Rabbia poca, speranza tanta e un po' di avvilimento. Questo l'umore dei tanti imprenditori che stamani, da tutta la Toscana, sono partiti per ritrovarsi in via Cavour sotto i palazzi della politica e delle istituzioni.
Erano oltre mille secondo gli organizzatori, a occhio e un croce un po' meno secondo il vostro cronsta gli "invisibili" che stamani sotto la bandiera di Confcommercio Toscana si sono presentati al cospetto del Prefetto Alessandra Guidi e del Presidente della Toscana Eugenio Giani per ribadire cosa era stato detto poco prima in strada. "Dal governo non arrivano date certe ma noi il 1 maggio riapriamo sennò le nostre aziende muoiono!."
Benza blocchi, limitazioni, aperture a singhiozzo e stillicidio di colori. Serve una ripresa vera con un solo unico impegno: conciliare salute e lavoro, nel pieno rispetto delle normative anticontagio.
Hanno gridato a gran voce questo stamni sotto le finestre della prefettura fiorentina in via Cavour i rappresentanti del sistema Confcommercio delle province toscane, che sono saliti sul piccolo palco allestito in strada per lasciare una dichiarazione su invito del direttore regionale dell’associazione di categoria, Franco Marinoni che insieme alla presidente regionale Anna Lapini e ai presidenti provinciali è stato poi ricevuto dal prefetto di Firenze Alessandra Guidi. A lei, in quanto coordinatrice dei prefetti toscani, la delegazione ha consegnato un documento unitario di richieste da far pervenire al Governo. La prima e più importante: avere la data certa della ripartenza.
"Abbiamo indicato come data limite quella simbolica dell’1 maggio – spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – perché quest’anno, dopo oltre un anno di chiusure o ripartenze a singhiozzo, il modo più intelligente di celebrare la ‘Festa del Lavoro’ sarebbe proprio quello di tornare a lavorare. Anche perché ormai è evidente a tutti come non ci sia alcuna relazione tra le nostre attività e l’andamento epidemiologico. Anzi: con locali e negozi chiusi per settimane in zona rossa, i contagi sono addirittura aumentati. Qualcuno deve spiegarci l’arcano”.
I manifestanti hanno preso le distanze dalle violenze di certe proteste ma non dalle ragioni che le hanno generate. Sono stremati ristoratori, titolari di bar, artisti, lavoratori di palaestre, del mondo degli eventi e partite ive dimenticati da oltre un anno.
“Stiamo uccidendo un pezzo d’Italia e della nostra economia, senza alcun risultato concreto in termini di salute, perché mentre alle nostre attività è imposto questo sacrificio, sono invece liberamente operanti le industrie, gli uffici, i supermercati, i mezzi di trasporto pubblici, le scuole e molte altre occasioni di assembramento che evidentemente, invece, sono fonte di contagio – scrive Confcommercio Toscana nella premessa alle richieste inoltrate al prefetto – La nostra categoria, e la nostra associazione in particolare, si sono sempre mosse nel pieno rispetto della legalità. Intendiamo continuare a farlo ancora. È indispensabile, però, un ripensamento della strategia di gestione della pandemia, che passi in primo luogo per una massiccia intensificazione della campagna vaccinale. Senza furbizie, prevaricazioni o favoritismi. Al contempo, sarà possibile riaprire quelle attività che possano garantire il più rigoroso rispetto della prevenzione e delle norme di sicurezza. Perché non ha senso consentire la compresenza di sedici persone in un pullman di 40 metri quadrati e neanche una per volta in un negozio degli stessi 40 metri quadri”.
I volti sono stanchi dall'attesa, da un anno di ripartenze e rifermate ma la piazza è coesa e motivata. Non cercano i ristori definiti da tutti "poco più di una mancia" le persone in piazza. "Siamo imprenditori e sappiamo fare solo una cosa nella vita: lavorare fatecelo fare, una volta per tutte!
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