Andrea Del Sarto ed il Castello di Pulicciano © n.c.
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La particolare tesi di Pier Tommaso Messeri riguardo alla raffigurazione del Castello di Pulicciano (Ronta) sullo sfondo del dipinto "La Pietà di Luco" di Andrea Del Sarto.
Il celebre ed ormai dimenticato Paolo Mantegazza (1831-1910), scienziato e medico lombardo, sosteneva che chi è nato e vissuto in località situate sui monti o nelle vicinanze di essi diventa - una volta lontano dal suo paese - più nostalgico del luogo natio rispetto ad altri venuti al mondo in zone marine o pianeggianti….. questo perché - a suo parere - fin da piccolo ammira un panorama vario e articolato.
Allora chissà quanti rontesi, lontani da casa per lavoro od altro, nel tempo avranno ripensato con malinconia ai loro poggi, dove gli ulivi si avvicinano ai castagneti e le voci paesane si perdono lungo la via Faentina. Forse l’inquietudine dei ricordi e la voglia di ritornare avrà portato qualcuno alla conclusione che anagrammando il nome RONTA si ottiene la parola TORNA.
Ugualmente, chissà quante volte i nostri emigranti distanti dagli affetti di un tempo avranno menzionato ai nuovi conoscenti i loro giovanili paesaggi, descrivendo tra l’altro anche l’altera chiesetta di Pulicciano.
Eppure, sul colle di Pulicciano non c’è sempre stato un luogo sacro. Al contrario, nei secoli andati, su quell’altura a mezza costa sorgeva una rocca, un inespugnabile ed austero castello, costruito a sua volta sui resti di un edificio antichissimo forse di epoca romana. Questa costruzione apparteneva nel medioevo alla famiglia Ubaldini del ramo di Senni, che da quel luogo dominava la zona. Un guerresco palazzo che in seguito a tradimenti e lotte passò poi sotto i domini della Repubblica Fiorentina. Un castello tanto importante che le sue mura videro spesso lo scintillare di armature e alabarde in aspre battaglie e, sebbene conquistato in pochissime e storiche situazioni, subì nei secoli numerosi mutamenti architettonici. Potrei parlarvi a lungo di Fulcieri da Calboli, Scarpetta degli Ordelaffi e di altre vicissitudini, ma il poco spazio non mi consente una dissertazione storica od architettonica sulle vicende della rocca di Pulicciano, né della sua pittoresca chiesetta: molti ne hanno già scritto prima e meglio di me come il Brocchi, il Chini, il Brentani ed il Niccolai.
Il mio intento in questo scritto è di segnalare una curiosità, che i più ignorano. Vorrei testimoniare che, nonostante la scarsità di documenti iconografici rappresentanti la struttura in questione, mi sento di azzardare un’ipotesi: esiste una riproduzione pittorica dell’antico castello di Pulicciano, fotografata addirittura anche da turisti giapponesi.
C’è una suggestiva tesi, non sostenuta solamente da me - purtroppo non sono un genio - che si può ricavare dall’osservazione di un quadro, conservato nella galleria Palatina di Firenze e dipinto dal famoso Andrea del Sarto (1486-1530) intorno al 1524, denominato dagli storici dell’arte come La Pietà di Luco, nel quale è rappresentata la Deposizione di Cristo dalla Croce. L’autore - già famoso e ricercato - pensò e completò quest’opera a Luco del Mugello dove, essendo fuggito da Firenze per evitare il contagio in una epidemia di peste, trovò accoglienza nel convento femminile di San Pietro. In quel luogo, venne commissionata dalle monache all’artista un’opera religiosa per la loro chiesa. Andrea, probabilmente anche come segno di ringraziamento verso quelle brave religiose, si accinse a rappresentare una pietà, dove come sfondo all’emblematica scena sacra decise probabilmente (il dubbio è d’obbligo) di raffigurare parte del panorama circostante.
Osserviamo bene la tavola: oltre a riconoscere i profili di vette molto simili a quelle che si stagliano lungo i nostri crinali, nella parte posteriore al Santo vestito da una tunica rossa - secondo gli ultimi studi si tratta di San Paolo - si può scorgere all’estrema destra di chi guarda il quadro la figura maestosa di un edificio turrito, che con tutta probabilità è il castello di Pulicciano.
Torrioni e mura, testimoni per secoli del passaggio di persone, nitriti di cavalli e segnali lontani, posto a vedetta delle vie che univano il Mugello alla Romagna.
Ogni volta che ammiro questo dipinto, riprodotto in stampa in casa mia, può darsi che mi illuda di cercare un qualcosa che non corrisponda a verità, ma penso ugualmente a quel poggio dove - da tempo immemorabile - il suono di una campana scandisce il tempo di una pittoresca comunità.
aldo giovannini
UNA TESI STORICA MOLTO AFFASCINANTE QUELLA PROPOSTA DAL COLLEGA PIER TOMMASO MESSERI. SUL DIPINTO DI ANDREA DEL SARTO, FORSE SI APRE UNA ICONOGRAFIA CHE SI ACCOSTA AL TURRITO CASTELLO DI PULICCIANO. PERCHE' NO'!