17 APR 2025
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Referendum. Una riflessione a favore del no

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A pochi giorni dal referendum costituzionale, il portavoce del Comitato provinciale per il NO, Augusto Cacopardo ci invia la seguente riflessione: Buona Lettura:

Più volte, nei dibattiti con contraddittorio a cui ho partecipato nelle ultime settimane, mi è stato obiettato dal relatore o dal pubblico del ‘si’ che bisognava limitarsi agli aspetti tecnici, lasciando da parte quelli politici.

Affermazioni di questo genere rivelano l’incapacità di comprendere, o l’intento di nascondere, un punto fondamentale: le costituzioni non sono imparziali, articolano un progetto politico. Al di là degli aspetti tecnici – che mostrano comunque carenze talmente gravi da indurre il presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo a parlare di “riforma sgangherata” – noi siamo contrari alla proposta renziana perché alla sua base c’è un progetto politico che si contrappone nettamente a quello disegnato dai costituenti del 1947, che è un progetto di democrazia sociale in cui un potere legislativo a elezione diretta indirizza l’azione dell’esecutivo per garantire ai cittadini il pieno esercizio di tutti i diritti costituzionali, e in particolare di quelli sociali, tramite un forte Stato sociale finanziato da un sistema tributario marcatamente progressivo: partecipazione democratica e redistribuzione della ricchezza, quindi.

Non è a questo mira che la Renzi/Boschi. In primo luogo essa contrae l’ambito di esercizio della sovranità popolare. Già non eleggiamo più i consigli provinciali, e nel futuro non eleggeremmo più il Senato. Inoltre verrebbe drasticamente ridotta l’autonomia, e quindi la potestà legislativa delle Regioni, principali enti locali elettivi. Si vuole rafforzare il governo, da una parte rispetto al Parlamento e dall’altra rispetto alle Regioni. In realtà la riforma è così sgangherata che questo stesso progetto di verticalizzazione del potere non è compiutamente realizzato (non per nulla i riformatori fanno continuamente riferimento alla possibilità di aggiustamenti successivi). Ma in congiunzione con l’italicum, esso potrebbe ricevere, da subito, pratica attuazione. Il “combinato disposto” quindi, contrariamente a quanto vanno affermando ultimamente i sostenitori del ‘si’, esiste, eccome: sebbene la riforma in sé apra già la porta a possibili svolte autoritarie, la legge elettorale vigente rende tale pericolo decisamente più concreto e imminente.

Questa concentrazione del potere decisionale che viene perseguita poi in tutti i settori della società (vedi per esempio la scuola), rispecchia un processo di concentrazione del potere economico, e di conseguenza della ricchezza prodotta, nelle mani di pochi, che è in atto da anni. Abbiamo a che fare in realtà con un progetto politico che è portato avanti da decenni a livello planetario. Un progetto che non è ovviamente invenzione di Renzi e che non ha nulla di innovativo.

La sua ideologia, al contrario, è profondamente conservatrice e non è certo una novità. Essa si oppone, radicalmente, all’idea dello Stato sociale e della redistribuzione della ricchezza, e quindi alla progressività del sistema fiscale. Il suo motto è “meno Stato e più mercato” che si traduce nelle privatizzazioni a tappeto e nella svendita dei beni pubblici. Se in alcuni paesi (vedi USA e Regno Unito) questo progetto ha avuto, si può dire, piena attuazione, in Italia la sua avanzata è stata forse più lenta. Governi più forti dovrebbero consentire di far passare in parlamento provvedimenti sgraditi all’elettorato, ma fortemente voluti, nel loro interesse ovviamente, dai potentati della finanza internazionale.

La Costituzione uscita dalla Resistenza è un ostacolo alla realizzazione di un simile progetto. E quindi bisogna sterilizzarla, renderla innocua. Invece di una democrazia partecipata si vuole una democrazia delegata in cui i cittadini, con un voto possibilmente telecomandato, cedano a ogni elezione la loro sovranità a un uomo solo al comando che, per cinque anni almeno, possa manovrare indisturbato le leve del potere con le opposizioni relegate a un ruolo di mere spettatrici. E’ questo il senso profondo della riforma. Ed è questa la ragione profonda del nostro NO.

Augusto Cacopardo

 

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