
Recentemente abbiamo appreso che, almeno per il prossimo anno scolastico, il nostro istituto comprensivo non sarà oggetto di operazioni di accorpamento, così come gli altri istituti siti nelle c.d. Aree Interne della Regione Toscana, conservando quindi l’autonomia. Questa notizia naturalmente ci rallegra, in quanto l’accorpamento con istituti di maggiori dimensioni avrebbe determinato nella sostanza la riduzione della capacità di autodeterminazione, a causa della perdita di peso all’interno degli organi decisionali della scuola (Consiglio di Istituto e Collegio dei Docenti). Questione per la quale ci siamo mossi fin da subito!
Inoltre, ragionando in prospettiva e con lungimiranza, risulta evidente che per il rilancio delle aree interne come la nostra, se lo si vuole mettere in atto concretamente, devono essere garantite e salvaguardate la funzionalità e l’efficacia dei servizi essenziali (sanità, istruzione e viabilità).
Oltretutto, se questo ragionamento è valido in generale, lo è ancora di più quando i servizi sono di qualità, come lo è quello scolastico offerto dall’Istituto “Don Lorenzo Milani”, che garantisce identità culturale, collegamento con il territorio, innovazione e riferimento per tutta la comunità, riempiendoci di orgoglio.
Si coglie l’occasione, infatti, per fare i più sentiti complimenti per le recenti premiazioni di cui la nostra scuola secondaria di 1° grado è stata insignita per il cortometraggio “MILLE COSE DA FARE”. In pochi giorni si è aggiudicata due premi importanti: per il miglior attore/personaggio al festival CineVolta di Caltanissetta e la menzione speciale al Sottodiciotto Film Festival di Torino.
Il messaggio è chiaro: nelle aree interne, nei territori più piccoli e interni come il nostro, nella scuola come in altri settori, si manifestano spesso attaccamento e affezione, senso di appartenenza, volontà di sperimentare ed escogitare nuove forme di sviluppo e di rilancio.
Questo fermento e questa volontà devono essere affiancati anche dalle istituzioni, mediante l’investimento sui servizi e mediante un rimodellamento dei medesimi, che devono essere pensati in modo strutturale, sulla base delle difficoltà territoriali e delle esigenze locali, non solo sul numero degli abitanti o degli utenti.