Danilo Comino su GliEroidelCalcio.com ci racconta di come Andy Warhol abbia trasformato un campione del calcio in una icona Pop...
Il ritratto di Pelé fa parte di una serie di dieci ritratti di campioni sportivi commissionata a Warhol in quello stesso 1977 dal collezionista statunitense Richard Weisman. Le opere raffigurano, oltre al calciatore brasiliano, il pugile Muhammad Alì, il cestista Kareem Abdul-Jabbar, il giocatore di football americano O.J. Simpson, il golfista Jack Nicklaus, la tennista Chris Evert, la pattinatrice artistica Dorothy Hamill, il fantino Willie Shoemaker, la stella di hockey su ghiaccio Rod Gilbert e il campione di baseball Tom Seaver. Gli atleti scelti da Weisman erano tutti statunitensi a eccezione del canadese Gilbert e del brasiliano Pelé (che però giocavano entrambi per squadre newyorkesi)...
Andy Warhol è il più celebre esponente della pop art, il movimento artistico nato nella Gran Bretagna della seconda metà degli anni Cinquanta, che pose al centro del suo interesse la moderna civiltà dei consumi con le sue merci e le sue tecniche di comunicazione. Le opere d’arte pop si caratterizzavano per le iconografie tratte da ambiti che l’alta cultura definiva “bassi” come la pubblicità, i mass media, o i fumetti: infatti, “pop” è l’abbreviazione di “popular”.
Per Andy Warhol tutto faceva parte della moderna civiltà statunitense ed era divulgato dai mass media allo stesso modo: i prodotti di largo consumo come le zuppe Campbell’s o la Coca Cola, le celebrità del mondo dello spettacolo o le notizie di cronaca nera. L’arte di Warhol non faceva che riflettere questa società come uno specchio.
Negli anni Settanta si specializzò nella produzione di ritratti di ricchi personaggi, un’attività che gli faceva guadagnare molti soldi. Del resto, la relazione arte/denaro era molto importante per Andy Warhol, che giunse ad affermare quanto segue: “essere bravi negli affari è il tipo di arte più affascinante. Fare soldi è arte, lavorare è arte e i buoni affari sono la migliore arte”.
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