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Presentazione del libro "L'Università delle Mamme e dei Papà" di Anna Borgia e Annalisa Panerati

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Presentazione del libro L'Università delle Mamme e dei Papà di Anna Borgia e Annalisa Panerati Presentazione del libro L'Università delle Mamme e dei Papà di Anna Borgia e Annalisa Panerati © n.c.
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Il titolo del libro scritto da ANNA BORGIA “L’Università delle Mamme e dei Papà”, che verrà presentato domenica 21 ottobre, presso la Pieve di Santa Maria a Dicomano alle ore 15:30 mi ha incuriosito. Così le ho scritto e  le sue risposte sono state più che belle, interessate, ed esaurienti. Si tratta di un libro rivolto ai genitori, gli insegnanti e a tutti coloro che hanno a cura la nascita, la crescita, la educazione delle nuove generazioni.

A questo proposito ho voluto rivolgere alcune domande all'autrice, iniziando a delineare un profilo di Anna:

Anna è una donna di 62 anni, nata a Buenos Aires in Argentina, perché il padre era emigrato lì dopo la guerra. Ha compiuto i suoi studi a Firenze, e si è laureata in psicopedagogia con il professor Borghi, un grande studioso delle correnti pedagogiche degli anni ’70. Si è diplomata a Siena, nella scuola per sordomuti Tommaso Pendola, che dice, INSEGNAVA AI MUTI A PARLARE. Diploma di ortofonista nel 1978 (persone abilitate al trattamento dei disturbi della fonazione). Nel 1979 si è sposata e sono nati i suoi primi quattro figli: Filippo, Francesca, Matilde e Alessandra. Dopo ha insegnato nelle scuole dove cercavano di inserire i bambini ROM e li seguiva personalmente. Poi ha insegnato nelle scuole elementari, ma anche lettere e filosofia nei licei. Continuando comunque a studiare, ha dovuto lasciare il lavoro fisso per dedicarsi alla famiglia. Si è, successivamente, ribellata ulteriormente, ed ha fondato "L'Università delle Mamme e dei Papà" per rendere professionale il lavoro dei genitori! Si è poi diplomata al corso a Milano OFFE, orientamento familiare ed è diventata   Orientatrice Familiare.

Dobbiamo per forza sapere perché hai deciso di trattare un argomento così tosto, come la educazione, in un periodo che, pare difficile.

Prima di parlare di quale sia il  ruolo più difficile, vorrei far passare l'idea che l'educazione deve diventare da una preoccupazione a una sana occupazione. Poi domanda spontanea, 

quale è per te, il ruolo più difficile?

Per me, ruolo più difficile è quello dei figli che hanno da sopportare genitori spesso disorientati, padri incerti, e madri ansiose e autoritarie.

Successivamente, le ho  chiesto di spiegarmi la scelta del titolo.

Il titolo del libro, di questo mio primo libro di pedagogia, rispecchia proprio quello dell'associazione da me fondata, e vuole rimarcare il fatto che se si studia, si riflette, ci si informa, anche il nostro modo di educare e di approcciarsi con i ragazzi cambia in meglio, e anche noi miglioriamo. Oggi non basta seguire l'istinto, bisogna fare una riflessione comune sulla educazione.

Poi, ha voluto parlarmi della sofferenza: la sofferenza, sia fisica che morale, sono la più grande scuola che possiamo avere. Essa ci plasma, ci trasforma, ci apre a nuove intuizioni. La sofferenza scava nel nostro cuore nuovi spazi di accoglienza e di comprensione. Ecco perché la pedagogia positiva, di cui è una strenua assertrice, vede nella sofferenza la possibilità di un oltre, che fa dell'uomo un essere unico  nell’universo. 

E la vita continua. Ma quello che noi vorremmo capire è se sia possibile trovare un modo per educare i figli ma, anche avvicinarci a loro.

 

 

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