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Monumenti deturpati per "gioco": la prevenzione passa dalla cultura

Un nuovo articolo a firma di Paolo Insolia

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Colosseo Colosseo © Gabriella Clare Marino
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Stavolta è toccato a Pisa e a Milano. Nella città costiera toscana una turista francese di diciannove anni ha inciso su una delle duecento colonne della celebre torre progettata da Buscheto e portata avanti dall’architetto Rainaldo, l’iniziale del suo nome e del fidanzato all’interno di un cuore. La ragazza è stata denunciata. Nel capoluogo lombardo invece tre giovani writers non ancora identificati hanno inciso con bombolette spray due scritte sul frontone della Galleria Vittorio Emanuele II in Piazza Duomo. La pista porta a un gruppo francese. Entrambi i fatti sono avvenuti nei giorni scorsi.

Purtroppo nel nostro paese accade spesso che le opere d’arte vengano vandalizzate. Quest’estate il Colosseo, l’opera più simbolica della capitale, è stato più volte deturpato da incisioni, e negli ultimi anni la nostra Firenze, capitale mondiale dell’arte rinascimentale, ha subìto attacchi irreversibili al suo patrimonio artistico - basti ricordare l’episodio avvenuto nel 2018, in cui la testa del dio Pluto bambino, parte della statua commemorativa del conte russo Nicola Demidoff, venne decapitata-.

L’aggiunta per gioco al titolo non è casuale. Un mese fa pubblicai un editoriale sugli attivisti di Ultima Generazione, dove davo un’interpretazione circa le loro azioni diversa da quella comunemente accettata. Il deturpamento delle opere d’arte attuato da Ultima Generazione, oltre a non creare alcun tipo di danneggiamento perenne alle opere stesse, è finalizzato a uno scopo nobile, ovvero chiedere ai governi di tutto il mondo di adottare politiche energetiche maggiormente sostenibili per il delicato, e già compromesso, equilibrio ambientale. La differenza con il vandalismo gratuito a cui stiamo assistendo in varie città italiane negli ultimi giorni è netta.

Chi danneggia deve essere punito indipendentemente dalle motivazioni che lo ha portato a farlo. La legge è uguale per tutti, e tale dovrà rimanere. Gli attivisti di Ultima Generazione sono consci delle conseguenze penali delle loro azioni. Ma se le motivazioni non devono intaccare la legge, possono almeno farci osservare il gesto da prospettive differenti. Innanzitutto è bene considerare che le incisioni non vanno via con della semplice acqua, come accade con le zuppe e le vernici scagliate dagli attivisti per il clima contro i vetri che proteggono i dipinti, e che i graffiti sul frontone della monumentale galleria di Milano, seppur di facile ripulitura, sono stati realizzati per soddisfare il proprio ego, e non in nome di una giusta causa. Il graffitismo poi, che è nato a New York negli anni settanta del Novecento, ha ancora oggi la prerogativa di colorare, e quindi vivificare, i quartieri popolari, spesso uniformi e grigi. Deturpare i monumenti con disegni e scritte non è un comportamento rispettoso nei riguardi della cultura Hip Hop, di cui il graffitismo è parte.

“Non sapevo fosse antico”: si è giustificato così il turista inglese che ha inciso sulle mura del Colosseo una dedica d’amore per la sua fidanzata in una lettera inviata alla Procura di Roma e al sindaco della città. Seppur di una assurdità inaudita, e probabilmente neanche vera, tale giustificazione ci dice molto sulla salute culturale di cui gode in questo preciso momento storico la popolazione generale. Un momento storico dove la scienza applicata fa passi da gigante e la cultura umanistica viene trascurata, dimenticando che gli artisti e gli architetti che hanno realizzato le opere d’arte esposte nei musei e i monumenti da cui siamo circondati sono spesso riconosciuti come i promotori dell’ingegneria coeva.

Le scuole devono insistere maggiormente sullo studio della storia dell’arte. La gran parte degli atti vandalici potrebbe essere evitabile se i ragazzi avessero coscienza dell’importanza del patrimonio storico, artistico e culturale che ogni luogo della terra possiede. Preservarlo significa preservare la storia, senza la quale non possiamo conoscere i mutamenti e le dinamiche che ci hanno portato fino a adesso. Come disse lo storico March Bloch, amare l’arte, e quindi la storia, significa amare la vita. Soltanto conoscendo la storia dell’uomo possiamo comprendere che ogni mutamento è possibile, e che le catene dell’oppressione non sono definitive. In questo senso l’arte, che sia gotica o rinascimentale, barocca o moderna, ci parla e ci tenta di continuo. Siamo noi a dover tendere le orecchie.

Paolo Maurizio Insolia
 

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