Pubblichiamo una interessante riflessione da parte di Simone Peruzzi, attivista della Lista Civica Idea 2.0 di Scarperia San Piero, sul tema del valore della meritocrazia. Peruzzi pone una serie di domande che richiedono una risposta. Specifichiamo che tali argomentazioni sono opinioni dell'autore e non rivestono una indicazione di linea editoriale di OKMugello. Prendiamo altresì l'occasione per ringraziare l'autore per l'invio di tale scritto e invitiamo tutti i nostri lettori che desiderano condividere idee e/o opinioni a scrivere a [email protected] per richiedere la pubblicazione. OKMugello uno strumento di discussione e di confronto aperto a chiunque lo voglia utilizzare.
Sono cresciuto con gli insegnamenti di Don Lorenzo Milani nel cuore e la mia ragione se n’è nutrita. “Non si possono fare parti uguali tra diseguali.” diceva Lorenzo. Quindi il concetto di meritocrazia, che tanto va di moda in questi anni cupi, andrebbe rivisto e definitivamente accantonato. Non si parte tutti con le stesse risorse. Non si parte tutti dalla stessa linea. Non si parte tutti con gli stessi supporti. Non c’è dunque un traguardo uguale che possa funzionare da metro di comparazione per decidere chi è bravo e chi non lo è. Eppure questa stupida idea che accompagna il ragionamento (???) di molti è per lo più utilizzata da quelli che proprio non avrebbero diritto ad utilizzarla. Mi spiego. Quelli che hanno risorse, quelli che hanno vantaggi, quelli che hanno visibilità, quelli che godono dei privilegi che questo mondo distorto acconsente a pochi a discapito dei molti, sono proprio quelli che sbandierano il concetto di meritocrazia e se ne fanno paladini. Insomma, le regole del gioco le fanno loro. E allora, i bambini, i vecchi, i malati, i disabili, le minoranze etniche, le minoranze politiche, coloro che si battono per la pace, per l’uguaglianza (quella vera, quella dei diritti, e non quella fasulla del merito), tutti questi, e sono tanti, possono accomodarsi nella parte di mondo maledetta. Chi ha fatto le regole, di queste regole ci campa. E ci campa bene. No, non mi piace la meritocrazia. Ma non perché non voglio valorizzare l’impegno. Tutt’altro: proprio perché l’impegno è per me la discriminante fondativa, non posso assecondare questa perversione. Non ho mai amato il giustizialismo. Non mi piace un mondo dove le persone vittime di soprusi cercano la pace nel vedere l’autore del sopruso in galera. Sono cresciuto con l’amore per i popoli nativi americani, dove non esistevano le prigioni. Chi si macchiava di crimini e delitti veniva messo fuori dal sistema, era considerato persona indesiderata, perché aveva fatto un torto ai suoi fratelli. E i fratelli non volevano sporcarsi con l’odio e la vendetta. Semplicemente non volevano più questa persona tra di loro. Chi chiede a gran voce giustizia, spesso non si cura delle responsabilità dell’atto per il quale vuole recludere chi gli ha procurato danno. E’ un comportamento asociale. E’ un comportamento che denota assenza di maturità. E’ un comportamento che non tende mai a preservare la comunità, né a rimuovere le cause del danno. Non ho mai amato le corporazioni. Sono forme di egoismo e di privilegio. Sono aggregazioni strutturate per rivendicare diritti di parte e togliere quindi il diritto di tutti. Sono alibi per la copertura del malaffare individuale che trova riparo nel gruppo di simili, contro il bene di tutti. Cosa io amo o cosa io detesto ha poco interesse, ma forse questa riflessione su meritocrazia, giustizialismo e corporazioni potrebbe essere una chiave di lettura interessante per interpretare alcune vicende che riguardano la nostra comunità. Siamo amministrati da anni dallo stesso partito (corporazione? se non lo è ci si avvicina molto…). Gli appartenenti a questo partito si pregiano di essere meritevoli e vantano successi che nessuno nega, ma occultano o non affrontano in modo adeguato gli insuccessi e le criticità che si sono palesate. In alcuni casi, questi insuccessi, sono così grossolani e macroevidenti che si fa davvero fatica a tenerli nascosti, ma scivolano via come acqua su pietra…come se niente fosse accaduto. Eppure qualcuno ha gestito la questione del PIP di Pianvallico. Chi l’ha gestita? Possiamo sapere chi è responsabile di questa disfatta economica che inciderà in modo drammatico sul bilancio di un Comune? più di 12.000.000 (dodici milioni di euro) andranno a cadere come una mannaia sui conti della nostra comunità e si faranno sentire eccome, privandoci di servizi e di infrastrutture in maniera tanto incisiva quanto folle. Chi ha avuto responsabilità su queste scelte? Chi ha compiuto azioni che si sono rivelate inopportune, avventate e controproducenti? Eppure qualcuno ha gestito la questione dello stabile ex H2. Chi l’ha gestita? Possiamo sapere chi è responsabile di aver investito soldi su una struttura che oggi versa in condizioni di fatiscenza? Chi ha commissionato studi di fattibilità e ha richiesto certificati pagati magliaia di euro? Chi ne ha predisposto l’acquisto per convertirla in struttura pubblica (biblioteca) e ci ha perfino fatto una campagna elettorale sopra, per poi, subito dopo il voto, scoprire che non si poteva fare nulla? Chi è stato così avventato e poco lungimirante? Chi si è mosso ignorando vincoli che preesistevano o che, comunque, sarebbero stati presenti nel breve volgere di qualche settimana? Chi è responsabile dell’incuria in cui versa oggi lo stabile e della mancata intenzione di cambiarne destinazione d’uso per far sì che un bene pubblico non cadesse in rovina e con esso tutti gli investimenti fatti? Eppure l’inquinamento di molti siti del nostro territorio è cosa risaputa. Chi ha permesso che queste discariche venissero utilizzate senza controllo? Chi ha tratto interesse dall’uso incontrollato di questi siti? Quali sono i rapporti politico-economici con le società che dovrebbero vigilare la salute dei cittadini e il mantenimento del nostro territorio? Ed ecco che mi tornano utili le riflessioni su meritocrazia, giustizialismo e corporazioni. I meriti devono fare i conti con le responsabilità. Devono uscire nomi e cognomi di quelli che hanno gestito queste vicende e devono emergere nel dettaglio tutte le azioni che sono state contrarie alla corretta amministrazione nell’interesse del bene pubblico. Gli amministratori, che gestiscono il nostro territorio e le comunità che ci vivono, in modo corporativo, attraverso un partito che è dominante in maniera incontrastata e incondizionata da decenni, devono smettere di coprirsi dietro alibi e rimpallando le responsabilità. Queste devono essere disvelate e devono essere indagate sia le implicazioni tecnico-operative che quelle economiche-finanziarie e anche quelle politiche. E siccome non sono giustizialista, a me non interessa affatto che i responsabili vengano arrestati o che paghino penalmente e civilmente: ci sono organi dello Stato che sono deputati a questo, confido che chi ha sbagliato venga sancito secondo le leggi dello Stato stesso. Mi interessa però che chi si è reso protagonista di questi errori e di queste mancanze esca allo scoperto. Escano i singoli ed esca anche la copertura che ha consentito a questi singoli di perpetuare negli anni queste mancanze. Mi interessa che agli individui e alle loro corporazioni, che hanno gestito in maniera impropria e fallimentare la cosa pubblica, sia tolta la possibilità di continuare a far guai. Poco mi interessa se la base elettorale, non conoscendo affatto le splendide parole di Don Milani, oppure disinteressandosene, ha deciso di riconcedere mandato dopo mandato la possibilità a queste corporazioni e ai loro rappresentanti di governare il nostro territorio. Hanno avuto straordinarie occasioni per fare bene. Alcune, molto importanti, direi vitali per la nostra comunità, sono state sfruttate malissimo. E’ ora di far emergere queste responsabilità. E’ ora che chi ha fatto scelte sbagliate non sia più additato per il proprio merito. E’ ora che chi ha governato non curandosi di conseguenze molto negative per la collettività, sia messo in condizioni di non continuare con questo scempio del bene di tutti.Simone Peruzzi attivista della Lista Civica Idea 2.0 che da comunista non ha trovato alcun problema a occuparsi, insieme ad altri che la pensano diversamente, di questioni legate al territorio del Comune di Scarperia e San Piero, cercando di avere risposte e provando a dare il proprio contributo ad una dialettica che sembra in secca più del torrente Carza.