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L'uomo, la bestia e la virtù. Spettacolo da tutto esaurito, la recensione

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L'uomo, la bestia e la virtù. Spettacolo da tutto esaurito, la recensione L'uomo, la bestia e la virtù. Spettacolo da tutto esaurito, la recensione © n.c.
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Dopo il successo di “Sarto per signora”, è arrivata un'altra positiva conferma di pubblico per la stagione di prosa del Teatro Giotto di Borgo San Lorenzo. “L'uomo, la bestia e la virtù” in scena lo scorso martedì 15 dicembre ha fatto letteralmente il tutto esaurito: solo due i posti a sedere rimasti invenduti. Sul palco il trio Gleijeses-Bargilli-Messeri in una  versione  riadattata dal regista  Giuseppe Dipasquale di una delle più apprezzate e riuscite opere di Luigi Pirandello. Tratta dalla novella “Richiamo all'obbligo” scritta nel 1906, “L'uomo, la bestia e la virtù” fu rappresentata per la prima volta nel 1919. Malgrado sia passato quasi un secolo dalla sua prima rappresentazione, la pièce risulta ancora incredibilmente attuale, con una trama che si articola tra farsa, commedia e dramma alla scoperta delle molteplici maschere che gli uomini e le donne indossano per far fronte alle  loro difficile esistenze. L'opera, alla quale Dipasquale ha conferito un taglio surreale,  racconta di  un triangolo amoroso, grottesco e drammatico al contempo,  i cui protagonisti sono ben definiti dal titolo. Il signor Paolino (Geppy Gleijeses), ovvero “l'uomo”, è un  professore borghese , perbenista  e vile, che ha una relazione con la signora Perella (Marianella Bargilli), la maschera della “virtù”, moglie  e madre morigerata e devota ma trascurata dal marito, il signor Perella (Marco Messeri),  la “bestia”, rude capitano di marina, quasi sempre lontano da casa, che a sua volta ha un'amante ed altri figli. I tre personaggi trascinano faticosamente la propria esistenza siffatta, come se questa non appartenesse loro pienamente, una vita-farsa che non hanno scelto, ma che piuttosto è capitata   e che quindi vivono come un  compromesso per non morire soffocati. A spezzare il precario equilibrio delle loro esistenze è l'inaspettata gravidanza della signora Perella . Nell'unica notte di sosta a casa del capitano, il professor Paolino si vede costretto a spingere la donna nuovamente tra le braccia del marito affinché si consumi un rapporto intimo tra i due   a giustificazione della maternità. Da qui un cinico intreccio di strategie, intrighi immorali ed ipocrisie: una vile commedia che muta rapidamente in tragedia incombente, nella quale nessuno dei tre protagonisti risulta capace di riscattarsi dalla farsa esistenziale che lo schiaccia, ma continua seriosamente ad alimentarla  attraverso un'operazione di copertura perbenista per salvare le apparenze e la morale comune borghese. Testo ironico ed al contempo amaro, che non si presta a risate liberatorie, bensì   lascia agli spettatori  un senso di vaga tristezza ed acre disillusione, entrambi derivanti dalla presa di coscienza dell'incapacità dell'uomo di essere pienamente padrone di se stesso e della propria sorte. Dominare gli eventi non è possibile, è il destino a gestire le nostre esistenze e gli uomini non possono fare altro che limitare i danni che originano da ciò che la vita ha già stabilito per loro. La messinscena di Dipasquale è risultata sostanzialmente ben confezionata, con attori bravi e scenografia minimalista ed efficace di Paolo Calafiore, ma non pienamente convincente. Il testo originale,  scritto in maniera magistrale, è perfettamente in grado di restituire la meschina essenza dei protagonisti senza eccesso di caricatura. In questo adattamento, al contrario ed a mio parere,  si è  spinto forse troppo su toni canzonatori, su dettagli eccentrici e sulla macchietta dei personaggi, e così facendo la raffinatezza dissacrante della parola pirandelliana è venuta inevitabilmente meno. Grida, pianti e e lamenti continui degli attori sono risultati poco graffianti e sottili  e talvolta hanno  sortito come effetto quello di allontanare l'attenzione dello spettatore  dallo sviluppo  della vicenda . Nonostante queste considerazioni, il pubblico borghigiano ha apprezzato la produzione, tant'è che al termine dello spettacolo gli attori della compagnia del Teatro Stabile di Catania hanno speso qualche parola per ringraziare della calorosa accoglienza riservata loro. Dalla platea è stato inoltre intonato un  “tanti auguri” dedicati all'attore Messeri che proprio in quel giorno ha festeggiato il suo compleanno. Il prossimo appuntamento sarà per il 14 gennaio con “Fortepiano -promenade  a 4 mani con figure-”, scelta di cartellone innovativa e particolare, una nuova scommessa per il Teatro Giotto: vedremo come reagiranno gli spettatori.

 

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