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Ex Italcementi, una raccolta firme per dire no al parco commerciale: "Salviamo l’economia locale"

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Randering del progetto di recupero della Ex Italcementi -  Pelago Retail Park Randering del progetto di recupero della Ex Italcementi - Pelago Retail Park © Ancona Real Estate
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Dopo mesi torniamo a parlare del tema della Ex Italcementi. Questo luglio è stato reso pubblico online, dopo mesi in cui le voci si rincorrevano, la proposta di recupero di una società privata della provincia di Arezzo che sembrebbe abbia già acquistato l'area dove fino al 2012 (ancora non esiste una ufficialità pubblica dell'acquisto, ndr) si trovava il cementificio "Italcementi". Il progetto prevede la creazione di un "parco commerciale", così lo ha definito l'azienda, rinominato "Pelago Retail Park" ( Clicca qui per leggere cosa prevede il progetto). La presentazione è avvenuta questa estate attraverso la presentazione di un sito online dove i cittadini hanno potuto rilasciare per scritto il proprio parere.

Molti i pareri discordanti in merito all'opera: c'è chi sarebbe favorevole ma anche chi vede più contro che pro alla sua creazione. Fra questi, senza dubbio, i commercianti locali di San Francesco ma sopratutto quelli di Pontassieve data la stretta vicinanza.  

Oggi torniamo a parlare del progetto in quanto due giorni fa sulla piattaforma di raccolta firme Charge.org è stata presentata una petizione per bloccare l'ideazione del progetto. Promotore della raccolta firme Valdisieve in Transizione; una rete di persone della Valdisieve che da tempo si è unita per combattere la crisi economica, sociale e climatica con varie soluzioni alla portata di tutti. 

Questa la motivazione che ha spinto il movimento a pubblicare la raccolta firme:

"La situazione attuale con la crisi sanitaria ed ecologica in atto ci spinge a ripensare ad un modello di sviluppo che favorisca gli esercizi locali, a minore impatto ambientale e resilienti per le comunità. 

È chiaro a tutti come la creazione di moltissimi centri commerciali in tutta Europa abbia progressivamente svuotato i centri cittadini, impedendo la sopravvivenza delle economie locali e favorendo invece lo sviluppo di un modello incentrato sul guadagno di pochi e lo sfruttamento di molti.

Ci sono però dei luoghi che ancora resistono, dove la variegata presenza di piccoli esercizi rende la vita migliore e dà lavoro a molte persone, distribuendo la ricchezza senza portare risorse preziose nelle mani di grandi aziende che il più delle volte risiedono dall’altra parte del mondo. Nell’Unione dei Comuni della Valdisieve, in provincia di Firenze, è in corso di definizione il nuovo Piano Strutturale Intercomunale, uno strumento nuovo che si pone l’obiettivo di tutelare il territorio da uno sfruttamento selvaggio ed insensato salvando questi luoghi caratterizzati da una varietà paesaggistica unica. Ma il tentativo di fare delle operazioni meno sostenibili, prima che venga approvato e che entri in vigore, è visibilmente molto forte.

Nel comune di Pelago, sul territorio limitrofo al centro di Pontassieve, dopo la realizzazione di un centro logistico di 14.000 mq sul fianco di una collina, si stanno facendo delle operazioni che sembrano portare verso la futura costruzione di un nuovo quanto inutile centro commerciale nell’area dell’ex-cementificio Italcementi. La nascita di questa struttura, di dimensioni spropositate rispetto al bacino di utenza, spazzerebbe via l’economia locale dei due paesi, costringendo molti esercizi a chiudere i battenti, lasciando il deserto dove oggi resistono molte attività indipendenti e storiche, già pesantemente danneggiate dalla presenza degli attuali supermercati storici.

Non si tratta solo dei commercianti, ma di tutti i cittadini che vedrebbero il loro territorio svuotato di quei pochi segni di vita che ancora resistono. 

Le previste compensazioni atte a sanare il sacrificio del territorio non sono sufficienti né adeguate: non ci si deve dimenticare infatti che lo spazio dell’ex cementificio, ha segnato profondamente i nostri luoghi e la nostra storia negli ultimi cento anni, dando sì lavoro e occupazione, ma anche portandosi via vite, sfruttando e inquinando irreparabilmente il territorio.

Riteniamo quindi sia meglio destinarlo ad opere di utilità sociale, culturali, che possano rilanciare l’economia invece che distruggerla: biblioteche, cinema e teatro, spazi per gli artigiani, un centro di riuso e, perché no, un distaccamento di una facoltà universitaria che possa riportare i giovani a conoscere questa meravigliosa parte della Toscana. Questi sono, ovviamente, solo degli esempi; sarebbe necessario iniziare un percorso condiviso per capire, insieme a tutta la popolazione, come utilizzare questa che è una enorme ricchezza, in modo che divenga il centro di un vero, duraturo e sostenibile sviluppo per la Valdisieve.

È importante bloccare questi progetti dannosi, imposti dall'alto e contrari ai principi dello sviluppo sostenibile. Non è solo una lotta locale, ma riguarda tutti. Siamo chiamati a proteggere i territori nella loro diversità, una ricchezza che permea la vita stessa delle persone, salvandoci da un’omologazione economica e disastri ecologici che mettono a rischio la nostra vita ed il futuro dei nostri figli.

Clicca qui per accedere alla raccolta firme

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Commenti 1
  • Ciccio

    Il tessuto commerciale locale è già stato colpito da Amazon , non certo dai nuovi centri commerciali. Questa battaglia è vecchia e inefficace.

    rispondi a Ciccio
    lun 28 dicembre 2020 07:43