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A scuola da Don Lorenzo: dalla Calabria al Mugello

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Nei libri di storia, e non solo in verità, si scrive che il 26 giugno del 1967, uno dei riformatori più celebri del XX secolo passava a miglior vita, dopo una grave malattia a cui non era riuscito ad opporsi. Si faceva seppellire con gli scarponi da montagna e l’abito talare, come a voler ribadire fino alla fine chi fosse, rimanendo aggrappato alle sue origini, alle sue passioni, alla sua autenticità. Un uomo in fondo semplice nonostante il messaggio del suo insegnamento sia stato così rivoluzionario per il sistema scolastico e sociale dell’Italia del dopoguerra. Proprio quell’ insegnamento e quel metodo (il metodo Barbiana) sono sopravvissuti  alla sua persona. Come questa rubrica sta rivelando, sono il motivo per cui da ogni parte d’Italia, a un ritmo quasi quotidiano, gente diversa per cultura, età e motivazioni, si mette in marcia (spesso con lo zaino in spalla) per cercare un’ispirazione che sente poter ricevere da quel prete di campagna, cacciato da Firenze perché di idee "stravaganti", e conosciuto da tutti come Don Lorenzo. Ed è verso di lui che si muove dalla Calabria il gruppo dell’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano. Una realtà significativa sul territorio che conta più di 2000 associati di 36 diverse parrocchie;  sempre attiva nel promuovere progetti, percorsi culturali ed iniziative con l’obiettivo di favorire la formazione di tanti giovani della città e della provincia di Cosenza, centro noto come "l’Atene della Calabria”, in riferimento alla tradizione storica che può vantare. Il viaggio è stato ben organizzato e si è esteso anche oltre i confini della famosa canonica: si tratta di un’ esperienza di campo-scuola tra Firenze, Barbiana, Montesole e Marzabotto, con soggiorno a Bagno a Ripoli dal 13 al 17 agosto 2015. In tutto questo la giornata di venerdì 14 agosto è stata dedicata alla visita a Barbiana. Altri due sono poi i personaggi a cui si è voluto far avvicinare i ragazzi: Giorgio la Pira e Giuseppe Dossetti. 36 giovani sono partiti accompagnati dai relativi capogruppo verso una meta di formazione, culturale e civile, ma anche alla scoperta dei paesaggi, degli scorci e delle meraviglie del Mugello. Biagio Prisco, vicepresidente dell’AC dell’Arcidiocesi, ha voluto dare un’idea di quelli che erano le speranze riposte verso la salita a Barbiana e la conoscenza diretta con Don Lorenzo: “Siamo partiti con 36 giovani con una speranza ed un progetto: riscoprirci profeti dell’oggi e costruttori del domani, cittadini credibili e consapevoli della terra che abitiamo. Cristiani che compiono scelte anche in direzione contraria ed ostinata per la costruzione di una casa comune. Gente non per bene, ma per il bene. Alla fine della faticosa salita abbiamo trovato una Barbiana, una semplice canonica, di una bellezza umile ma abbagliante in mezzo al verde paesaggio del Mugello". Una volta arrivati in cima è sempre difficile non rimanere stupiti: non c’è un palazzo davanti agli occhi, non c’è una grande chiesa, non c’è un istituto. Tutto è rimasto come allora, tutto è di una semplice profondità e di una disarmante quiete. L’atmosfera di Barbiana è uno dei maggiori mezzi di comunicazione che Don Lorenzo si è permesso di lasciare ai posteri. Successivamente, i ragazzi sono stati catturati dalla scritta "I Care", capolavoro di essenzialità e significato. Così come dalle parole degli ex allievi: sempre utili a tornare indietro nel tempo per fingersi studenti tra quei quattro banchi di scuola. Per una delle partecipanti, Chiara, Don Lorenzo ha trasmesso al gruppo la consapevolezza che "a ben poco servono le mani pulite se si tengono in tasca” e  oggi un giovane oggi ha il diritto e il dovere di sviluppare una coscienza critica del presente, per essere capace anche di scelte coraggiose, ma comunque consapevoli. Questo è il messaggio di Barbiana, il messaggio di Lorenzo. Diretto soprattutto ai ragazzi ma in realtà rivolto a tutte le età: perché "non si smette mai di imparare ad essere cittadini del mondo". Dietro quest’esperienza si cela poi anche la voglia di ripartire con uno spirito rinnovato e saldo verso la Calabria. Come sottolinea Prisco: "Giustizia, equità e responsabilità sono le parole che ci sono rimaste dentro dopo la giornata a Barbiana. Vogliamo essere persone coraggiose e competenti che camminano su questo mondo e camminano sulla propria terra, la Calabria. Un luogo tanto bello ma pure difficile da affrontare e con una situazione sofferta". Di più: "Dobbiamo essere pronti a sporcarci le mani per far fiorire una vita nuova”. E’ un messaggio alle persone, alle scuole, alle istituzioni, ai diversi luoghi d’Italia, quello presente all’interno della canonica di Don Milani; che quando affermava "il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è politica. Sortirne da soli è l’avarizia”, mostrava di aver capito, con straordinario acume, che agli uomini serve sviluppare una coscienza critica finalizzata alla solidarietà, all’impegno civile e, senza giri di parole, al coraggio. Era il 26 giugno 1967 quando si spegneva un atipico prete di campagna, costantemente con gli scarponi ai piedi e i libri in mano, dopo anni passati ad cercare di dare qualcosa, oltre al pane, a dei ragazzini verso cui la vita non era stata troppa generosa. Sono dunque passati quasi cinquant’anni, eppure ogni viaggio a Barbiana sembra quasi riportalo in vita, perché magari faccia di nuovo scuola a quanti hanno voglia di ascoltarlo.

 

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