5 APR 2025
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Referendum. Renzi a Firenze: «A un passo dalla vittoria»

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Referendum. Renzi a Firenze: «A un passo dalla vittoria» Referendum. Renzi a Firenze: «A un passo dalla vittoria» © n.c.
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Matteo Renzi ha chiuso la campagna per il Referendum costituzionale a Firenze, tra il giubilo di chi sventolava cartelli con su scritto «Basta un Sì» e l’atmosfera del possibile preludio della vittoria. O meglio, stando agli ultimi sondaggi pubblici, della rimonta. Piazza della Signoria era piena, già dalle 19 e 30 in tanti sono arrivati (Toscani e non). Musica pop sul palco, poi – con una mezz’ora di ritardo dall’orario prestabilito, le 21 – il Presidente del Consiglio è arrivato. Su le bandiere, applausi e cori. E lui, dopo pochi minuti, affonda: «Noi siamo con la gente, siamo in mezzo alla gente, siamo con le persone. Se siete qui oggi, in piazza, è perché pensate, guardando questo palazzo, guardando ciò che questa città ha saputo fare nel corso degli anni, dei secoli, pensate che il tempo dell’Italia non è soltanto il passato. Non andiamo sempre avanti a dirci di no, che non cambia niente: siete qui perché credete nella politica e non nell’antipolitica». Di «merito» si parla poco. L’attenzione è sul clima rovente del Paese, sulle polemiche e gli insulti. Sulla partecipazione politica e la mobilitazione al voto. «Ci sono persone che se avessero avuto una poltrona del mio Governo - scandisce con toni concitati -  sarebbero state con noi. Ma noi siamo quelli che non hanno immunità e vitalizio, noi siamo quelli che stanno aggrappati al desiderio profondo di cambiare le cose». Ancora: «Siamo a un passo! Ma le ultime 48 ore sono quelle decisive: gli indecisi sono tantissimi, dobbiamo cercarli uno per uno, nelle ultime 48 ore si gioca tutto!». E invita tutti, col sorriso in volto, a mandare messaggi agli amici, passare porta a porta, e battere sul tempo il fronte opposto, quello del No. «Se vince il Sì non è il voto dei brogli, ma degli italiani», ribatte a distanza a chi ha parlato – specie Matteo Salvini – di voto irregolare all’estero, o anche «delle 500mila schede già segnate che sarebbero nascoste a Rignano sull’Arno». E insiste: «Ci sono ancora tanti indecisi che non credono alle bufale». Nel giorno in cui il quotidiano della City di Londra, il Financial Times, ha messo nero su bianco il supporto al Premier italiano (invitandolo a non dimettersi se la riforma fosse bocciata dal voto popolare), si chiude un confronto duro, divisorio, costantemente aggressivo. Renzi a novembre ha girato l’Italia con oltre 20mila km percorsi dal Nord al Sud; la sera in Tv, sempre, e nei ritagli di tempo, interviste e dirette Facebook. A quasi un anno dalla risolutezza mostrata quando promise dimissioni in caso di sconfitta (in conferenza stampa, il 29 dicembre 2015, tuonò: «Se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica»), negli ultimi due mesi ha ri-personalizzato la sfida sulla «madre di tutte le riforme». E ora, domenica, si gioca tutto. Lui è convinto: «Questa non è la battaglia dell'uomo solo al comando. Secondo me vince il Sì, ma se vince il No avremo fatto vincere la politica. Via Fiorenza, viva l'Italia del Sì!». In Piazza San Carlo a Torino, intanto, Beppe Grillo, quasi in contemporanea, non ha lesinato critiche: «Ci stiamo giocando un pezzo di libertà, io sono anche disposto a non essere più libero, ma almeno voglio il diritto di votare o no il mio dittatore». La partita, ora, è in mano ai cittadini. Domenica 4 dicembre, nelle urne.

 

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