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Il saluto di Bettarini ai funerali di Ettore Bernabei. E' stato tra i padri della Rai

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Il saluto di Bettarini ai funerali di Ettore Bernabei. E' stato tra i padri della Rai Il saluto di Bettarini ai funerali di Ettore Bernabei. E' stato tra i padri della Rai © n.c.
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“Grazie nonno, perché ci hai dato gli strumenti per capire il mondo. Perché mentre ci raccontavi l’importanza dei tuoi maestri, diventavi tu uno dei nostri. Perché ci hai aiutato a seguire con passione i nostri sogni e alla nostra generazione questo serve, il coraggio”.

Oggi, 16/08/2016, si sono celebrati in Sant'Eugenio a Roma, i funerali di Ettore Bernabei. Oltre ai familiari, molti amici e colleghi presenti alla cerimonia.

Da Firenze presente l’assessore allo sviluppo economico Giovanni Bettarini. “Ci ha lasciato un grande fiorentino di cui siamo orgogliosi – ha commentato l’assessore Bettarini -. Bernabei ha contribuito in maniera fondamentale e con idee forti e lungimiranti alla storia del Paese nella tv e nella politica. La città di Firenze lo ricorderà con affetto e riconoscenza”.  Inviato in segno di riconoscimento il Gonfalone della Città.

E’ forse nelle parole dei nipoti che portano la bara e poi uno dopo l’altro si avvicendano a raccontare “il nonno”, che si riassume il lascito a più di una generazione di italiani di Ettore Bernabei, storico direttore generale della Rai dal ’61 al ’74, prima ancora alla guida del Popolo e poi produttore con la Lux Vide, scomparso il 14 agosto a 95 anni.

Una messa cantata in San Giovanni in Laterano a eseguire lo Shemà Israel e quattro parroci, Mariano Fazio, Nicola Zenoni, Carlos Nannei e Marco Frisina (autore delle musiche della Bibbia televisiva) a celebrare l’amico e il fedele.

“Perché babbo era così – racconta il figlio Giovanni – Ovunque si trovasse, campagna, Roma, Firenze, aveva il suo parroco di riferimento. E se non c’era, come sul set degli episodi della Bibbia, se lo portava dietro”. Davanti all’altare, una bara semplice, quasi ‘francescana’, circondata da rose e anthurium bianchi, con il gonfalone della sua Firenze e la corona di fiori rossi dal presidente e cda della Rai.  “Prima di lui la Rai doveva ancora nascere – racconta Sergio Zavoli – Era un’Italia massacrata dalla guerra, ma con lui si è avuta la sensazione che ricominciasse a vivere un paese, un popolo, una nazione. Ha pensato ad aiutare i deboli, i più attardati.

Cattolico, ma laico sul lavoro, si infatuava quando capiva che poteva fare qualcosa per riunire il paese. Voleva dargli un’identità nazionale. E ci ha rimesso tutti insieme. Il pluralismo lo ha inventato lui in televisione”. “Per la Rai – aggiunge Giovanni Minoli, marito della figlia Matilde – è stato tutto: l’alfa e l’omega del servizio pubblico. Poi le eredità, si possono far fruttare o meno”. Assenti i vertici di Viale Mazzini, in loro rappresentanza, tra i banchi, il consigliere Paolo Messa e Guido Rossi, capostaff del Dg. Ma ecco anche il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta, l’ex Dg Rai Lorenza Lei, Carlo Nardello (che ha da poco lasciato Viale Mazzini), l’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, Maria Pia Fanfani, Giuliano Ferrara, Myrta Merlino, Simone Montedoro dal cast di Don Matteo, l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Firenze Giovanni Bettarini.

E i compagni di viaggio, dallo storico direttore dell’ANSA Sergio Lepri a Gianni Bisiach. “Bernabei – ricorda – ha fatto molto anche a livello internazionale, come nell’ottobre 1962, quando ai limiti di una guerra termonucleare, fece da portavoce per Fanfani presso Kennedy. Fu così che si arrivò al patto tra Russia e Stati Uniti, con il ritiro dei missili gli uni da Cuba e gli altri dalla Puglia”. “Ettore – prosegue in chiesa Pippo Corigliano, che con Bernabei ha scritto L’Italia del miracolo e del futuro – era un uomo di visione. Oggi vedeva l’Italia economicamente ridotta a repubblica delle banane, ma aveva ancora tanta fiducia nell’intelligenza degli italiani”.

 

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