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1995 - Scarperia San Piero. Due storie in due loculi dell’ arte “Chiniana”

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1995 - Scarperia San Piero. Due storie in due loculi dell’ arte “Chiniana” 1995 - Scarperia San Piero. Due storie in due loculi dell’ arte “Chiniana” © n.c.
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In questi giorni abbiamo pubblicato sul nostro portale, un articolo relativo al prossimo restauro della tomba sepolcrale di Giulia Cavicchi, splendida opera delle Manifatture “Chini” San Lorenzo di Borgo San Lorenzo, all’interno del cimitero comunale di San Piero a Sieve, restauro che secondo il comunicato stampa dovrebbe essere effettuato dal Rotary Club Mugello, grazie all’interessamento del “Comitato di San Piero a Sieve 2012”, dopo il beneplacito della Sovrintendenza e dei discendenti della giovane Cavicchi. Per dovere di cronaca, abbiamo sotto gli occhi un articolo del nostro collaboratore Aldo Giovannini, il quale nell’agosto del 1995, quindi 20 anni orsono, scrivendo questa recensione storica si appellava fin dall’allora alle amministrazioni comunali di San a Sieve e Scarperia di salvaguardare queste due opere “chiniane”. Riportiamo fedelmente il testo e le immagine che vennero pubblicate sul settimanale mugellano dove Giovanni collaborava, poiché è giusto, anzi doveroso, risalire al primo gradino di questa bella e struggente storia di arte e di vita, che vedrà, si spera, la sua conclusione. (La Redazione di OK!Mugello).  

Aldo Giovannini, Il galletto, giornale del Mugello, 5/27 agosto 1995.“ - La grande rivalutazione dell’arte della Ceramica Chini, sia in campo nazionale che mondiale, fa sì che alcuni aspetti inferiori, anche per il luogo dove certe opere d’arte sono collocate (in questo caso nei cimiteri municipali di Scarperia e San Piero a Sieve), divengono motivi di interessi culturali, artistici e ovviamente storici e sociali.

Se il cimitero della Misericordia di Borgo San Lorenzo è tappa obbligata per l’itinerario “liberty” (la Cripta dove è sepolto Galileo Chini e la sua famiglia, artisticamente decorata, si trova al cimitero monumentale dell’Antella), anche Scarperia e San Piero a Sieve, come sopra citato, ospitano – per modo di dire – due loculi interrati quasi similari fra loro ma con due storie opposte, magnificamente realizzati in ceramica scolpita e decorata nello stesso anno (1910), forse dalla stessa mano. La storia minuta ci riserva anche queste sorprese.

Nella nostra opera “- L’Ultimo Mugello 1900/1920” presentata lo scorso 1994, nell’anno 1910 è riportata la notizia della morte quasi improvvisa a Scarperia di Leto Chini, uno dei più felici e fecondi artisti di questa famiglia borghigiana, autore di numerose opere d’arte e non di meno restauri di Ville e Castelli (Cafaggiolo, il Trebbio, Villa Martini Bernardi, Villa Pecori Giraldi, Villa Romanelli a Le Pergole, Villa Frescobaldi a Senni, tanto per citarne alcune), quindi palazzi e tante chiese. Insomma uno dei più grande dell’arte della pittura decorativa e della ceramica.

La curiosità ci ha spinto ad andare a visionare il loculo di Leto Chini, che si trova a sinistra dopo l’entrata principale, nella parte più vecchia e nobile. Sinceramente dobbiamo dire che è un’opera d’arte. I suoi nipoti (Leto sposò Maria Pananti ed ebbe due figli, Antonietta e il grande scrittore Mario, uno dei maggiori biografi di San Francesco d’Assisi), i nipoti dicevamo, Galileo e Chino Chini, rispettivamente direttore artistico e direttore tecnico delle Ceramiche, plasmarono nelle Fornaci San Lorenzo - aperte da solo quattro anni (1906) - in onore del loro amato zio, un piccolo capolavoro. Sono passati 85 anni e, a parte qualche piccolo atto vandalico (sono stati asportati i pomelli sopra le colonnine di contorno), la ceramica con l’austera figura del Cristo risorto è intatta, perfetta, leggibile, nitida.

Lasciamo Scarperia per andare a San Piero a Sieve per raccontare la seconda semplice storia di un loculo “chiniano”, anch’esso a sinistra dopo l’ingresso principale del cimitero comunale, uguale al primo; è quello di Giulia Cavicchi (si dice il destino, prozia di una nostra cognata di San Piero), infelice ragazza morta suicida a soli 24 anni nel 1910. La storia è triste e dopo 85 anni è ancora ricordata in paese da alcuni anziani.

La ragazza pose miseramente fine alla sua giovane esistenza impiccandosi ad una trave in una stanza della Villa di Schifanoia, residenza all’epoca della nobil famiglia Dè Cambray Digny, dove era a servizio come domestica. Si racconta che la giovane ragazza era pazzamente innamorata di un giovane che prestava servizio nella Pieve sampierina: quando poi il giovane tornò a Firenze, la povera Giulia, presa dallo sconforto, pose fine alla sua vita.

Facile immaginare l’atmosfera che aleggiò per tanti anni nel piccolo paese mugellano. La contessina Marianna De Cambray Digny, che voleva un gran bene a Giulia, volle che il suo loculo fosse più bello degli altri (raffigurante Santa Giulia) e lo commissionò alle Ceramiche Chini San Lorenzo. Si dice il destino – basta andare a visionarli – i due loculi sembrano uguali, sia quello di Leto a Scarperia che quello di Giulia a San Piero a Sieve.

Un semplice connubio, fra arte e storia, minuta forse ma pur sempre affascinante per la storiografia locale. Una incredibile analogia. Terminiamo con un appello alle due amministrazioni civiche, perché salvaguardino due così pregevoli opere d’arte; sarà anche un doveroso rispetto verso questi due personaggi, distanti l’uno dall’altra per censo e socialità, ma pur sempre vicini nel lungo arco della vita e della storia del nostro Mugello.

1995 - Il loculo di Leto Chini a Scarperia. Interessante la dicitura intorno che dice: “ – Noto a pochi, nascosto a molti, utile a tutti. Sepolcro di Leto Chini, pittore mugellano, che degno di lode per l’arte, più degno per la virtù di marito, congiunto amoroso. Visse dal 1848 al 1910”.   1995 - Il loculo di Giulia Cavicchi a San Piero a Sieve. Non c’è epitaffio ma solamente la dicitura “ Giulia Cavicchi, riposa in pace. 1886/1910 “. (Foto A.Giovannini)

 

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Commenti 3
  • aldo giovannini

    Gentile signor Frilli, sapevo di tutta questa storiella, poich Carlo Forasassi circa 15/20 anni orsono, mi chiese la documentazione biografica di Guglielmo Cambray Digny. Non sto a farle la trafila: figuruccia cacina degli allora amministratori e reinserimento della vecchia toponomastica.Si immagina se qualcuno al convegno del Digny dello scorso febbraio lo avesse evidenziato!! A Borgo San lorenzo, ci fu di peggio, fu tolta la toponomastica " Via Galeazzo" ( fra la Pieve e piazza Castelvecchio), poich si credeva che questo Galeazzo fosse Ciano. Ed invece non era altro che il primo Podest al tempo della Repubblica Fiorentina (1351). Mi pare, che ci fu una tiepida interrogazione, ma ormai la frittata era fatta. Anche in questo caso figuruccia cacina.

    rispondi a aldo giovannini
    ven 6 marzo 2015 11:10
  • Gianni Frilli

    Compendio alla nota di Aldo Giovannini. Altre opere del Chini erano presenti sul territorio dell'ex Comune di San Piero a Sieve. In particolare ho bene in mente le insegne in maiolica appese sulla facciata dell'ex Municipio. In quella lunga, rettangolare, v'era la scritta ONMI (Opera Nazionale Maternit e Infanzia) cancellata, rimossa, nella prima met degli anni '70 del secolo scorso. Nella seconda, se non ricordo male, un fascio littorio. Rimosso anche questo in quel periodo. Sicch si cancella l'arte. Erano i tempi, quelli, dei proseliti dettati dalla scuola delle Frattocchie, i postulati istruiti da Gramsci. L'occupazione ideologica della cultura e delle istituzioni. Per quanto riguarda la Contessina Marianna De Cambray-Digny, ecco un aneddoto. In quegli anni venne tolta dalla toponomastica "del paesino" la piazza Cambray-Digny, in omaggio al Conte Guglielmo, reo di essere il padre della Contessina Marianna amante del Giunta, ultimo s

    rispondi a Gianni Frilli
    gio 5 marzo 2015 04:50
  • Gianni Frilli

    egretario del PNF nella Repubblica Sociale. Una equazione stupida, da ignoranti. Anche perch il Conte Guglielmo, senatore del Regno d'Italia, Sindaco di Firenze e di San Piero a Sieve, sostenitore della costruzione della ferrovia Firenze - Faenza, niente aveva a che vedere con il fascismo. Ma gli scienziati che reggevano l'amministrazione pubblica comunale di allora ritennero che cos doveva essere fatto, e fecero. Per poi, diversi anni dopo, ripristinare il vecchio nome. Cultura, gi.

    rispondi a Gianni Frilli
    gio 5 marzo 2015 04:50