
Il convegno tenutosi sabato 22 marzo a Castel del Rio, organizzato dai comitati “I nostri crinali” di Castel del Rio e Vallata e “No eolico industriale” di Firenzuola, ha messo in evidenza le numerose criticità e i rischi legati alla realizzazione di impianti eolici industriali nelle aree naturali. L’incontro ha visto il coinvolgimento di esperti, attivisti, rappresentanti delle istituzioni e della società civile, i quali hanno denunciato le speculazioni legate a questi progetti e i danni che comportano per le comunità locali, l’ambiente e la biodiversità.
Tatiana Bertini, in rappresentanza del Comitato No Eolico Industriale Firenzuola, ha aperto i lavori, sottolineando che i due comitati promotori fanno parte della coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione), una rete interregionale di comitati e associazioni che lotta per promuovere un modello di sviluppo energetico sostenibile. La Bertini ha denunciato che le società che investono nelle energie rinnovabili approfittano degli ingenti finanziamenti pubblici per avviare progetti speculativi, concentrandosi principalmente sulle aree naturali, senza rispettare l’ambiente, la cultura e le economie locali. Le criticità degli impianti eolici industriali sono molteplici e comprendono:
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L'energia prodotta è soggetta alla speculazione del mercato, con costi variabili per i consumatori.
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I progetti vengono spesso proposti in piccoli comuni con scarsa capacità di gestione burocratica.
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Gli impatti sulla biodiversità e sulla stabilità idrogeologica non vengono adeguatamente considerati.
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Il valore paesaggistico e economico dei territori viene compromesso.
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Le società promotrici hanno spesso un basso capitale sociale e responsabilità limitata.
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Le fideiussioni proposte non garantiscono la demolizione degli impianti a fine vita.
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I comuni ricevono compensazioni limitate e non sempre garantite nel tempo.
Bertini ha anche proposto alternative realmente sostenibili, come l’autoproduzione e autoconsumo, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e CER-Solidali, che permetterebbero ai cittadini e alle amministrazioni locali di autodeterminarsi nella produzione e scambio di energia. Inoltre, ha evidenziato gli incentivi statali per impianti fotovoltaici sui tetti di edifici nei comuni sotto i 30.000 abitanti.
Girolamo Sorrentino, portavoce del Comitato “I Nostri Crinali”, ha illustrato le mappe dei progetti di impianti eolici, sottolineando la densità degli aerogeneratori nell’area compresa tra Castel del Rio, Firenzuola e Monterenzio. Ha evidenziato che l’impatto cumulativo delle turbine potrebbe compromettere la qualità paesaggistica e ambientale, con il rischio che le turbine interferiscano tra loro, riducendo l’efficacia complessiva degli impianti. In particolare, ha sollevato preoccupazioni riguardo all’impatto sulle rotte migratorie degli uccelli, un fattore che spesso non viene adeguatamente preso in considerazione nei progetti.
Il convegno ha poi visto l’intervento di Federica Pirazzini, ingegnere esperto in protezione civile, che ha parlato della fragilità del territorio e dei rischi legati al cambiamento climatico. L’Emilia-Romagna è infatti un "hotspot climatico", soggetta a fenomeni meteorologici estremi. Pirazzini ha evidenziato come il riscaldamento del mare e l’intensificazione delle precipitazioni stiano aumentando i rischi idrogeologici, in un territorio già fragile, aggravato da fattori antropici come la deforestazione, l’erosione del suolo e la cementificazione. Ha anche fatto riferimento a episodi alluvionali recenti, come quello del 2023, che hanno evidenziato le criticità legate alla gestione del territorio.
Stefano Marabini, geologo esperto della zona, ha spiegato i rischi geologici connessi alla costruzione di un impianto eolico sul Monte La Fine. Nonostante il crinale sia costituito da roccia compatta, Marabini ha sottolineato che il versante verso Piancaldoli è predisposto a frane di scivolamento a causa della sua struttura geologica. Ha avvertito che i lavori per costruire strade di accesso potrebbero alterare gli equilibri idrogeologici del versante, riattivando movimenti franosi storici. I dati geologici disponibili, ha spiegato Marabini, indicano che l'area è già a rischio frana, ma gli studi geologici per l'impianto eolico non approfondiscono adeguatamente queste criticità.
Massimo Bolognesi, ingegnere ambientale, ha evidenziato l'importanza di organizzare tavoli di confronto tra le regioni per una gestione unitaria dell’Appennino, un'area fragile che richiede un’approccio integrato alla protezione del suolo e alla difesa dei territori. Ha parlato delle normative regionali spesso ignorate, che dovrebbero essere applicate con maggiore rigore per prevenire rischi idrogeologici e dissesti, soprattutto in caso di costruzione di impianti eolici. Bolognesi ha sottolineato come la mancanza di trasparenza nelle autorizzazioni possa portare a danni irreversibili e ad un uso inappropriato delle risorse naturali.
Andrea Benati, esperto in scienze forestali, ha sottolineato l’importanza della mobilitazione civica e ha ricordato le battaglie vincenti per la tutela del paesaggio, come quella contro l’impianto eolico su Monte Gazzaro. Ha denunciato la corruzione e la mancanza di trasparenza nel sistema di autorizzazione degli impianti eolici, evidenziando come spesso le decisioni siano influenzate da interessi politici ed economici. Benati ha concluso ricordando che la protezione dell’Appennino richiede un impegno collettivo e trasversale, al di là delle appartenenze politiche.
Ivano Cobalto, presidente del CAI di Imola, ha espresso la posizione del Club Alpino Italiano, sottolineando che, pur riconoscendo l’importanza delle energie rinnovabili, l’eolico deve essere pianificato con attenzione al territorio, con un bilancio positivo in termini energetici, economici, ambientali e sociali. Ha criticato la mancanza di una pianificazione che individui le aree inadatte alla costruzione di impianti eolici, e ha ribadito la necessità di rispettare i vincoli delle aree protette e di tutelare il paesaggio e i sentieri escursionistici.
Anche Coldiretti ha preso parola, con Alessandro Scala e Luca Baldassini che hanno messo in luce l’importanza delle aziende agricole dell’Appennino, sottolineando come le politiche energetiche debbano rispettare il valore del territorio agricolo e le sue tradizioni. Hanno difeso la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma hanno anche ribadito la necessità di evitare speculazioni sui terreni agricoli e di privilegiare soluzioni come il fotovoltaico sui tetti degli edifici.
Infine, il Consigliere Regionale Castellari ha concluso il convegno, sottolineando che l’Appennino tosco-emiliano è un ecosistema unitario che richiede strategie comuni tra Emilia-Romagna e Toscana. Ha riconosciuto le criticità legate agli impianti eolici, ma ha anche ribadito l’impegno della Regione a perseguire la transizione energetica in modo sostenibile, favorendo soluzioni compatibili con il territorio, come il fotovoltaico e l’eolico di piccole dimensioni. Castellari ha anche auspicato che i progetti speculativi vengano rigettati, come già successo per altri impianti.
In conclusione, il convegno ha ribadito l’importanza di un approccio equilibrato e rispettoso nei confronti dell’ambiente e delle comunità locali, promuovendo alternative sostenibili e partecipative per la transizione energetica.