Il cristallo e la ricera del 'trascendentale'. Una mostra a Montesenario © n.c.
E un ciclo di incontri sul viaggio come metafora della vita. Inaugurazione della mostra delle opere di Francesco Landucci domenica 15 luglio alle 11. Ecco una nota di presentazione dell'artista:
Ad Unum di FRANCESCO LANDUCCI L’itinerario creativo di Francesco Landucci, artista toscano, attivo nell’ambito del restauro e del recupero di elementi geologici e paleontologici per l’Università degli studi di Firenze, città dove vive, si caratterizza per un lavoro prezioso e certosino utilizzando il cristallo e la cellulosa per compiere una metamorfosi della materia che assume forma come impronta o sigillo di significanza simbolica. Da anni, infatti, realizza opere che, come sostenevo nel 2007 in occasione di una mostra, ‘trasudano nella loro materialità l’urgenza dell’essenza e la tensione della ricerca nella natura di una traccia del trascendente’. Lo stretto legame che stabilisce tra la ricerca scientifica e artistica si manifesta chiaramente anche in questa esposizione in cui ogni opera è pensata in seguito alla visita al monastero di Montesenario e progettata appositamente, come lavoro site specific. “L’idea di progettare opere contestuali al luogo è sempre affascinante, ma impegnativo”, sottolinea l’artista, che trae suggestioni da ogni spazio visitato, così da proporre un autentico percorso per tappe, dalla Cappella Puccini, alla piccola corte all’aperto fino alla grotta, procedendo secondo un attraversamento che invita a compiere un itinerario di conoscenza. “Fin da subito - ha detto l’artista - certi luoghi mi hanno parlato, cioè ho sentito una particolare attrattiva […]la Cappella Puccini - in cui - appena entrato ho visto al centro l’albero in cristallo - e - subito è sopraggiunta un’altra – visione - un grande manto della vergine in cristallo come se fosse un’apparizione”. Il suo riferimento alla Madonna della Misericordia, che ricorda l’opera somma di Piero della Francesca si trasferisce in forma vitrea come materia viva accogliente, un mantello di luce che riflette l’universo creato e infinito, come le mani di cristallo disposte nella corte aperta, che riflettono e ‘accolgono’ il cielo, che coinvolgono il visitatore, stimolato a riflettere, a vedere in quelle mani l’impronta di se stesso e del divino, così da sentirsi partecipi del Tutto. Ognuno può cogliere quella congiunzione armonica tra anima individuale e anima mundi, quella totalità cui ogni essere dovrebbe aspirare per raggiungere l’armonia interiore. Sentirsi in contatto con l’universo, sentirsi ‘fibra’, per utilizzare una parola ungarettiana, ritrovando nella pasta di vetro intrisa di luce un segno, una via, per proseguire verso la certezza di fronte all’incertezza e alla vanità del mondo immanente. Quest’ultimo è espresso dall’artista tramite ulteriori forme che emergono nel labirinto di rilievi e controrilievi che sollecitano lo sguardo a cogliere negli infiniti percorsi emblemi come il serpente, lo sguardo inquietante di un uccello che veglia, alla continua ricerca, come occhio vigile sul mondo, aspirando alla veggenza e alla rivelazione, gli alberi dell’Eden, l’universo brulicante del paradiso terrestre e della vita ordinaria in cui tentare di risorgere e ritrovare i germi del vivente. Così, tra lastra e lastra cristallina, nella cellulosa impressa da cui emerge una trama di segni, si apre il libro della sapienza, a mostrare il viaggio della vita come ricerca costante di se stessi, sospesi precariamente tra terra e cielo, scegliendo al bivio un itinerario percorribile, spesso tortuoso e difficile, dal momento che implica la lotta con il proprio sé e la resistenza, per giungere alla scoperta, all’illuminazione possibile, scavando addentro una traccia, seguendo con lo sguardo un frammento per scoprire incommensurabili punti di riferimento, come autentiche coordinate cosmiche. ‘Nello scontro tra razionalità e desiderio del disvelamento, tra mente e spirito, l’artista – menzionavo nel 2007 - predilige il secondo per innestare un percorso che racchiude il mistero della vita e della morte, così nei bagliori del cristallo come nelle trame della carta, che invitano a toccare, a palpare, a trovare vie percorribili nell’attesa di giungere ad un porto, di cogliere nel mosaico di segni il cibo sapienziale’, in questo caso il calice, al culmine del percorso dell’eroe cercatore che riesce nell’ansia della scoperta a trovare il sacro Gral. Una lacrima cristallina stilla nella coppa, emblema del conflitto interiore, della contrizione emozionale, della passione, della ‘pietas’. Nella grotta due cristalli color ambra che sembrano scavati nelle pareti di un incavo roccioso, baluginano lasciando tra loro uno spazio esiguo per un albero, come un germoglio che fuoriesce da uno spiraglio, come a sorreggerlo, a proteggerlo, ad alimentarlo. Sono presenze in cui si percepisce il soffio della vita; nel generarsi della forma, si sprigiona un’emozione; la materia respira e non rimane inerte, alla ricerca di una compiutezza, e nel passaggio all’ ‘atto’ dalla ‘potenzialità’ aristotelica, esprime il palpito della vita, ‘esige’,come desiderio potente che si svela, il contatto con l’Assoluto. Francesco Landucci offre così la possibilità di accompagnare l’osservatore in un percorso di scavo interiore alla scoperta di se stessi, per una presa d’atto: la presenza della luce come illuminazione imperitura per la conoscenza. Alessandra Scappini Calendario Incontri a Monte Senario. Ciclo di riflessioni: “Homo Viator”. Il viaggio come metafora della vita. Sabato 14 luglio ore 18.30 tema: Viaggio. L’Esodo. relatore :don Luca Mazzinghi - presidente dell’Associazione biblica italiana. Sabato 21 luglio ore 18.30 tema :Da praticanti e pellegrini, il viaggio della Chiesa. relatore :Brunetto Salvarani, teologo saggista. Sabato 28 luglio ore 18.30 tema: Viaggio: paradigma della vita umana. elatore :fra Ermesa Ronchi, teologo frate sevo di Maria