Lupi & predatori. L'intervento e analisi approfondita di un lettore © n.c.
A seguito dell'ultimo articolo pubblicato su OK!Mugello in relazione al ritrovamento di un capriolo sbranato da un lupo, abbiamo ricevuto molti commenti. Tra questi una lettera apprfondita e molto ben argomentata, che volentieri pubblichiamo qui sotto. Da parte nostra intendiamo sottolineare che il nostro operato, riguardo alla pubblicazione della notizia, è da ascrivere solo ed esclusivamente al nostro ruolo; ovvero semplicemente quello di dare informazione di quello che accade nel nostro territorio.
UOMINI E LUPI – CACCIATORI ANTICHI
A fronte di pubblicazioni di articoli di cronaca sulla stampa locale, che riguardano episodi di predazione del lupo , affermando anche proposizioni spesso prive di evidenze scientifiche , corre l'obbligo pubblicare anche una serie di dati e informazioni, queste sì, basate su ricerche ed evidenze scientifiche. Nella convinzione che una informazione corretta possa essere solo di aiuto ad una discussione serena e basata sui fatti e non "sul sentito dire" vi invio quanto di seguito. Le informazioni seguenti sono il frutto di un Convegno Nazionale che si è svolto a Barberino di Mugello il 13/5/2017 organizzato in sinergia dall'Associazione Canis Lupus Italia e dalla Associazione RIVA ( Rinascita Venatoria Ambientale ). Relatori e campi di studio : Dott. DAVIDE PALUMBO – Biosfera – Biologo esperto in osservazioni Ambientali. Biologia del Lupo ed Ecologia Trofica in Italia Prof. FRANCO PERCO – Direttore del Parco Nazionale Monti Sibillini - Processo di integrazione del Lupo nella cultura venatoria nazionale. Dott. CANIGLIA - Ricercatori I.S.P.R.A. Ministero Ambiente Dott. GALAVERNI Dott.sa FABBRI - Tracking wolfe abundance and wolf x dog hibryds : 15 anni di monitoraggio genetico in Italia. Dott. LUCA MATTIOLI – Dirigente Prov. Arezzo serv. Tutela Fauna - Caccia e Pesca. - Esempio di convivenza pacifica tra lupo e allevatori sulle montagne Aretine. Dr. DUCCIO BERZI - Ricercatore – Ass. Canis Lupus Italia - Prevenzione nel conflitto con la zootecnia. Prof. SILVANO TOSO – Già Direttore INFS ( Istituto Nazionale Fauna Selvatica ) oggi I.S.P.R.A ( Istituto Ministero Ambiente per la protezione e la Ricerca sulla Fauna Selvatica ) - Il controllo numerico : quando Scienza, Politica e Società prendono strade diverse. E' ovviamente impossibile poter raccontare tutto quanto è stato detto e spiegato dai relatori, sia per la complessità di alcuni argomenti che per la lunghezza degli interventi. Ma quello che preme far conoscere, sono alcuni numeri ed alcuni concetti fondamentali che dovrebbero entrare a far parte del sapere comune anche per sfatare credenze e dicerie totalmente false. Va da sé che si debba trovare una linea di equilibrio nella convivenza fra il predatore, gli allevatori e il resto della comunità ivi compresi i cacciatori. Pertanto mi accingo ad elencare una serie di informazioni rilevate da ricerche scientifiche incontrovertibili . 1 – La consistenza numerica della specie Canis Lupus Italicus sul territorio nazionale è stimata in circa 1800/1850 esemplari distribuiti su tutto l'arco appenninico dal Sud Italia fino al ricongiungimento delle Alpi e sulle Alpi stesse soprattutto Orientali. Il conteggio è stato fatto analizzando il DNA di tutte le tracce rinvenute, le fatte, le carcasse di lupi morti, monitoraggi con collare, osservazioni dirette sul campo, per questo il margine di errore è risibile. Nella sola Toscana sono presenti circa 109 gruppi stabili (1 gruppo consta di circa 4/5 soggetti, totale circa 550 esemplari distribuiti su tutto il territorio regionale). 2 – Lo studio del DNA ha peraltro permesso di escludere quasi totalmente fenomeni di ibridazione con i cani. Dalle ricerche effettuate da ISPRA è stato rinvenuto DNA canino per quote dello 0, - praticamente assente. Questo sfata completamente una delle dicerie sulla presenza di ibridi le cui predazioni sarebbero molto più deleterie sia per gli allevamenti che per l'uomo. Altro fatto fatto invece la numerosa presenza soprattutto al Sud di cani randagi. 3 – Il Lupo, al contrario del comune sentire, è un animale che si adatta bene a molte situazioni ambientali e molto elusivo. Se pensavamo ad un animale che vive solo sulle montagne lontano dai centri abitati ci sbagliavamo. Si è spinto fino alla Pianura Padana lungo le rive del Po', dove è stato osservato e studiato addirittura in campi di mais. I Lupi non sono stati reintrodotti, ci sono sempre stati, ma questa sua espansione è dovuta principalmente alla totale protezione di cui gode e alla grande ricchezza di fauna selvatica delle nostre montagne. Non esiste paese europeo che possa vantare una così grande densità di ungulati selvatici (cinghiali, caprioli, daini, cervi e mufloni) come in Appennino e sulle Alpi. Se si aggiunge la presenza di innumerevoli allevamenti soprattutto di ovini, si capisce che le risorse alimentari per il Lupo sono pressochè inesauribili. Il Lupo si riproduce solo ed esclusivamente se le risorse alimentari sono sufficienti. 4 – Da uno studio effettuato in Maremma (Provincia di Grosseto) analizzando il contenuto delle feci e di stomaci di lupi trovati morti si è redatta una classifica delle abitudini alimentari del Lupo. I gruppi di lupi in salute ed in equilibrio predano :Ovviamente queste percentuali possono variare secondo le zone ma il concetto fondamentale è che i lupi in branco cacciano precipuamente fauna selvatica. Gruppi destrutturati, cioè privati del maschio o della femmina alpha, tendono a rivolgersi alla fauna domestica, molto più semplice da catturare. Questo significa che, per esempio, procedere all'abbattimento del 5% dei lupi presenti sul Territorio Nazionale come era previsto da Piano Lupo del Ministero dell'Ambiente, su pressante richiesta degli allevatori, destrutturando gruppi familiari, potrebbe solo peggiorare la situazione per ovvie ragioni. Inoltre il 5% è una cifra insignificante che non cambierebbe di una virgola l'esito delle predazioni aumentando quelle a discapito della fauna domestica di allevamento. Avrebbe poi un costo esorbitante per il dispiego di personale qualificato ed il tempo impiegato. 5 – C'è comunque una percentuale piuttosto elevata di mortalità della specie, dovuta principalmente al conflitto fra cacciatori e specie (avvelenamenti), al bracconaggio, agli investimenti stradali ed infine ad opera degli stessi allevatori. 6 – Non sono stati documentati attacchi di lupo su esseri umani. L'ultimo attacco documentato risale alla fine del 1800. 7 – Occorre trovare un punto di equilibrio fra la presenza ormai costante del predatore ed il mondo degli allevatori, dei cacciatori ed infine della società civile. L'area di conflitto problematica risulta essere quella con gli allevatori che lamentano, non sempre a ragione, la distruzione delle greggi o di singoli capi di bestiame. Nel sud del Paese molto spesso i danni sulle greggi vengono procurati da branchi di cani randagi dando poi la colpa al lupo. 7bis – I cacciatori non devono vedere il Lupo come sanguinario antagonista ma come un “collega” che caccia sempre nei limiti delle proprie necessità alimentari e nelle regole dettate dalla natura. 8 – Conclusioni: sia la presenza di fauna selvatica ungulata che quella del lupo, sono una ricchezza per l'intero territorio nazionale, ed è necessario rivolgere, da parte dello Stato e delle Regioni una cospicua dose di risorse economiche impiegandole per esercitare la prevenzione. Questo significa, ove possibile, aiutare gli allevatori con recinzioni e cani da guardia selezionati e specializzati e con cospicui indennizzi ove i danni dovessero oltrepassare i limiti di tollerabilità. Da parte degli allevatori sarebbe richiesta onestà, dato che a fronte di aziende soprattutto piccole che hanno avuto danni importanti, ve ne sono altre, soprattutto di medie e grandi dimensioni che si lamentano a prescindere, riguardo agli attacchi di lupo. Da parte dei cacciatori sarebbe richiesto un salto di qualità per uscire dall'“ignoranza” che spesso li induce a comportamenti scorretti e deleteri. Ciò non significa che questi danari vadano sprecati, perché il mantenimento di questo Status è già tuttora un volano di lavoro ed economia indotta (vedi caccia agli ungulati) , anche turistica. In questo sono illuminanti le esperienze pratiche, provate sul campo, nella Montagna Aretina, sotto la guida ed il controllo del Dott. Mattioli, come pure le esperienze che si stanno facendo nella regione Emilia Romagna dove è impegnato il Dott. Duccio Berzi. La Regione Toscana ha invece praticamente cancellato dal proprio bilancio le somme minime necessarie da spendere in prevenzione, lasciando così di fatto soli al proprio destino sia gli allevatori che il Lupo. Il Boscaiolo.
- Cinghiale 44,44%
- Capriolo 21,37 %
- Daino 13,68%
- Lepre 10,26%
- Istrice 5,98%
- Tasso 3,42%
- Animali dom. 0,85%
Ugo
Mia nonna era del 1885 era del Mugello quando mii parlava dei lupi diceva che stavano in alto nei boschi(impenetrabili allora).Non ne parlava con timore,cosa che invece aveva delle vipere. Quindi la soluzione non sar semplice ,come non lo per tutti i casi complessi.Si tratta solo di affrontarla seriamente.Ristabiliamo l'equilibrio faunistico che era proprio del nostro territorio,guardiamo come era nel 1910 oppure 1930 o nel 1960..... Mi dispiace insistere,ma non accetto che si nascondano gli errori commessi cercando soluzioni pagliative .Di cosa si ha timore? Ugo
Vico
Il problema insolubile ma possibile solo diminuirne i danni. Le recinzioni hanno un sacco di controindicazioni proprio dal punto di vista naturalistico e non danno garanzie certe. Anche i cani causano problemi. D'altro canto se non vengono posti rimedi o indenizzi si incentiva il brocconaggio e gli avvelenamenti.
Ugo
Mi scuso per intervenire nuovamente ma siamo in argomento e chiedo:tutti gli incidenti stradali provocati da selvatici e preciso ungulati,incidenti anche gravissimi per lesioni a persone oltre che ai mezzi coinvolti,su questi non mi sembra vi sia attenzione mediatica,come mai?LA vita umana ha valore? I danni vengono risarciti? Come? Ugo
Ugo
Articolo molto interessante e presentato con dati scientifici.Almeno non si ricade nelle solite affermazioni e grida:attenti al lupo! La prevenzione una voce che non si vuole ben comprendere e applicare e qui ben presentata.Vorrei far presente e aggiungere che in particolare nel nostro territorio mugellano caprioli,daini ,cervi,cinghiali sono animali introdotti in tempi assai recenti causando squilibri ambientali. Il lupo il primo equilibratore ambientale. Chi ha sbagliato l'uomo. A S Rossore molti ma molti anni fa il proliferare di ungulati era gi conosciuto e noi ciechi lo abbiamo riprodotto nel nostro territorio.Chiediamoci il perch e agiamo di conseguenza. Ugo Arrighetti