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Il calcio giovanile nel Mugello: riflessioni da sportivo e da genitore...

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Il calcio giovanile nel Mugello: riflessioni da sportivo e da genitore... Il calcio giovanile nel Mugello: riflessioni da sportivo e da genitore... © n.c.
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Da un nostro lettore riceviamo e pubblichiamo la seguente e bella lettera sul calcio giovanile in Mugello. una bella riflessione, da sportivo e da genitore:

Quelle che seguono sono delle riflessioni scaturite dall’esperienza di sportivo e di genitore e vorrebbero stimolare gli sportivi in generale, compresi i dirigenti e i responsabili delle società calcistiche della vallata, a riflettere sul modo di gestire i giovani che praticano e hanno praticato questo meraviglioso sport.

In realtà la mia esperienza  si è evoluta intorno ad un’attività di tipo individuale, l’atletica leggera, che sembrerebbe esulare dal contesto legato al calcio ma che nella sostanza ha molte affinità e coincidenze con questo. Inoltre  penso che le riflessioni, se sono costruttive, da qualsiasi parte provengano debbano essere ascoltate e valutate.

Oltrettutto nel periodo 2005-2009 ho contribuito, come preparatore atletico, alla nascita e alla crescita della Società Tre Esse 2005, conoscendo quindi dall’interno alcune situazioni inerenti questa disciplina. Un progetto, attraverso il quale, specialmente all’inizio, volevamo e potevamo offrire un’alternativa  di crescita (sportiva) rispetto alle altre realtà mugellane. Purtroppo per molte ragioni,  probabilmente le solite di cui parlerò in seguito,  anche questo è malamente terminato.

Da tempo  mi sto ponendo quesiti relativi a problematiche di tipo sportivo: per quali ragioni in una terra, il Mugello, così ricca di gioventù e di tradizioni sportive, in qualche caso anche calcistiche, da tempo non sono usciti, o molto pochi, giocatori di livello professionistico?
Perchè vi è un così alto abbandono calcistico in giovane e giovanissima età?
Perchè molti giovani e giovanissimi, sicuramente molto promettenti vengono incentivati a cessare l’attività o nella migliore delle ipotesi, costretti a militare in squadre di categorie molto basse?
Quali sono i criteri di valutazione?
Per quale ragione squadre più o meno importanti spendono molte migliaia (centinaia di migliaia) di euro per acquistare giocatori provenienti da provincie e regioni lontane e per gestire in modo poco redditizio l’attività con poco ritorno per il territorio?
Con quale criterio vengono scelti i Direttori Tecnici e Sportivi delle squadre?
E i Presidenti?
Perchè in molte realtà societarie le categorie inferiori non vengono considerate?  Perchè i bilanci delle Società a fine anno sono, spesso (sempre ?), in negativo?
Vi è trasparenza nella gestione societaria?

Queste sono solo alcune delle domande che mi sono posto e alle quali vorrei cercare di dare una risposta e proporre nel contempo una possibile alternativa sottolineando che molti dei miei pensieri non possono che coinvolgere in particolar modo la Società più importante e celebre del Mugello: la Fortis Juventus di Borgo San Lorenzo, la quale a mio avviso ha maggiori responsabilità proprio in virtù del suo blasone.

In merito alla “costruzione” di giocatori importanti (anche professionisti): l’investimento la Società lo deve “progettare” all’inizio di una attività ponendosi degli obiettivi di breve, medio e lungo termine. Ciò significa che molto dovrebbe essere speso nelle collaborazioni con personale “qualificato”, valutando il “qualificato”  in base a degli indici  il più possibile oggettivi, magari consultando Società, anche professionistiche, di maggiore esperienza, che lavorano sui giovani e giovanissimi da molto tempo avendo pertanto una conoscenza ed una “pratica” comprovata, senza escludere, anzi, il coinvolgimento e la valutazione di personale locale.

Assunzione di preparatori qualificati: tecnici, atletici anche in questo caso senza escludere il coinvolgimento e la valutazione di personale locale.
Quadri Dirigenti che abbiano interesse alla crescita e allo sviluppo del nostro territorio e dei nostri giovani.

L’abbandono calcistico, il disincentivo a continuare a livello più alto e la militanza in campionati di livello inferiore:

Problemi annosi e di non facile lettura. Alcuni esempi: giovani juniores (almeno alcuni) per niente incentivati a rimanere nella Società, fenomeni di nonnismo perpetrati dagli atleti anziani, molto ben pagati, ingaggiati da province e regioni vicine a danno di alcuni giovani che erano stati chiamati dalle categorie inferiori; poca o assente attenzione verso tutta la rosa dei giovani delle categorie sotto la prima squadra; assenza di incentivi per quelli che vorrebbero rimanere in Società; poca o assente considerazione degli atleti in generale, (esempio Direttore Sportivo che non colloquia mai con molti giocatori) oppure negazione della liberatoria per accedere ad un’altra Società anche sapendo che così il giovane rischia di non giocare mai più; criteri di selezione dei giocatori poco o per niente oggettivi, ad esempio nella valutazione di un giovane calciatore si devono considerare molti aspetti quali il tempo dedicato all’allenamento, la qualità di chi lo segue e lo ha seguito, le potenzialità atletiche, il contesto nel quale si trova a giocare... ;

 Costi sostenuti dalla Società:

Spesso vengono ingaggiati giocatori e dirigenti extra territoriali con grosse spese senza un ritorno tangibile e “costruttivo” per il territorio; scarsa o assente considerazione delle competenze anche locali. Scarsa o assente trasparenza nella gestione societaria.

Vorrei concludere questo mio contributo cercando di proporre qualcosa con l’intento di correggere determinate situazioni che, credo, non siano di beneficio al Mugello ma in particolare ai nostri ragazzi.

 -Pianificare gli obiettivi della Società a breve, medio e lungo termine, che si dovrebbero sostanziare nella crescita della Società ma soprattutto dei giovani che la compongono. Coinvolgere il più possibile giovani possibilmente “legati” al Mugello e del Mugello (e ce ne sono moltissimi !). Questo comporta un investimento  che dovrebbe essere volto alla loro evoluzione  come calciatori e non solo. Per farlo sarebbe necessario investire in personale, dai quadri dirigenti a quelli tecnici, molto competente e interessato allo “sviluppo” locale e quindi non esclusivamente proprio  e momentaneo.

- La crescita di un giovane atleta deve obbligatoriamente passare da anni di sacrifici e impegni con l’appoggio di “insegnanti” capaci di trasmettere quello che nessuno può apprendere da solo. Anche i grandissimi campioni hanno dovuto lavorare e impegnarsi quotidianamente per migliorare e diventare quello che sono (quanto investe il Barca nella cantera ?). Molti ragionamenti che si sentono sugli spalti, dietro le quinte, a fine partita... tipo quello non è buono, l’altro non ha il “tocco”, ed altre varie e numerosissime stupidaggini spesso, per non dire sempre, escono dalla bocca di chi non ha competenze e non sa cosa sia veramente lo sport ma lo guarda solo in Tv ! La realtà è che il miglioramento avviene “sempre” con il lavoro, la passione, la dedizione, la volontà di riuscire, tutte qualità che devono essere curate e accudite nel tempo ! Uno dei problemi più grandi è che molto spesso tali considerazioni escono dalle bocche dei tecnici e dei dirigenti che gestiscono la Società stessa !!!

 -Il coinvolgimento di atleti il più possibile territoriali avrebbe a mio avviso un ritorno di immagine ed economico non indifferenti. L’afflusso allo stadio, specialmente in occasione delle partite, sarebbe molto maggiore e sentito: quale genitore o nonno non verrebbe a vedere il figlio e il nipote giocare in prima squadra e anche nelle categorie inferiori !

 -La politica delle Società del territorio, Fortis in primis, dovrebbe essere volta, magari di concerto, alla ricerca e allo sviluppo dei migliori giovani senza escludere gli altri, anzi lavorando per la continuità e la crescita anche dei meno “dotati”. Le lotte alla conquista del giovane promettente non hanno veramente senso e nuocciono solamente ai ragazzi.

 -L’idea di creare una Società che partecipi ai campionati di maggior livello possibile è un’idea giusta.  La Fortis ha già guadagnato questo traguardo ma ha  l’onore  e il dovere di meritarselo. Come ? Proprio  investendo sui giovani mugellani anche con l’aiuto delle altre realtà calcistiche.

 Concludo e saluto con la speranza di essere stato di qualche aiuto e di stimolare al cambiamento nell’ottica di un miglioramento nella gestione delle Società di calcio mugellane.
Giacomo Tagliaferri

 

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