Con quel volto avrebbe potuto fare l’attore. Invece Franco Zeffirelli ha preferito rivolgersi al mondo dall’altro lato della macchina da presa; una scelta che l’ha portato a misurarsi con varie forme d’arte e a distinguersi come uno dei maggiori registi degli ultimi cinquant’anni.
Zeffirelli ha saputo portare il teatro al cinema, in una contaminazione che ha riletto i grandi classici attraverso una visione artistica comunque rispettosa della tradizione.
Un cognome famoso in tutto il mondo che diventò anche nome d'arte.
Fu la madre, la fiorentina Alaide Garosi Cipriani, a inventarlo ispirandosi agli "zeffiretti" che Ilia, la protagonista dell'opera di Mozart l'Idomeneo, affida ai venti per portare un messaggio d'amore al suo Idamante.
Questo perché Gian Franco era nato fuori dal matrimonio e in questi casi non era permesso, allora, prendere il cognome di nessuno dei due genitori.
Ecco quindi per Alaide la necessità di inventarne uno.
Un cognome che Franco amò, al punto da far aggiungere sul passaporto la dicitura: "in arte Zeffirelli".
Sempre attento alla cura e alla caratterizzazione dei personaggi, ha accompagnato le sue opere con una grande sensibilità e un senso estetico che si è rispecchiato nelle raffinate scenografie.
I primi film sono fortemente influenzati dal teatro; indimenticabili le trasposizioni cinematografiche di capolavori shakespeariani (La bisbetica domata 1967, Romeo e Giulietta 1968, Amleto 1990).
Negli anni Settanta si dedica a un cinema più “classico” con pellicole come “Fratello Sole Sorella luna”(1971), “Gesù di Nazareth” (1976) e “Il Campione” (1978).
Negli anni Ottanta torna al teatro e all’opera, portando in scena una magnifica stagione della Scala di Milano.
Gli anni Novanta lo vedono dedicarsi nuovamente al cinema con “Storia di una capinera” (1993), “Jane Eyre” (1996) e “Un tè con Mussolini” (1999).
Una curiosità accompagna la figura di Zeffirelli.
Pare infatti che il padre, Ottorino Corsi — che poi lo riconobbe — discendesse dal nucleo familiare di Leonardo da Vinci, perché la famiglia Corsi si imparentò col ramo della diretta discendente di Ser Piero, padre di Leonardo. Chissà se una parte del talento di Zeffirelli affondò le radici anche in questo.
Nonostante si possa definire Zeffirelli un “cittadino del mondo”, il suo legame con Firenze non è mai venuto meno.