nostra musica, famosi all’estero e amati in Italia». Mezz’ora prima, Morandi appena entrato si fa subito riconoscere: un saluto, in posa per qualche foto, poi si gira verso i figuranti in costume d’epoca (famiglia Gonfalone) e «aspetta, aspetta, facciamo un selfie, prima che comincia tutto!». Baglioni se la ride e ringrazia Nardella per l’inaspettata sorpresa: «Ricordati che sei tu, diplomato prima a Napoli e poi a Firenze, il primo violino della città, e dunque il primo musicista». E poi aggiunge: «Comunque, ora che ci hai dato le chiavi, se farai tardi la sera ti veniamo ad aprire noi, tranquillo». Quando la parola passa al cantante di Monghidoro  (nel Bolognese), divenuto famoso nel ’62 col brano Andavo a cento all’ora, in sala ci si aspetta qualcosa (è Gianni Morandi, adesso la battuta la farà). Infatti, non delude: «Sai Dario, l’altro giorno sono andato vicino Scandicci a trovare mia Zia; mi hanno fatto la multa perché ho messo la macchina davanti a un passo carrabile. Sono proprio sbadato…Oh, l’ho pagata eh! Tutto a posto». Sorrisi. Poi elogi a Firenze: «Con mia moglie Anna veniamo spesso, ci piace la città. Ho tanti amici e da Bologna ci rimane vicino. Crescendo a Monghidoro ci sono sempre venuto volentieri, siamo confinanti in pratica. Pensate che il paesino era chiamato ‘scarica l’asino’, perché quando arrivavi dalla Toscana si passavano al vaglio tutto le merci trasportate che avrebbero attraversato la frontiera». Cantautore uno, interprete l’altro, hanno stretto un sodalizio che funziona. Un anno e mezzo fa, a Bologna, Morandi va a vedere un concerto di Baglioni. I due poi si parlano nei camerini – si conoscevano da tempo, anche se qualche anno di differenza li separava: Morandi 71, Baglioni 64. Scatta allora la sintonia, come mai c’era stata. Tra i ricordi di vita e dei tempi andati, nasce un’idea. Baglioni alcuni giorni dopo chiama Morandi: «Ma anni fa non ti dissi di fare delle cose insieme, ti ricordi quel vecchio progetto?». Nasce, così, Capitani Coraggiosi. Tra concerti e singoli riportati in auge, interscambiabili all’interno della coppia, nel 2015 hanno già brillato, con una buonissima risposta di pubblico. E proprio in questi giorni esce il disco, dal titolo omonimo, con 50 successi dei due evergreen della musica leggera all’italiana. «Porterà fortuna fare un concerto nell’anno bisestile?», commenta Baglioni. A Firenze, infatti, i "Capitani” non sono solo di passaggio. Perché a fine mese, il 28 e il 29 al Mandela Forum, torneranno in città per un concerto: questa volta con le chiavi in mano. Chiavi, tra l’altro, non allegoriche ma di forma concreta: create sul modello delle porte della cinta muraria realizzata in città da Arnolfo Di Cambio (a partire dalla fine del XIII secolo). «Davvero, sono commosso – chiude MorandiRicevere questa onorificenza nella città che esporta l’Arte del Paese nel mondo non me lo sarei aspettato». E Nardella: «Mi raccomando, ogni tanto salutaci dalla tua pagina Facebook, che ormai lì sei popolarissimo. Inoltre, ve lo devo dire, ora che avete le chiavi non avete alibi per non tornare, è un po’una fregatura: dovete stare più in città, in zona, va bene?». Morandi ride, prende il microfono e comincia a cantare. Si unisce anche Baglioni, e lo stesso Nardella non si tira indietro. Tra i presenti si levano delle voci: «Finita la prima, però, ne fate un’altra. Cantate, cantate!».   (sotto le foto)  

 

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