Di luglio si celebra l'antichissima festa al Sasso di San Zanobi, nei pressi di Piancaldoli. Si continua, così, una tradizione fortemente sentita dagli abitanti di questi luoghi, che rendono omaggio a colui che estirpò per sempre l'idolatria dai monti dell'Appennino. Infatti, il Santo fu missionario insieme ai diaconi Crescenzo ed Eugenio e percorse queste montagne predicando il Vangelo, convertendo le anime con la dottrina, con la santità di vita e con i miracoli.
Sono molte le leggende e le tradizioni legate a questo personaggio; quella più famosa parla della sfida che il santo fece col diavolo, su chi avesse portato per primo un enorme sasso sulla cima della montagna. In palio c'era la salvezza o la dannazione delle genti e il diavolo non pose tempo in mezzo e caricatosi di un enorme blocco iniziò a salire.
San Zanobi raccomandandosi a Dio ne prese uno più grande e più pesante e pregando il Signore saliva senza fatica, mentre al diavolo ad ogni passo la pietra diventava sempre più pesante, tanto, che per non rimanere schiacciato fu costretto a scaricarla e la gettò via con tanta rabbia, che scomparve tra cupi rimbombi e fiamme di fuoco. Il santo arrivato alla meta convinse della verità del messaggio del Cristo, convertendo tutte le genti dell'Appennino.
Ma la cosa non finì qui. San Zanobi si accorse che i piedi di quella povera gente, che l'avevano seguito, sanguinavano a causa di una pianta chiamata “bilumaca” (?). Questo arbusto era ricoperto di spine e di aculei duri come il ferro e camminarci sopra era un tormento ed egli, alla vista di quei piedi martoriati si impietosì; benedisse le piante e tolse loro le spine che non ricrebbero più e, anzi, divennero un cibo speciale per pecore e capre. E ancora, la tradizione popolare narra un altro fatto molto interessante, ossia, che nel borgo di Pietramora, su la via romana che da qui passava, San Zanobi si incontrò con Sant'Ambrogio vescovo di Milano che si recava a Roma (370 circa) per l'elezione di papa San Damaso e che convinse Zanobi ad accompagnarlo in quella città, dove il papa lo consacrò, poi, vescovo di Firenze.
Ancora alla prima metà del Novecento, toscani e romagnoli si adunavano festanti una volta all'anno nella piccola cappellina posta ai piedi del “Sasso”; le cronache del tempo ci ricordano che una solenne processione partiva dalla chiesa di S. Maria a Caburaccia, con in testa la statua del Santo e nel pomeriggio un predicatore narrava ai fedeli la vita e i miracoli di San Zanobi.
Purtroppo, durante il passaggio del fronte, nella Seconda Guerra Mondiale, parte del “Sasso” fu demolito dalla truppe alleate per sistemare la strada Piancaldolese e andò distrutta anche l'antica cappella dedicata al Santo.
Per lungo tempo questo macigno dai toni nero-verdastri fu indicato come un meteorite, ma successivamente è stato ritenuto un frammento di crosta oceanica a composizione basaltica formatosi 150 milioni di anni fa.
Per chi ama l'Appennino, questi luoghi, questi paesaggi trasmettono pace e serenità, che si sommano alla innata cortesia delle genti di questo estremo lembo del nostro Mugello.
Alfredo Altieri