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La pittura fiorentina del primo cinquecento torna protagonista agli Uffizi: tre nuove sale

Numerose opere di grandi artisti del periodo su tutti: Andrea del Sarto e Fra Bartolomeo

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Uffizi Uffizi © Uffizi
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Uno spazio importante quello inaugurato nella data di oggi, Martedì 15 ottobre, al secondo piano della Galleria degli Uffizi, che raccoglie una selezione di oltre 20 dipinti raccolta intorno al capolavoro de "La Madonna delle Arpie", esemplificando perfettamente la maestria e l'eclettismo della scuola pittorica toscana che ha aperto la strada ad alcuni tra i grandi geni del Rinascimento come Raffaello Sanzio. Un tris di nuove sale per celebrare la grandezza di Andrea del Sarto, Fra Bartolomeo e tutto quel nucleo di pittori attivi a Firenze nella prima metà del XVI secolo.

Questi nuovi 25 dipinti si trovano alla fine del Terzo Corridoio, concludendone cronologicamente la narrazione storico-pittorica, portando alla luce e alla conoscenza dei visitatori un'esperienza creativa che ha animato la vita culturale nella Firenze cinquecentesca, contribuendo a radicare, ben oltre i confini toscani, quella 'maniera moderna', che costituisce la fase più matura del Rinascimento. Un movimento pittorico e un fermento culturale importante di cui i massimi esponenti furono proprio Fra Bartolomeo e Andrea del Sarto.

Fra Bartolomeo, insieme ai fratelli Ghirlandaio, Piero di Cosimo, Botticcelli e Perugino, è un'esponente di primo piano della scuola pittorica fiorentina del tardo XV secolo, un periodo che lascerà il segno in Michelangelo, Raffaello e tutta quella generazione di pittori giovani, brillanti e ingegnosi cui si prepara a cedere il testimone. Questi, facendo anche tesoro delle ricerche sulla luce e sui moti dell'anima di Leonardo, rivoluzioneranno il modo di rappresentare e intendere la figura umana e il paesaggio.

In particolare, la profondità spirituale e la monumentalità classica delle sue composizioni, faranno di Fra Bartolomeo il vero apripista di un giovanissimo Raffaello Sanzio, giunto a Firenze nel 1503. Il frate, a capo di un'importante bottega nel convento di San Marco, influenzò due secoli di pittura anche grazie alla conservazione e alla trasmissione dei modelli grafici da lui tracciati.

Il cuore della prima sala è sicuramente "La Visione di San Bernardo" di Fra Bartolomeo, dipinta nei primi anni del '500, che viene posta in dialogo con la "Visitazione" di Mariotto Albertinelli. Quest'ultimo era il pittore con il quale proprio Fra Bartolomeo condivise la bottega per molti anni prima di prendere i voti. Entrambi condividevano il gusto per le composizioni solenni e quiete, caratterizzate da semplicità, schiettezza espressiva oltre che da paesaggi ampi e luminosi.

La sala successiva è interamente dedicata al maestro Andrea del Sarto, massimo protagonista della pittura fiorentina negli anni '20 e '30 del cinquecento. Qui sono state raccolte le sue opere di grandi dimensioni, che originariamente erano destinate agli altari di chiese e confraternite e che illustrano ogni fase della sua attività pittorica. La già citata "Madonna delle Arpie" è il fulcro intorno a cui ruota tutta la sala e che si trova nella parete in fondo. Datata nel 1517, quest'opera della prima maturità di del Sarto, proveniente dalla chiesa di San Francesco dei Macci a Firenze, costituisce un capolavoro di equilibrio stilistico, perfezione formale e armonia cromatica e fa comprendere cosa voglia dire ciò che Giorgio Vasari scrisse nelle sue "Vite dei pittori" parlando di Andrea del Sarto come "pittore senza errori". Un'opera di straordinaria importanza, grazie alla quale del Sarto divenne un punto di riferimento fino al primo Seicento.

Alla fine del Terzo Corridoio si trova l'ultima sala che è stata concepita con l'intento di restituire l'idea di quanto fosse variegato e all'avanguardia il panorama artistico e pittorico di Firenze nelle prime due decadi del XVI secolo. Questa sala, infatti, offre al pubblico la visione delle opere del Franciabigio, grande amico di Andrea del Sarto col quale ha collaborato in più occasioni: il loro sodalizio, ad esempio, ha dato vita agli affreschi del Ciostrino dei Voti alla Santissima Annunziata e a quelli del Chiostro dello Scalzo. Quella del Franciabigio è una sensibilità più introspettiva e domestica, che raffigura la dimensione più quotidiana della pittura. Di lui viene esposta, dopo sei anni di assenza, la "Pala di San Giobbe", datata 1516 e proveniente dalla cappella della Compagnia di San Giobbe, presso la Santissima Annunziata.

Subito accanto, è possibile ammirare i capolavori di Alonso Berruguente, uno dei pittori spagnoli giusti in Italia intorno al 1508 per studiare le opere di Michelangelo e Raffaello, nonché esperti della Roma antica e del senese Domenico Beccafumi oltre che di Domenico Puligo. Tra le novità di questo nuovo allestimento, ha particolare rilievo la scelta di unire insieme quattro pannelli facenti parte della Camera Borgherini.

Si tratta di un ciclo di pitture progettate per servire da decorazione agli arredi e alle pareti di una stanza da letto matrimoniale allestita presso il palazzo della famiglia Borgherini, potenti banchieri fiorentini. Un complesso al quale hanno lavorato, oltre al già citato Andrea del Sarto, nomi importanti come quello del Pontormo e di Francesco Granacci, decorazioni al letto, alle spalliere, alle seggiole e ai cassoni che sopravvivono oggi in quindici tavole di dimensioni diverse suddivise tra la National Gallery di Londra, Galleria Borghese di Roma, la Galleria degli Uffizi e la Galleria Palatina di Firenze. In particolare, i dipinti degli Uffizi e della Palatina tornano insieme pdf mostrarne, seppur in parte, l'aspetto complessivo originario oltre che per esaltarne l'importanza nella pittura fiorentina del tempo. 

Queste tre nuove sale permettono di contestualizzare le sale Leonardo, Michelangelo e Raffaello al secondo piano della Galleria, ricostruendo la ricchezza e la vivacità della pittura fiorentina del primo ventennio del Cinquecento, per mostrare plasticamente quanto l'eccelso esempio di da Vinci, Buonarroti e Sanzio abbia ispirato e guidato nel loro esercizio creativo e stilistico gli artisti
toscani agli albori del Sedicesimo secolo.
- ha detto il direttore della Galleria degli Uffizi Simone Verde - Quelli esposti negli spazi
inaugurati oggi sono tutti veri e propri maestri, capaci di esprimere, ciascuno secondo la propria personalità, un ingegno pittorico
notevolissimo, oltre che di fondamentale importanza per la storia dell'arte
”.

Parole a cui seguono quelle della curatrice della pittura del Cinquecento Anna Bisceglia: “In questo allestimento abbiamo inteso restituire, in un solo colpo d’occhio, e in una sequenza organica, quale ricchezza numerica e qualitativa Firenze seppe esprimere attraverso i molti artisti che si mossero in quel ventennio così straordinario sul fronte artistico. - ha detto - Abbiamo spiegato come nei primissimi anni del secolo Fra Bartolomeo abbia saputo dare una dimensione più monumentale e classica alla tradizione precedente,
e come Andrea del Sarto abbia colto quell’esempio e quello di Michelangelo, Raffaello e Leonardo per la sua pittura perfetta ed equilibrata, tale che Vasari lo definì ‘il pittore senza errori’.
- conclude poi - E, accanto a loro, ci furono altri pittori non meno importanti che seppero sfruttare la lezione e gli esempi di Michelangelo e Raffaello ciascuno proponendo una visione personale nella rappresentazione della figura umana, delle emozioni, del sacro, o delle storie antiche”.

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