Sono consapevole che ciò che scriverò nel seguente editoriale farà storcere il naso a molti, ma il mio lavoro, oltre a dare notizie, consiste nel fornire ai lettori delle riflessioni, e premetto che quella di oggi non si allinea al pensiero dominante.
Prima di tutto, la notizia: due giorni fa, lunedì 3 luglio 2023, cinque attivisti del movimento di protesta Ultima Generazione hanno compiuto un blitz a Firenze, versandosi davanti al Battistero in Piazza del Duomo della salsa di pomodoro. Nel farlo, hanno richiamato l’attenzione sull’uso dei combustibili fossili, leggendo brani dalla Laudato Sì, la seconda enciclica di Papa Francesco, schierata a favore dell’ecologia integrale. Hanno oltretutto espresso solidarietà a due loro compagni che la scorsa estate si erano incollati le mani su una statua nei musei vaticani, e per questo condannati a nove mesi di reclusione - con pena sospesa - e al pagamento di 28.148 euro.
Non è il primo e non sarà l’ultimo blitz di Ultima Generazione - movimento presente in vari paesi europei - almeno fino a quando il governo italiano continuerà a finanziare l’utilizzo dei combustili fossili e non decida di investire concretamente nelle energie rinnovabili.
Le azioni di Ultima Generazione, così imprevedibili e scenografiche, non arrecano alcun danno alle opere d’arte e ai bersagli scelti per la protesta. Le vernici che utilizzano sono facilmente lavabili, e la salsa di pomodoro usata ieri è stata rimossa in pochi minuti.
Sono gli atti in sé ad essere potenti, vista la forte risonanza mediatica che ogni volta ottengono. Ed è proprio a questo che puntano gli attivisti. Ora, se in questi mesi ci siamo concentrati unicamente sull’aspetto immorale e deplorevole dei suddetti atti, ne abbiamo tralasciato le motivazioni.
C.G Jung sosteneva che se non si conoscono, o non si capiscono, le cause di un comportamento - sia esso condannabile o meno - non si può arrivare a comprenderlo. E la non comprensione di un evento ce lo fa cogliere senza la sua portata animica. Il grande psicanalista svizzero non ricercava le cause dei comportamenti dei pazienti in eventi passati, ma aveva capito che ogni sintomo psicologico era un messaggio della natura più profonda di chi gli sedeva di fronte. Il sintomo, e quindi l’azione, non era per forza un accadimento negativo, bensì positivo e necessario per la maturazione del paziente.
Visti da questa prospettiva, i blitz che fanno tanto indignare vogliono comunicarci qualcosa di importante e di non rinviabile. Il frutto matura durante la sua stagione, e quella che stiamo vivendo pretende un cambiamento radicale affinché noi, come esseri umani, possiamo continuare a vivere sulla terra, e quindi maturare. Eppure fino a oggi abbiamo inteso le incursioni di Ultima Generazione come un sintomo da estirpare, tralasciando ciò che vogliono dirci.
Gli attivisti vengono così considerati come barbari incivili che invece di discutere le loro proposte in Parlamento, o raccogliere firme per un referendum, compiono gesti scellerati.
Ho l’impressione di vivere in un periodo in cui si è perso il senso del futuro, oltre che del passato; di vivere insomma in un eterno presente che di eterno non ha niente, se non la definizione stessa che da tempo gli abbiamo attribuito. Non abbiamo più il senso storico delle cose che ci circondano: passiamo davanti alle opere d’arte senza coglierne la bellezza, e oramai le vediamo soltanto attraverso la fotocamera del telefono che le immortalerà in fotografie.
In più, come se non bastasse, non ci preoccupiamo del futuro. Da decenni gli scienziati mettono in guardia i governi sul tragico destino che ci aspetta se non invertiamo la rotta in materia ambientale. Il riscaldamento climatico causato dall’uomo è una realtà oggettiva, e se è vero che non possiamo ancora fare a meno dei combustibili fossili, è anche vero che non stiamo facendo abbastanza per ridurne il consumo.
Paesi rilevanti come la Cina e l’India non hanno intenzione, almeno nel breve periodo, di fare a meno di fonti inquinanti. L’occidente non ha il potere di obbligare le altre parti del mondo a cambiare direzione, ma può far prendere consapevolezza che investire nelle energie rinnovabili è sia redditizio che salutare. Con il passare degli anni il rinnovabile prenderà sempre più piede, e prima i paesi si adatteranno al cambiamento, prima miglioreranno le loro finanze e la salute complessiva della popolazione.
Ma il cambiamento tarda ad arrivare, e le stime confermano che siamo già in ritardo. I ghiacciai si sciolgono, il livello del mare si alza, il caldo estremo unito alla siccità miete ogni anno sempre più vittime e fa aumentare l’immigrazione. Per non parlare degli incendi, più frequenti e disastrosi, e degli alti livelli di sostanze nocive nell’aria.
Gli attivisti di Ultima Generazione conoscono bene il problema, e le loro gesta sono estreme quanto le conseguenze che si prospettano all’orizzonte. Non li giustifico e non li condanno, ma mi limito ad osservare.
Osservo e comprendo che il sintomo è arrivato all’apice della sua violenza e che il corpo sta morendo. Il sintomo bussa, e vuole che gli apriamo. Ma continuiamo a chiudere la porta e a prendercela con lui, quando fa compiere l’azione più intelligente possibile dal momento che fuori è in corso un incendio: chiedere aiuto e protezione.
Andare contro gli attivisti senza capire le loro ragioni è da persone poco acute.
Non accettiamo che per cinque minuti quadri protetti da vetri siano velati da un po’ di vernice, come fossero i nostri occhi abituati alla monotonia e a non guardare oltre la propria piccola stanza. L’imprevisto ci spaventa, ci annienta, in quanto ci porta fuori dall’eterno presente, dove tutto è già scritto e il finale è luminoso come i fuochi d’artificio sparati in aria ogni fine dell’anno. Lo stesso accade quando ci arriva la notizia che da qualche ora What’s up, Instagram o Facebook hanno smesso di funzionare: lo smarrimento che proviamo è simile a un richiamo alle armi.
I giornalisti che titolavano la notizia con frasi tipo: attivisti per il clima contro l’arte, non hanno capito un bel niente.
Devo essere sincero: non ho una grande considerazione verso i giovanissimi che fanno dell’ecologia il perno della loro vita, stile Greta Thunberg. Che si disperano, piangono e urlano per i no che subiscono e le decisioni prese dai paesi in merito all’ambiente. Credo che gli adolescenti debbano vivere la spensieratezza del periodo, senza dar troppo peso alle questioni d’attualità, se non quelle affrontate a scuola. Da adolescenti si è ancora acerbi in materia politica, ambientale e spirituale, e devono essere gli adulti a occuparsi di simili questioni.
Ma se anche questo fosse un sintomo? Se i giovani fossero costretti a scendere in piazza in quanto i loro genitori se ne fregano di ciò che accade intorno a loro? In fondo hanno il tempo di informarsi, di interagire con centinaia, se non migliaia di persone ogni giorno grazie alla tecnologia, e nulla gli è più segreto: è sufficiente un clic e risolvono ogni mistero.
Per ripulire la facciata di Palazzo Vecchio dalla vernice rossa spruzzata da due attivisti lo scorso 17 marzo sono occorsi cinquemila litri d’acqua, e nessun danno è stato riportato. L’indignazione dei politici e della gente comune è stata, per usare un eufemismo, esagerata. Buttiamo via tonnellate e tonnellate di cibo ogni giorno, usiamo l’aria condizionata quando non è necessario e la macchina per percorrere cento metri, e poi inveiamo contro chi cerca di aprirci gli occhi su una questione di capitale importanza per due gocce d’acqua se sommate ai consumi abituali di ognuno di noi.
Se vogliamo svegliarci dal nostro torpore e operare soluzioni efficaci in materia ambientale, e non solo, bisogna tornare a comprendere le cause delle azioni.
Editoriale di Paolo Insolia
Luigi Cenerelli
Condivido il contenuto dell'articolo, purtroppo troppe persone nel nostro Paese si limitano a criticare il modus operandi di Ultima Generazione, senza chiedersi perché queste persone compiono tali gesti, a prima vista da esibizionisti. Siamo in una situazione di gravissima emergenza ambientale globale, gli scienziati da più di 60 anni lo sostengono, con sempre più dati e prove. Nonostante questa certezza, la maggior parte di noi, compresi gli amministratori, fa finta di niente o crede che la questione non la riguardi o pensa di risolvere con una bella pennellata di green a tutto ciò che facciamo e pretendiamo di continuare a fare, come se nulla di grave stesse accadendo. Sono questi ultimi i comportamenti da censurare e di cui preoccuparsi, perchè non offrono nessuna soluzione al più grande problema che noi umani abbiamo da affrontare e che purtroppo erediteranno le prossime generazioni.
Luca Bartolucci
Luigi, non so se hai letto come andarono le cose sul Titanic: tra lo speronamento e l'affondamento passarono ore, durante le quali il comando della nave minimizzava la situazione, tanto era ritenuta sicura. La nave cominciò ad affondare l'orchestra di bordo continuò a suonare... fino all'ultimo. Purtroppo pare che la storia non insegni mai abbastanza.
Luca Bartolucci
Plaudo all'articolo, finalmente qualche riflessione! Il mio commento: a questo punto è chiaro che le "comunità" non sanno darsi delle regole per diminuire l'impatto sull'ambiente al fine di stare entro limiti compatibili con le capacità rigenerative del pianeta. La "natura" farà il suo corso e sarà essa stessa, nel suo mutare, a limitare la nostra crescita e la nostra "voracità ambientale", purtroppo in modo alquanto doloroso. Nessuno ha il coraggio di mettere la questione su questo piano, mentre si aspetta che "qualcuno" trovi la soluzione con un colpo di bacchetta magica che non arriverà mai, perchè questo artificio non fa parte delle leggi di natura nelle quale siamo immersi.