Firenze come Tunisi e come le megalopoli indiane, climaticamente parlando. Firenze città per certi versi già invivibile per l'overtourism selvaggio e cafone che scaccia cittadini e lavoratori dalla città impossibilitati ad affittare casa registra anche una perforance pessima sotto l'aspetto della vivibiità climatica.
Il report annuale "dell'indice della vivibillità climatica" è infatti impietoso con la città del giglio che in un anno perde oltre trenta posizioni e precipita al penultimo posto nazionale! Un crollo incredibile per certi versi prevedibile. E guai a chi tira in ballo i cambiamenti climatici in questo caso. La pessima performance di Firenze è il frutto di scellerate politiche green che di green hanno poco e di lungimiranza ancora meno ma tanto di falso idealismo.
Una città che ha per decenni guardato al verde come "un'accessorio" considerando in alcuni casi quasi inutile un assessorato al verde oggi sconta quella scellerata miopia politica a cui si sono inevitabilmente sommati i fenomeni naturali come i tre fenomeni del 2014 e 2015 che hanno fatto strage di alberi in città. 6218 alberi si sono persi solo ne periodo della prima Giunta Nardella (2014-2019) di cui ben 1815 crollati proprio per gli eventi atmosferici estremi, mentre quasi 3500 si sono seccati.
Una strage a cui l'allora assessora all'ambiente Alessia Bettini nel suo bilancio di fine mandato rassicurò che però ne erano stati piantati 13.239, quasi il doppio di quelli persi.
Una narrazione che è durata anche negli anni a seguire. Ogni qualvolta qualcuno, e poco importava se quel qualcuno magari era un esperto del settore osava alzare il ditino e dire: "cari amministratori, un alberino giovane e nuovo non può valere come un grande albero frondoso in quanto a mitigazione climatica" si sentiva sbeffeggiare e gli si rideva in faccia con un'arroganza politica senza se e senza ma.
Eppure è di 22 anni fa lo studio della Columbia University effettuato nella città di New York che aveva rivelato come la presenza delle vegetazione nelle aree urbane avesse un effetto riduttivo sul fenomeno dell’isola di calore.
Temperature più basse di almeno 6/7 gradi centigradi e maggiore brezza.
Ma a Firenze in quel 2002 tutti erano concentrati solo sulla manifestazione dei no global che passò pacifica per la città. Di alberi e verde nessuno parlava...
Di alberi nessuno a Palazzo Vecchio e dintorni si preoccupava.....e nemmeno quando nel 2014 e 2015 tre eventi estremi a marzo e settembre del 2014 (che distrussero peraltro uno la pineta della Versiliana e l'altro la foresta di Vallombrosa) e poi il downbust del 1 agosto del 2'15 fecero suonare un campanello d'allarme.
Era l'assessora Bettini che portava sfiga dicevano in tanti, anche ai vertici della città!
Oggi Firenze che ha tentato di chiudere la stalla quando i buoi erano scappati piantando miseri giovani alberelli (in parte seccati perché mai annaffiati!) al posto di quelli centenari mai sostituiti con una programmazione annuale come è necessario fare si trova lì dov'era normale precipitasse; in fondo alla classifica della vivibillità climatica.
Ci sarà chi contesterà i numeri, i 10 parametri di valutazione del comfort climatico realizzato con i dati forniti da 3b meteo relativi al decennio 2013-2023 che compongono la classifica delle 107 città italiane capoluogo dove si vive meglio dal punto di vista climatico; chi darà colpa al cambiamento climatico che così come il governo ladro è causa di tutti i malli ma il numeri sono lì nella loro freddezza e precisione a decretare il fallimento delle politiche green fiorentine.
E se sbagliare è umano (prima se ne sapeva poco contestano alcuni di politiche verdi) perseverare è diabolico e nel caso fiorentino è un folle controsenso.
Per realizzare un mezzo considerato ecologico come la tramvia (e in quanto a lungimiranza i corsi e ricorsi della storia sono impietosi con la città che per decenni si è vantata di essere stata la prima in Italia a smantelllare l'obsoleto mezzo pubblico erano gli anni'50) e aver stuprato piazze e luoghi storici della città per stendere binari con un progetto vecchio un quarto di secolo si decide anche di sterminare parte del patrimonio arboreo rimasto (e poco curato) dalla realizzazione dei viali di circonvallazione in poi.
Giuseppe Poggi che quei viali li progetto e lì volle così verde ben sapendone di botanica e per garantire ai fiorentini un clima decente sono destinati a diventare dei viali sahariani dove al posto delle grandi chiome verdi ci saranno gli orrendi pali della linea elettrica delle tramvie novecentesche condannando a morte non solo gli alberi ma probabilmente, per le conseguenze del caldo molti fiorentini.
Sono oltre 1100 i grandi alberi condannati a morte - ma che puntualizza il comune verranno sostituiti da giovani alberelli - e Firenze già penultima nella classifica della vivibilità climatica è destinata ad assicurarsi l'ultimo posto per molti anni dato che senza alberi avremmo sicuramente dai 5 ai 6 gradi in più e quindi se oggi il clima fiorentino assomiglia a quello di una megalopoli indiana nel giro di pochi anni assomiglierà a quello di Riadh, dove non si vive all'aperto e si muore a 50 anni a causa delle conseguenze climatiche, quelle indotte dall'uomo per davvero!
Firenze, penultima in Italia come vivibilità climatica. Riflessioni sul fallimento delle politiche green fiorentine
Perse in un anno una trentina di posizione. Altro record in negativo 34 giorni l'anno con temperature superiori a 35 gradi.
mar 30 luglio- 1199