
Negli scorsi giorni, una mancata norma in Premier League avrebbe vietato i prestiti tra club con la stessa proprietà. Nel mirino il Newcastle, che dopo la squalifica di Tonali sta cercando un sostituto: si è fatto il nome di Ruben Neves, centrocampista dell’Al-Hilal, uno dei quattro club sauditi di proprietà del fondo PIF – proprietario, anche del Newcastle.
In questi ultimi anni, il mondo del calcio ha assistito a un crescente trend di gruppi di proprietà di club, noti anche come “multiproprietà”. Questo modello prevede che una singola entità o gruppo di investitori abbia il controllo su più club calcistici. Questa tendenza è stata particolarmente evidente in Italia, dove sono emersi diversi esempi notevoli di gruppi di multiproprietà.
In Italia, alcuni esempi notevoli di gruppi di multiproprietà includono RedBird Capital Partners, che controlla sia il Milan che il Toulouse, e la famiglia Pozzo, che controlla Udinese e Watford.
La multiproprietà può avere implicazioni sia positive che negative per il mondo del calcio. Da un lato, può consentire agli investitori di sfruttare le economie di scala e di condividere le risorse e le competenze tra i diversi club. Dall’altro lato, può creare conflitti di interesse e dare a un singolo gruppo di controllo eccessivo sul mercato dei trasferimenti.
La multiproprietà è una tendenza in crescita nel mondo del calcio, ma è importante comprenderne i potenziali benefici e rischi prima di adottarla.