
"L´aria è detestabile in questa capitale verso la fine di ottobre, per tutto novembre e per una parte di dicembre. Mi si assicura che è persino mortale...". Il Marchese De Sade non conservò mai un buon ricordo di Firenze, che aveva visitato nel 1775 nel corso del suo Voyage d´Italie. Anche Giacomo Leopardi fu colpito dall´aria poco salubre del luogo ("questo sudiciume universale mi ammorba", scrisse il poeta in una lettera del 1828). Fortunatamente, dei tanti uomini illustri che conobbero la città e i suoi abitanti, la maggior parte scelse l´elogio piuttosto che l´invettiva. Lo dimostrano due volumi curati dallo storico d´arte Claudio Paolini, che assieme costituiscono una curiosa antologia di ciò che i più famosi visitatori hanno scritto su Firenze e sui fiorentini. I libri, intitolati Dei Fiorentini e della città di Firenze e Della città di Firenze e dei Fiorentini (pp. 96, euro 7 ciascuno) usciranno a maggio per i tipi di Polistampa. A partire dal Trecento fino ai giorni nostri tanti famosi statisti, artisti o intellettuali di ogni genere hanno speso parole indimenticabili sulla città del fiore. A partire dal Dino Compagni della Cronica (1310-1312), che annotava: "la detta città di Firenze è molto bene popolata, e generativa per la buona aria: i cittadini ben costumati, e le donne molto belle e adorne: i casamenti bellissimi, pieni di molte bisognevoli arti". E così via, un secolo dopo l´altro, passando per Coluccio Salutati e Leonardo Bruni, Stendhal e Mark Twain, fino ad arrivare al Novecento di Piero Calamandrei e Mary McCarthy. Tra immagini poetiche e di meraviglia, oppure disincanto e disappunto, le due piccole antologie ci mostrano come l´idea di Firenze sia mutata nel tempo e come l´approccio alla lettura della città sia cambiato in ragione del parallelo trasformarsi dello scenario storico. Del resto, confrontare ciò che i fiorentini hanno scritto e pensato dei loro concittadini, ma anche come la fiorentinità sia stata vista dai forestieri e dagli stranieri, offre spunti di riflessione su un "piccolo mondo" che muta il proprio carattere coll´avvicendarsi delle diverse epoche, mantenendo però dei punti fermi e immutabili. Tra cui, per dirlo con le parole della storica d´arte Eve Borsook, quello "specialissimo umore che dà alla sua gente una vitalità e una forza di carattere tanto più meritevoli quanto meno ostentate".Tutti coloro che sono interessati sono pregati di segnarsi le seguenti info: Gherardo Del Lungo (335 1373725); Eventi Pagliai s.r.l.; tel. +39 055 7378721; fax +39 055 7378761.