
A seguito delle ripetute contestazioni dei residenti, si è giunti al punto di rottura. Chioschi provvisori per la vendita di bibite, frutta e panini, diventati col tempo, e alla luce del sole, bar e ristoranti in piena regola, dopo aver fatto scattare un’inchiesta nel 2014 da parte della Procura di Firenze - coordinata dal sostituto procuratore De Gregorio e delegata alla sezione di polizia giudiziaria del corpo forestale - hanno indispettito il sindaco di Borgo San Lorenzo, Paolo Omoboni. Così dal Comune, deciso a liquidare la vicenda su indicazione dello stesso Pm, sono arrivate le ordinanze: si tratterebbe di opere realizzate «in assenza del Permesso di Costruire», quindi via libera alla demolizione entro 90 giorni e al ripristino dei luoghi. Il groviglio burocratico-amministrativo cui si deve il presunto illecito risalirebbe a diversi anni fa. E in questo senso sarebbero coinvolti in tanti: consiglieri, sindaci e assessori al commercio che si sono succeduti negli anni, violando o aggirando le norme in vigore. In particolare si punta il dito su una delibera, la 25 dell’aprile 2014, con la quale si è approvato un piano per l’esercizio commerciale su area pubblica, stabilendo nuove misure per le superfici assegnate a 9 «posteggi fuori mercato». Per dirigenti e amministratori locali si ipotizza il reato d’abuso d’ufficio, con l’accusa di «aver intenzionalmente arrecato un indebito vantaggio patrimoniale ai titolari di tali posteggi fuori mercato». Ora, escludendo le postazioni dei fiorai ai cimiteri comunale e della Misericordia, e al camioncino del pescivendolo in piazza Martiri della Libertà, sarebbero quattro i chioschi e dehors con le ore contate: La Capannina nel parcheggio di viale della Resistenza-parco della Misericordia; il Piter Pan-Ino nel parcheggio di viale Giovanni XXIII; il bar-pizzeria Glamour a Panicaglia, e L’Oasi del Gusto, in viale Kennedy. Mentre le indagini proseguono, divampano le polemiche per le responsabilità delle vecchie giunte borghigiane: da Baggiani, a Margheri fino a Bettarini (attuale assessore al turismo di Nardella a Firenze). Si partirebbe nel 1990, quando il sindaco Baggiani concesse un’autorizzazione provvisoria per l’installazione di un chiosco in viale della Resistenza. Poi dal provvisorio si passò al definitivo, con la comparsa di altre strutture autorizzate da chi nel tempo aveva il compito di approvare gli atti. Per lunghi periodi, dunque, fino a oggi, per negligenza o convenienza (proprio sulla questione ruota l’inchiesta) a Borgo San Lorenzo si è girato lo sguardo altrove, giungendo infine a una situazione fuori controllo. Tre dei diretti interessati, intanto, non si espongono e preferiscono tacere. Bettarini ci concede poco: «Ho piena fiducia nella magistratura e conto che si faccia chiarezza al più presto. Non credo però sia il caso di parlar in questo momento: non commento un’indagine in corso, perché si sta verificando la legittimità degli atti». Omoboni, impegnato in giornata in una riunione, spiega di non voler rilasciare dichiarazioni, almeno per il momento. Lo stesso vale per Paolo Francini, ex-assessore al commercio: «Ho saputo dalla questione dai giornali. Non ho ricevuto ancora nessun avviso di garanzia. Non ho nulla da dire». Mentre Antonio Voce, difensore della parte politica, si mostra sereno: «Siamo stati interrogati e abbiamo risposto. Confidiamo che la procura archivi al più presto le posizioni dei politici». Col rischio ormai concreto di perdere l’attività commerciale, non l’hanno certo presa bene i gestori dei chioschi. Tra chi preferisce non parlare, seguendo le strategie orchestrate dai rispettivi avvocati in queste ore, qualcuno ha voluto dire la sua. «Ci troviamo in mezzo a un problema più grande di noi – ci riferiscono da La Capannina – Negli anni precedenti le amministrazioni non hanno svolto nessun tipo di controllo, sono state concesse le autorizzazioni ogni volta che ne abbiamo fatto richiesta diretta in Comune. Ora siamo in un pasticcio: o ci demoliscono il locale, oppure, se va bene, dovremmo sborsare almeno 10 mila euro tra spese per l’avvocato e regolarizzazione. In questa storia, onestamente, ci sentiamo più vittime che carnefici; infatti valuteremo la possibilità di fare ricorso al Tar se si va avanti così. Chi ci doveva segnalare gli illeciti ci ha fatto credere il contrario». Si prevede una dura battaglia legale. Le strutture, per la Procura e la Regione, non avrebbero dovuto, e di fatto non possono, avere le carte in regola per mandare avanti un’attività del genere (un ambiente con tavolini, pavimentazioni in cemento o legno, coperti, elettrodomestici, ecc.) perché manca il presupposto fondamentale: la titolarità del suolo. Ma quelle autorizzazioni, con modi e fini ancora da approfondire, sono state ottenute. Difficilmente la soluzione sarà indolore: in ogni caso, qualcuno dovrà pagare.
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[…] si parla anche del Chioschi-gate mugellano, e OK!Mugello da’ anche la parola ai gestori (clicca qui). Poi un maxi sequestro di droga a Barberino (clicca […]
2016. Tutto l'anno in 50 notizie, by OK!Mugello ~ OK!Mugello
[…] si parla anche del Chioschi-gate mugellano, e OK!Mugello da’ anche la parola ai gestori (clicca qui). Poi un maxi sequestro di droga a Barberino (clicca […]
leonardo
Vista la situazione, le vittime non sono solo i gestori ma al solito i cittadini. Gli errori di chi autorizza prima la costruzione poi il cambio di uso e l'utilizzo del suolo pubblico porter di sicuro a costi per le amministrazioni. E di conseguenza per i cittadini. Da un altra parte, si parla sempre di decoro, e poi si permette di dare licenze a locali veri e propri che non hanno nemmeno i servizi igienici ma magari un parco intero per far fare i bisogni ai loro clienti...