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Per evitare la prossima alluvione bisogna investire sulla montagna

Lo affermano i dottori agronomi e forestali della Toscana.

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Nella tarda serata del 2 novembre scorso la Toscana settentrionale, in particolare in una ristretta fascia di territorio posta fra Livorno e l’alto Mugello, è stata interessata da un evento meteorologico particolarmente intenso e violento.
Le piogge sono risultate molto abbondanti nell’area pratese, dove è caduta in sole 5 ore l’acqua che mediamente piove in due mesi.
L’eccezionale intensità del fenomeno ha messo in crisi il sistema regimante dell’intera Val di Bisenzio, con diffuse esondazioni che hanno provocato numerosi danni.
Dopo questo ennesimo evento estremo, collegato alla crisi climatica in atto e quindi destinato a ripetersi a breve in altri territori, i Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Toscana sottolineano l’importanza della prevenzione “a monte”: per creare territori più resistenti e resilienti è necessario riprogettare la difesa dei versanti, attraverso opere diffuse di sistemazione idraulico-forestale.

Eventi come quello accaduto nella Toscana settentrionale a inizio novembre, ma anche tra Toscana ed Emilia Romagna a maggio dello scorso anno, o ancora nelle Marche a fine estate del 2022, sono sempre più frequenti a causa della crisi climatica in atto.
Si osserva in particolare un netto aumento dell’intensità dei singoli eventi: la quantità di pioggia caduta in poco tempo è sempre di più e ciò mette in crisi i sistemi regimanti storici, che non erano stati dimensionati per portate di piena di questa entità.

«Solo con l’approccio integrato tipico della nostra professione, fatto di cura del territorio in montagna, manutenzione idraulica razionale dei corsi d'acqua e aree di laminazione in pianura si può ragionevolmente sperare di mitigare gli effetti estremi di un clima impazzito», spiega David Pozzi, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Prato,
«Una massima che recitavano i nostri vecchi, e che è valida tutt’ora, diceva che “la pianura si difende dal monte”. 

Avevano ovviamente ragione: se la pianura oggi piange danni e vittime è perché manca una manutenzione strategica della montagna, dove prevale l’abbandono. La politica deve investire molto più di ora per mettere in sicurezza i territori: noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali siamo a disposizione, con tutta la nostra professionalità, per intraprendere questo cammino necessario».

A questo si aggiunge l’abbandono diffuso delle opere di micro-regimazione, che in secoli di lavoro l’uomo aveva distribuito capillarmente sul territorio, non solo con la funzione di intercettare e convogliare ordinatamente le acque di scorrimento superficiale verso valle, ma anche di rallentarne la velocità e quindi il potenziale erosivo. Quello che più sorprende dell’alluvione in Val di Bisenzio è stata l’enorme quantità di sedimenti fluitati verso valle proprio a causa della quasi totale disarticolazione delle antiche opere di regimazione fluviale, come briglie e muri di sponda, realizzate perlopiù in pietrame a secco. Questo ha provocato l’ostruzione di tutti i tombamenti, dai semplici tubi sottostradali ai ponti, con conseguenze disastrose per gli insediamenti, i manufatti e la viabilità.

Dopo i soccorsi e la conta dei danni è ora fondamentale pensare al futuro. La nuova normalità climatica metterà infatti ancora a dura prova i versanti delle nostre colline e montagne, generando enormi problemi anche a valle. Per questo è quantomai urgente e necessario lavorare da subito per mitigare gli impatti del riscaldamento globale. In questo contesto, una delle azioni più efficaci sarà quella di progettare e realizzare una nuova grande opera diffusa di sistemazione idraulico-forestale del territorio, adeguata alla frequenza e alla scala di questi eventi. I Dottori Agronomi e Dottori Forestali potranno avere un ruolo centrale in questo auspicabile processo, perché conoscono i territori, le loro fragilità, e hanno competenze specifiche essenziali nell’ambito della sistemazione dei bacini montani.

 

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